Vita Chiesa

Tra storia e memoria, cercando la verità

DI DON FRANCESCO SENSINISono sceso dalla macchina appena parcheggiata che un signore, che conosce le mie origini, si rivolge a me dicendo: «Sarà orgoglioso che il presidente Ciampi ha visitato il suo piccolo paese. Ma perché è venuto?». Non mi stupisce il fatto che la strage di Civitella in Val di Chiana, paese in cui sono nato, non sia così «famosa» come purtroppo tante altre. D’altra parte sapendo che tale strage era stata «provocata» dall’azione di uomini italiani, che pensavano di aver compiuto un grande gesto uccidendo a sangue freddo alcuni tedeschi, la gente del paese aveva sempre rifiutato qualsiasi strumentalizzazione politica. Quindi nessuna «commemorazione», nessun ricordo ufficiale o istituzionale. L’unica vera celebrazione per 60 anni (la strage, circa 150 civili uccisi, fu compiuta dai tedeschi il 29 giugno 1944) è stata quella Eucarestica. Solo nella preghiera la gente ha mantenuto la memoria, senza odio, senza vendette, senza recriminazioni.

Gli rispondo comunque subito: È un onore per noi avere il presidente della repubblica, un uomo che riteniamo super partes e che rappresentando la nazione onora le vittime della cattiveria di alcuni e della superficialità di altri. E lui di rimando: veramente io sapevo che le cose erano andate diversamente!

Purtroppo non mi stupisco. Lo so – gli dico – che uomini di parte hanno tutto l’interesse a giustificare il gesto irresponsabili di chi diceva di condividere gli stessi ideali. È veramente sconcertante – continuo – sentir dire, con freddezza storica, che i tedeschi la strage l’avrebbero compiuta lo stesso, e che hanno solo preso come pretesto quella particolare azione. È come se al padre di una ragazza investita e uccisa da un extracomunitario ubriaco, che inveisce contro di lui io dicessi: Te la prendi con lui perché sei un razzista! Tua figlia tanto sarebbe morta lo stesso, prima o poi! Questi sono i miracoli di un certo modo di rivedere la storia a proprio favore. Eppure lo hanno anche documentato, insiste il mio interlocutore. I documenti – ribatto – sono semplicemente delle cartine topografiche che dimostrano la presenza nel territorio di una linea «militare», ma non certo la volontà e l’intenzione di difenderlo compiendo stragi.Ma insomma quale è allora la verità? – mi chiede. Questa è veramente la Domanda. Una volta un personaggio molto famoso l’aveva rivolta proprio a chi avrebbe potuto rispondere. Ma non ottenne risposta.

Perché la verità è mettersi in relazione con Chi ti chiede di riconoscere i propri errori senza la paura di perdere potere, prestigio e dignità.