Vita Chiesa

Gioco del lotto: sperare, ma in che cosa?

DI DON FRANCESCO SENSINIFuori dalla ricevitoria del lotto un uomo e una donna commentano la loro giocata. «Secondo me è difficile che escano insieme due numeri ritardatari!» «Ma almeno se non ne esce uno, potrebbe uscire l’altro!». Il numero ritardatario… Quanti «ritardati» ha già fatto! È solo una battuta perché la morte non è uno scherzo come non lo è la malattia cronica per qualsiasi gioco d’azzardo. Il dialogo tra i due e le cronache in questi ultimi tempi mi costringono a riflettere sul gioco del lotto superando la tentazione religiosa di liquidare la questione con il solito giudizio: sono tutte persone incoscienti e irresponsabili!Ho trovato interessante l’affermazione di uno scienziato del secolo scorso: la probabilità non è altro che uno stato d’animo; essa è il grado di fiducia che una persona ha nel verificarsi di un dato evento. Stato d’animo… grado di fiducia. Osservando i due, fuori della ricevitoria, mi sono chiesto: quale è il loro stato d’animo? in che cosa sperano? In che cosa hanno fiducia? Semplice rispondere: sperano di fare tanti soldi!Non ho mai creduto alla speranza nelle cose. Non si spera nei soldi come un fine, si spera nei soldi come mezzo! Sperano in una vita migliore, in una condizione di maggiore libertà, in una situazione di maggior benessere, in una possibilità in più di realizzarsi… Sperano.

L’errore non è certo quello di sperare ma quello di assolutizzare il mezzo. Sta nel credere che come ottengo il mezzo automaticamente raggiungo il fine. Di considerare ultimo quello che è solo un bene penultimo. Quanti cristiani assolutizzano i mezzi religiosi? Quanti credono che basta andare a messa per guadagnare il paradiso? Quanti pensano che bastano le parole per pregare? Quanti sono convinti che è sufficiente un po’ di carità per dire di avere fede? Torniamo ai nostri due giocatori.

Fanno bene o fanno male a giocare? Un cristiano può giocare al lotto? Si può giocare però… non bisogna rovinarsi.Forse la domanda più corretta è: un cristiano deve «giocare bene» o «giocare male» al lotto? «Il lotto è una tassa sulla superstizione» questo titolo, apparso su un quotidiano, mi ha spinto a chiedermi: contro quale comandamento pecca chi «gioca male» al lotto? Ho trovato riposta nel catechismo degli adulti.

Il primo comandamento «Non avrai altro Dio fuori di me» esige l’adorazione esclusiva dell’unico vero Dio. Risultano in contrasto con esso l’ateismo, l’agnosticismo, l’indifferenza religiosa, l’idolatria, il satanismo, la superstizione. Quest’ultima assume forme diversissime: si va dall’efficacia quasi magica attribuita a oggetti sacri e a formule e riti eseguiti con scrupolosa esattezza, alle vane osservanze dei segni di fortuna e sfortuna, agli oroscopi, allo spiritismo, alla magia vera e propria, da non confondere con l’uso onesto di eventuali energie parapsichiche. La superstizione a volte è un disordine grave a volte leggero, ma è sempre contraria alla fede e alla sana ragione. Ricorrere alle forze occulte o pretendere di catturare automaticamente a proprio vantaggio la potenza divina significa ricadere nell’antica tentazione di essere come Dio, cedere alla sete di potere ad ogni costo, in radicale antitesi con l’umile e fiducioso abbandono del credente alla volontà del Padre.

Mentre i due giocatori si allontanano, entro in ricevitoria: gioco un ritardatario, il 53 a Venezia, un euro. Grazie!