Vita Chiesa

Islam e cristianesimo, c’è bisogno di chiarezza

DI DON FRANCESCO SENSINIL’ora di religione islamica nelle scuole? «Non vedo perchè non la si possa insegnare». Così si è espresso il card Martino, presidente del pontificio consiglio Giustizia e Pace.

Il cardinale, pur rispettabile, ha semplicemente espresso un suo parere senza alcun vincolo istituzionale e con libertà di non condivisione. La prima istintiva reazione è stata quella di rispondergli che forse il luogo migliore per insegnare agli uomini di fede islamica il principio della reciprocità (vi concediamo nel nostro paese quello che voi ci concedete nel vostro) è la parrocchia. È la chiesa che ha questa «sensibilità», dunque sia la chiesa a metterla in pratica nelle sue strutture, perché anche gli altri possano imparare.

Superata l’emotività, con più pacatezza e tranquillità, è utile e importante ricordare per quale ragione lo stato ha istituito l’ora di religione cattolica nelle scuole statali italiane.

Quell’ora non nasce da rivendicazioni di carattere confessionale o da esigenze di fede. È un insegnamento aperto a tutti per favorire la comprensione della cultura e della identità italiana. Per assurdo, i primi destinatari dovrebbero proprio essere gli «stranieri» che abitano in Italia. Dopo un lungo cammino, per un accordo tra Stato e Chiesa cattolica (concordato) si è trovata convergenza nel riconoscere che i principi del cattolicesimo costituiscono parte fondamentale del millenario patrimonio del popolo italiano e a essi fanno riferimento moltissimi cittadini della nostra repubblica. «I principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio culturale del nostro paese». L’Islam, mi chiedo, il Corano, che cosa c’entrano con la cultura dell’Italia? La domanda non è dettata da chiusura ma da esigenze di chiarezza.

Questo, ovviamente, non impedisce la possibilità di creare momenti di confronto e di dialogo e di approfondimento, anche all’interno della stessa scuola, con altre realtà culturali e religiose. Ci sono esperienze molto positive in questo senso. Ma lo stato italiano può permettere che vengano insegnati nelle sue scuole «principi» in contrasto con la stessa costituzione italiana?

È indubbio che la religione islamica presenta aspetti che risultano in profonda contraddizione con gli stessi principi della costituzione: la libertà religiosa, la condizione della donna, la concezione della famiglia. Una chiesa cattolica è un luogo di preghiera. Una moschea è un luogo di formazione. Nel cattolicesimo fede e politica si interrogano. Nell’Islam fede e politica coincidono. Come è possibile mettere queste religioni sullo stesso piano?

ISLAM NELLE SCUOLE, CARD. MARTINO A RADIO VATICANA