Vita Chiesa

Pieni di frutti, come un diospero

Un mese, questo di novembre, che ci ha chiamati a far festa coi santi e a commemorare i defunti, uomini e donne canditati a quella santità che più o meno avranno realizzato. Be’, questo giudizio appartiene a Dio solo.Il vangelo della scorsa domenica ci ha proposto la parabola delle «dieci vergini» o ragazze, se così vogliamo chiamarle. Una parabola che, sempre in questo mese di novembre, viene a dirci il fine ultimo della nostra vita: entrare da salvati nell’Eternità di Dio. Le «dieci vergini» che si muovono verso lo Sposo, ci ricordano che tutta la vita cristiana si muove in questo senso e si conclude proprio con il raggiungimento del possesso pieno e beatifico del Signore.È necessario partire da qui, se vogliamo dare un profondo significato al nostro «presente» e a come siamo chiamati a viverlo. Se è vero che nelle dieci vergini è rappresentata l’umanità, l’umanità deve pur domandarsi dove sta andando, verso quale meta. Deve pur domandarsi qual è il fine della vita di ogni uomo e di ogni donna. Questa vita! Già, questa vita o è attesa dell’incontro o è di fatto buttata via. Non possiamo adagiarci, sazi di ciò che ci viene abbondantemente offerto (lasciamo perdere la qualità di queste offerte), né possiamo evadere i nostri impegni senza che il nostro sguardo si spinga oltre e più in alto. Non può bastare il «lasciarsi vivere».

Ma quanti uomini e quante donne e quanti giovani «vagano» la vita senza un ideale e senza una meta! Quando si è giovani, è naturale, si pensa che il momento dell’incontro col Signore verrà molto, molto più tardi. Allora ci si può concedere una vita spensierata, ogni piacere, persino una siringa, una notte di «sballo» e magari quella notte stessa avviene l’«incontro» non previsto. E gli altri? La corsa al denaro, al successo e quant’altro, mentre alla lampada l’olio va man mano scarseggiando. Allora, valeva la pena quel «non vivere» per avere di più? Valeva la pena vivere in discordia, separati, conservare quel rancore? Valeva la pena…? Valeva la pena vivere dimentichi di un Dio che davvero ci avrebbe fatto felici? Ed ora, non sarà troppo tardi, come per le vergini stolte?

Nel nostro giardino vi è un albero che ogni anno, in questo tempo, attira la mia attenzione. È un albero di diospero, comunemente chiamato kaki. Ogni estate ci offre l’ombra della sua lucente e fitta chioma verde, e poi si spoglia piano piano delle sue foglie multicolori che l’autunno rende ancora più belle ed ecco, appare carico di frutti che hanno il potere di rendere gioioso il giardino anche se è novembre. Contemplandolo ogni giorno dico a me stessa: ecco che cosa dovrebbe rimanere alla fine della vita!Suor MariaPiadelle contemplative domenicane di Pratovecchio