Vita Chiesa

Mons. Giusti: «E’ stato un Sinodo missionario»

di Riccardo Bigi«C’è una cosa che è sfuggita ai giornali, senza la quale non si può capire il vero valore di questo Sinodo dei Vescovi: l’impostazione profondamente missionaria che Giovanni Paolo II, che lo aveva indetto, ha voluto dargli. Non dimentichiamo che l’Eucaristia è la fonte della missione, il luogo in cui la presenza di Cristo in mezzo a noi è più forte: l’obiettivo del Sinodo era quello di dare a tutti l’opportunità di incontrarsi con il Signore nell’Eucaristia».Monsignor Simone Giusti, incaricato regionale per la dottrina della fede e la catechesi, ci aiuta a leggere e a capire ciò che emerge da queste intense settimane di dibattito, che sabato scorso si sono chiuse con la presentazione del Documento finale e delle cinquanta Proposizioni affidate a Benedetto XVI.

Alcuni giornali lo hanno presentato come il Sinodo dei «no», delle porte chiuse su argomenti come il celibato dei preti o la comunione ai divorziati. È così?

«In molta stampa c’è un anticlericalismo di fondo, che porta a letture distorte della vita della Chiesa. Si vuole presentare la Chiesa nel suo aspetto burocratico, legalistico, che non è affatto prioritario».

Si è dato molto risalto anche alle diverse posizioni emerse nel dibattito…

«Anche questo è il tentativo di cercare ovunque lo scontro, la polemica, costruire la rissa anche dove non c’è: un modo di sminuire la Chiesa. Nel Sinodo è emersa una ricchezza di posizioni, che troverà la sua sintesi nell’esortazione post-sinodale del Papa. E sono sicuro che sarà un documento molto bello, in cui saranno colti tutti i passi avanti fatti finora, sul piano ecumenico, nei rapporti con le chiese evangeliche e con l’ortodossia».

Qual è allora la giusta lettura?

«Va cercata nello slancio per la nuova evangelizzazione, che ha caratterizzato tutto il pontificato di Giovanni Paolo II. L’Eucaristia allora diventa il punto di incontro con le altre confessioni cristiane, l’elemento verso il quale attrarre i giovani. C’è dietro quella che potremmo chiamare la “teologia della bellezza” o, con una espressione di von Balthasar, la “teologia della gloria”. L’idea che non c’è etica senza epica. Non ci può essere impegno morale, cioè, se non c’è passione, se non si è presi completamente dall’amore di Dio, se non abbiamo un sogno, una speranza. Proprio questo amore, questa passione per l’Eucaristia è ciò che il Sinodo ci deve trasmettere».

L’accento quindi va posto sull’amore, non sulle regole…

«Le regole sono necessarie. Anche tra due fidanzati ci sono delle regole: non tradirsi, telefonarsi tutti i giorni, ricordarsi gli anniversari… Ma se c’è l’amore, le regole non pesano, diventano naturali. “Amor non sente pena”, dice Dante: la morale cristiana appare pesante, troppo rigida solo se non si tiene conto di questo».

Il tema delle coppie «irregolari», dell’ammissione dei divorziati alla comunione, è stato uno di quelli di cui sui giornali si è parlato di più. Da parroco, qual è la sua esperienza?

«Le norme della Chiesa sono più che accettabili da parte di chi vuole realmente fare un cammino di fede. In tanti anni di esperienza pastorale, non mi è mai capitato che qualcuno sollevasse problemi personali in tal senso. Semmai, tanta gente esprime la sofferenza della propria situazione, e cerca nella Chiesa conforto, sostegno, con grande disponibilità a seguirne le indicazioni. Chi fa polemica su questioni come questa, di solito è persona lontana dalla Chiesa che cerca solo un pretesto per contestare».

Cosa possono fare le parrocchie per raccogliere le indicazioni di questo Sinodo?

«Le parrocchie, diceva Giovanni Paolo II con una bellissima espressione, devono diventare “scuole di santità”. Il teologo Karl Rhaner dice che il cristiano del futuro o è mistico, o non sarà. Benedetto XVI percorre proprio questa strada, ad esempio, nel suo insistere sull’adorazione eucaristica che ha raccomandato con grande insistenza ai giovani durante l’incontro di Colonia, e che ha voluto al centro di eventi come lo stesso Sinodo dei Vescovi, o l’incontro con i bambini della prima comunione. Nelle parrocchie le persone devono incontrare Cristo, e l’adorazione Eucaristia è una strada privilegiata per questo incontro».