Vita Chiesa

Buona Pasqua «dentro»

DI DON FRANCESCO SENSINIPer la Chiesa siamo nella settimana santa cioè nel tempo di Dio. Nella Bibbia c’è già un’altra settimana famosa ed è quella della creazione, anche quella in fondo è una settimana santa. Perché ogni volta che Dio interviene nella storia degli uomini il tempo diventa santo. È santo, certamente, il giorno in cui siamo nati. Per Gesù è stato santo anche il giorno in cui è morto.

Eppure, a differenza del tempo di Natale, di questa settimana santa non vediamo nulla per le strade, nei negozi, nella pubblicità. Perché questa differenza?

Il Natale richiama la vita di un bambino con tutto quello che di bello e buono porta con sé, e ciascuno ne ha fatto esperienza. È uno sguardo ad un passato piacevole. La Pasqua richiama, attraverso l’esperienza di Gesù, la nostra morte e resurrezione. È uno sguardo al futuro di cui non abbiano direttamente esperienza. E quella che abbiamo è limitata solo alla morte degli altri e ciò non ci entusiasma certo. Mentre per la resurrezione dobbiamo solo fidarci di Gesù. È molto difficile trovare stimoli o segni per rendere «piacevole» ciò che invece siamo portati a rimuovere e a non credere.

Eppure la Chiesa nella settimana santa offre dei segni perché la stessa morte e quindi la resurrezione acquisti significato. «Senta padre, ma il ramo d’olivo lo date a tutte le messe?» «Quest’anno faccio l’apostolo per la lavanda dei piedi!». C’è poi il grande segno del crocifisso il venerdì; la luce e l’acqua il sabato e l’Alleluja la domenica.

Se per il natale abbiamo il presepio e l’albero, per la Pasqua abbiamo le sacre rappresentazioni. Anche questo è significativo: mentre il Natale lo posso anche limitare ad un oggetto, la passione ha sempre bisogno di persone vive. E per le strade di città è facile leggere manifesti di sacre e famose rappresentazioni della passione che invitano alla partecipazione. «Sono stato scelto per fare la comparsa durante la passione che sarà fatta per il paese». Fare la comparsa alla passione è già molto più che essere spettatore. Perché bene o male devi in un certo senso entrare nel clima. E se anche sei una comparsa chiamata a gridare di crocifiggere Gesù, sono sicuro che dentro avverti qualcosa.

Non c’è solo una Pasqua «alta» o «bassa» ma anche una pasqua fuori e una pasqua dentro. Le sacre rappresentazioni sono «fuori» ma nate e pensate per «dentro». Questo è il passaggio, la Pasqua, che auguro a tutti gli attori, comparse e spettatori delle sacre rappresentazioni.