Vita Chiesa

Domenica: difendiamo il tempo sacro

«Senza la Domenica non possiamo vivere»: è il titolo del Congresso Eucaristico che si svolge in questi giorni a Bari e che vede riunita molta parte della Chiesa italiana, per celebrare, meditare, studiare e contemplare insieme il Mistero che è fonte e culmine di tutta la vita cristiana. Il Concilio usa un’espressione che mi si è impressa profondamente nella memoria ed anche nella coscienza, e dice che: «Ogni celebrazione liturgica, in quanto opera di Cristo sacerdote e del suo Corpo, che è la Chiesa, è azione sacra per eccellenza, e nessun’altra azione della Chiesa, allo stesso titolo e allo stesso grado, ne uguaglia l’efficacia» (SC 7), ed aggiunge che se anche «la sacra Liturgia non esaurisce tutta l’azione della Chiesa, infatti prima che gli uomini possano accostarsi alla Liturgia è necessario che siano chiamati alla fede e alla conversione» (SC 9) – da cui l’urgenza della predicazione e delle altre forme di evangelizzazione – tuttavia «la Liturgia è il culmine verso cui tende tutta l’azione della Chiesa e, insieme, promana tutta la sua virtù» (SC 10). Credo che è questa verità di fondo che i Vescovi italiani hanno voluto richiamare a tutti i credenti, vedendo nella Domenica come lo spazio sacro in cui tutto questo può realmente e concretamente compiersi. Celebrare la Liturgia infatti è dedicare tempo ed energie alle cose di Dio, e dobbiamo realisticamente ammettere che negli attuali ritmi che la vita quotidiana impone alla maggioranza delle persone, pure di buona volontà, non c’è, durante la settimana molto spazio per questo, tanto che per molti diviene un lusso poter pregare, e pregare insieme ai fratelli nella fede. Sappiamo bene infatti che non è per disattenzione o mancanza di sensibilità spirituale che le nostre Messe feriali sono frequentate soprattutto da persone anziane… «Senza la Domenica non possiamo vivere» è un grido che si alza dal cuore della Chiesa, ed in particolare dalla coscienza dei laici, che conservano un’anima ardente di quella sana inquietudine di cui parla il Papa, che non si arrende alla apparente inevitabilità delle cose. È in parte un grido di dolore, per la fatica che la mentalità del mondo impone, con i suoi falsi valori del consumismo, della produttività oltre ogni limite, del lavoro forzato, del conseguente necessario svago ozioso e disimpegnato; ma è anche una presa di coscienza, una decisione già maturata, una scelta ormai fatta che attende soltanto di essere condivisa e sostenuta dalla preghiera di tutta la Chiesa.Noi monache accanto a voi, fratelli e sorelle che combattete nel mondo la vostra buona battaglia della fede, stiamo come sentinelle attente, come madri premurose, per intercedere da Dio Padre una «misura alta» per la vostra vita cristiana, e con voi condividiamo la costruzione di un mondo nuovo, che abbia come dimensione spaziale il Corpo di Cristo, e come tempo la Lode in rendimento di grazie: l’Eucarestia.a cura delle Clarisse di San Casciano Val di Pesa