Vita Chiesa
Dio si fa povero, per farci ricchi
«O mirabile umiltà, o povertà che dà stupore! Il Re degli angeli, il Signore del cielo e della terra è in una mangiatoia!» (S. Chiara d’Assisi).
È reclinato in una mangiatoia perché non c’era posto per loro nell’albergo (Lc 2,7). E così nell’apparente paradosso dell’incontro tra cielo e terra, potenza e umiltà, mistero di Dio e storia degli uomini, il bambino nel presepio diviene il segno che ci interpella al termine di un lungo cammino. Cammino dei secoli, della storia scritta dagli uomini e dalla loro ricerca del Volto che ne svela il significato profondo, e che ha avuto nell’Avvento liturgico un simbolo altamente espressivo.
Quale stretto passaggio per la ragione, muta davanti alla pienezza di luce; quale sfida per l’intelligenza spinta ad entrare nella gratuità infinita di Dio.
«Se dunque tanto grande e tale Signore quando venne nel grembo verginale volle apparire nel mondo disprezzato, bisognoso e povero, perché gli uomini, che erano poverissimi e bisognosi e soffrivano per la mancanza di nutrimento celeste, fossero resi in lui ricchi con il possesso del regno celeste, esultate grandemente e gioite…» (S. Chiara d’Assisi).
Allora cadrà la barriera del mutismo davanti al bambino e di ogni durezza di cuore: in una nuova umiltà entreremo nella logica gratuita del dono, diventeremo liberi figli di Dio e fratelli universali dell’uomo. E sarà Natale.