Vita Chiesa
Loppiano, una chiesa al femminile per la cittadella del «mondo nuovo»
«Hanno compiuto una sorta di miracolo ha ribadito Antonelli, che aveva visitato il cantiere pochi giorni prima . Ma il vero miracolo di Loppiano si è affrettato a precisare l’arcivescovo di Firenze è un altro: qui sono 40 anni che abbiamo la fortuna di contemplare un certo riflesso e anticipo della Celeste Gerusalemme. Qui abitano uomini e donne di popoli, razze, lingue e culture diverse, ma uniti nella fraternità e nella gioia. Qui si lavora, si studia e si sviluppa un fecondo scambio interculturale; si è assidui alla preghiera personale e comunitaria; si ha il gusto della ricreazione e della festa; si accolgono premurosamente i singoli ospiti e le folle di visitatori. Qui, come in ogni città di questo mondo, si soffre e si muore, ma in pace; e il cimitero è un giardino curato amorevolmente, dove tutto parla di vita e di resurrezione, dove la memoria dei morti diventa colloquio di famiglia».
Antonelli ha voluto raccontare anche l’aneddoto dell’autista di un pullman che anni addietro lo aveva accompagnato a Loppiano ed era stato costretto per un guasto a recarsi nella locale officina. «Ma in che mondo sono capitato?», si domandava l’uomo: «Qui tutto è diverso!». E raccontava del calore e della gentilezza delle persone. «In che mondo sono capitato? Si può ben rispondere dice il cardinale : nel mondo futuro, anticipato per quanto è possibile nel nostro mondo! In una comunità dove la carità fraterna è vissuta in modo radicale e la presenza di Gesù Risorto diventa sperimentabile e quasi visibile».
Almeno duemila le persone presenti all’inaugurazione, molte delle quali (tra cui numerosi africani con i loro costumi tradizionali) non sono nemmeno riuscite ad entrare nella pur grande chiesa (mille posti a sedere) ed hanno seguito la liturgia dall’esterno grazie ad alcuni schermi televisivi e ad un impianto d’amplificazione dal quale sono risuonate, oltre ad una gran quantità di saluti di esponenti religiosi di varie confessioni, le parole del messaggio del Papa inviato a Chiara Lubich, la fondatrice del Movimento dei Focolari, anche lei forzatamente assente, «ma presentissima spiritualmente». Giovanni Paolo II ha ringraziato «per il bene da 40 anni diffuso a Loppiano» augurando ai focolarini e a chi frequenterà la nuova chiesa, soprattutto in quest’anno speciale dedicato all’Eucarestia, di attingere «dalla sosta davanti al Tabernacolo una sempre più profonda conoscenza del mistero di Cristo».
Chiara Lubich, con un altro messaggio, ha voluto a sua volta ringraziare tra gli altri il vescovo di Fiesole, che «ha benedetto, appoggiato e promosso di persona il sogno di dotare Loppiano di una chiesa», e la Conferenza episcopale italiana, «che è stata lo strumento della Provvidenza che ne ha reso possibile la realizzazione».
Un ringraziamento particolare anche al cardinale Telesforo Placido Toppo, arcivescovo di Ranchi e presidente della Conferenza episcopale indiana, che ha concelebrato con Antonelli, con altri quindici vescovi e decine di sacerdoti. Dall’India, tra l’altro, arriva il quadro della Madonna con il Bambino, benedetto nei giorni scorsi dal Papa prima di essere collocato in questa suggestiva nuova chiesa di Maria Theotòkos. Una chiesa tutta al femminile, non solo perché dedicata alla Madre di Dio, ma anche perché interamente progettata e arredata da donne: tutte quelle che fanno capo al Centro Ave, équipe internazionale di artiste, architetti e designers che opera in Italia dal 1961, che si ispira alla spritualità focolarina e che ha i suoi studi proprio a Loppiano. Del resto anche lo statuto del Movimento vuole che alla guida dei Focolari vi sia sempre una donna.
Tra i presenti all’inaugurazione anche la coppia veterana di Loppiano: Tino e Agnese Piazza, i primi, con la loro nidiata di figli, ad insediarsi come famiglia nella cittadella. Arrivarono qui all’indomani della donazione da parte di Vincenzo Folonari, rampollo della nota famiglia di produttori vinicoli, di un terreno sulle colline di Incisa Valdarno, non lontano da Firenze, nel 1964.
Iincontriamo gli anziani coniugi nel piazzale della nuova chiesa. Tradiscono l’emozione. «Quarant’anni fa, qui, c’era da mettersi le mani nei cappelli racconta Tino, all’epoca impresario edile che lasciò Bergamo per Loppiano . L’idea di una cittadella sembrava impossibile. Non c’era nemmeno l’acqua».