Vita Chiesa

La vera guerra è quella spirituale

Sì, c’è anche per noi cristiani una «guerra santa», ne parlano le Scritture attraverso l’appello dei profeti: «Proclamate questo fra le genti: chiamate alla guerra santa, incitate i prodi, vengano, salgano tutti i guerrieri» (Gl 4,9), ne parla tutta la storia di Israele. Ne parla con forza Gesù in uno dei passi meno citati del Vangelo, perché più duro a comprendersi: «Il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono» (Mt 11,12). La «guerra santa» è uno dei fondamenti della vita cristiana, è la lotta spirituale, l’agonia quotidiana a cui siamo esposti e a cui come cristiani non vogliamo sottrarci, la battaglia della nostra santificazione. Questa è la guerra del cristiano, ed è una guerra vera, l’unica permessa, la sola comandata.

Il monachesimo ha fin dall’inizio ben compreso questa esplicita volontà del Signore, ed ha espresso in modo radicale questa imprescindibile dimensione della vita cristiana. Per questo molti si sono ritirati coraggiosamente nel deserto: per ingaggiare questo corpo a corpo con il Nemico, per affrontare senza distrazioni ogni giorno la guerra che santifica. Altrove Gesù dice: «Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada» (Mt 10,34). Non vi è alcun itinerario cristiano, non vi è processo spirituale, al di fuori di questa prospettiva di «lotta continua», perché la mitezza di cui parla il Vangelo è il frutto maturo di un lungo esercizio di fortezza e di pazienza, che non risparmia forze e non concede requie.

Questa è la nostra guerra, che è santa perché «santifica», ma anche perché si combatte unicamente con l’aiuto di Dio: «Le armi delle nostre battaglie non sono carnali, ma hanno da Dio la potenza di abbattere le fortezze, distruggendo i ragionamenti ed ogni baluardo che si leva contro la conoscenza di Dio, e rendendo ogni intelligenza soggetta all’obbedienza di Cristo» (2Cor 10,3-5). Non è una piccola impresa, né la si esaurisce in un corso di esercizi spirituali, ma dura tutta la vita.

L’autore della Lettera agli Ebrei ci avvisa: «Non avete ancora resistito fino al sangue nella vostra lotta contro il peccato» (12,4): questa è la meta di ogni testimonianza cristiana! S. Paolo da vero gladiatore spirituale, ha parole bellissime a nostra consolazione e sostegno, e ci dice: «A voi è stata concessa la grazia non solo di credere in Cristo, ma anche di soffrire per lui, sostenendo la stessa lotta che mi avete visto sostenere e che ora sentite che io sostengo» (Fil 1,29), rivelandoci quale grande tesoro racchiuda la sfida cristiana. Fedeli al nostro Battesimo, dunque non sottraiamoci all’impegno che comporta con il pretesto di una militanza «non violenta» che non ha fondamento, ma ingaggiamo la lotta con coraggio, per poter dire l’ultimo giorno: «Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho mantenuto la fede» (2Tm 4,7).a cura delle Clarisse di San Casciano Val di Pesa