Vita Chiesa

Tsunami, un anno dopo l’India è ancora più povera

di Gianni RossiIl villaggio di pescatori si chiama Samaladivi. Qui lo Tsunami di un anno fa ha terminato la sua folle corsa, nella costa orientale dell’India, Stato dell’Andhra Pradesh. Ci sono stati morti, capanne e barche distrutte. Il viaggio del Vescovo di Prato Gastone Simoni ha fatto tappa anche in questa minuscola comunità, dove le Suore domenicane del Santo Rosario hanno di recente aperto una nuova comunità.

Eccellenza, ad un anno dallo Tsunami, ha trovato rassegnazione o voglia di riscatto?

«I due stati d’animo convivono nella loro contraddizione, come, del resto, ricco di contraddizioni, è tutto l’immenso sub-continente indiano. La tragedia dello scorso anno ha reso ancor più drammatica la povertà di tanta gente sulla costa orientale. Senza le barche questi pescatori non hanno potuto lavorare per mesi».

Lei denuncia spesso le ingiustizie che affliggono la gran parte della popolazione mondiale. Che effetto fa vederle di persona?

«Si tocca con mano, nel senso letterale dell’espressione, la disparità spaventosa tra l’Occidente ricco e il Terzo e il Quarto mondo. Per questo, dopo un’esperienza così, si comprende, ancor più chiaramente, quanto sia urgente una politica internazionale che promuova lo sviluppo e la giustizia per tutti i popoli».

E la Chiesa cosa fa in un contesto così carico di contraddizioni?

«L’India è un mondo che avvince col suo fascino, che è fascino innanzitutto spirituale. La Chiesa si innesta in questa spiritualità diffusa e la porta a compimento, annunciando Gesù Cristo. La Chiesa vince una certa rassegnazione diffusa e, insieme con la Grazia di Dio, porta ovunque umanizzazione. Ho trovato comunità cattoliche vitali che sanno incarnarsi nelle attese e nelle sofferenze della gente. Dove c’è una comunità religiosa, come nella bella realtà delle Suore domenicane del Santo Rosario, c’è evangelizzazione ma ci sono anche dispensari, scuole, iniziative per la giustizia e la dignità. Per questo la preghiera e il sostegno materiale che possono venire dalle nostre Diocesi è fondamentale. E, vi assicuro, ho visto con i miei occhi che i soldi sono spesi e sono spesi bene».

Tra Prato e l’Oriente un ponte di evangelizzazione e solidarietà «Il modo più sicuro per trovare il Signore è nell’amore verso gli altri». In queste parole di suor Maria si può riassumere tutta l’opera delle Domenicane di Santa Maria del Rosario, una Congregazione che oggi è presente in India, Polonia, Ecuador, Romania e che ha la sua sede principale a Iolo, periferia di Prato.

Nata nel 1895, la Congregazione conta circa duecento suore, di cui la metà vive in India. Qui l’opera delle Domenicane è rivolta soprattutto all’educazione e all’assistenza sanitaria. Tra le prime richieste della popolazione locale c’è sempre, infatti, quella di dare un’istruzione ai propri figli, e così sono sorte scuole in lingua inglese. «Le scuole cattoliche hanno molto prestigio in India» ha spiegato suor Maria, incontrata sabato scorso a Villa Martelli, nella sede di Iolo.

«Molte autorità politiche e istituzionali, non cristiane, provengono da queste scuole. Solo così si riesce ad abbassare la percentuale troppo alta di analfabeti nel Paese». L’altro fronte che vede impegnate le suore di Santa Maria del Rosario è quello medico. Lebbra, tubercolosi e Aids colpiscono senza distinzione uomini, donne e bambini.

«Quando siamo giunti in India, vent’anni fa, abbiamo iniziato ad occuparci dei malati di lebbra – prosegue suor Maria – abbiamo dovuto bussare ad ogni porta perché di solito le persone affette vengono nascoste e emarginate, per paura del contagio. Una paura sociale che abbiamo sfatato, accogliendo i malati nei nostri dispensari, curandoli e permettendo quindi loro di riprendere una vita normale. Adesso ci stiamo occupando anche di reperire macchinari più moderni, in modo da garantire condizioni più sicure anche per chi lavora a stretto contatto con chi soffre di malattie infettive».

Un’opera quindi incessante e molto costosa. Le maggiori entrate provengono dalle adozioni a distanza e dalle donazioni private. La città di Prato è la sorgente principale, negli anni tra la città toscana e la popolazione indiana assistita dalle suore domenicane si è creato un vero e proprio legame, sotto molteplici aspetti. Politico, con la visita di due sindaci pratesi negli anni scorsi in India e quella dei primi cittadini asiatici a Prato, per sancire il gemellaggio. Economico, con i frequenti rapporti tra imprenditori toscani e realtà locali. Ma soprattutto rapporti umani: non di rado quando una famiglia pratese che ha adottato per anni un figlio a distanza, riceve la notizia del suo matrimonio o di un’altra importante occasione, si reca in quei posti, favorendo dunque un’amicizia tra comunità. Oggi Villa Martelli, nata come «quartier generale» della Congregazione, è anche una casa famiglia per donne affette da problemi psichici. «L’idea della casa famiglia – spiega suor Maria – non era prevista. Un giorno ci hanno portato una donna chiedendoci aiuto, e non sono più venuti a riprenderla. Oggi le donne sono quattordici, le suore venticinque – alcune giovani studenti alla Facoltà Teologica dell’Italia Centrale – e sei le operatrici laiche. Ci fa piacere sapere che siamo una realtà conosciuta e stimata nel territorio pratese. Ma, ripeto, tutto quello che facciamo non è per filantropia, o per guadagnarsi il Paradiso. Andiamo semplicemente in cerca del Signore. Per questo le giovani sorelle che vengono qui si trovano subito ad avere a che fare con persone malate, anche se questo ha suscitato in passato qualche perplessità. Per imparare da subito a guardare il Signore nel volto di queste persone, non solo nelle filosofie, né solo nelle preghiere». E a giudicare dalla gioia con cui suor Maria ci racconta quello che fa e il motivo per cui si dedica incessantemente a chi ha bisogno, viene da crederle. Per informazioni e per sostenere l’opera delle Suore Domenicane di Santa Maria del Rosario si può chiamare lo 0574620129, o scrivere a domadros@tin.it.Federico Viviani

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