Vita Chiesa

Sappiamo vedere i nostri doni?

In questi giorni, siamo in attesa del dono dello Spirito Santo, che giungerà con la Solennità della Pentecoste. Gli apostoli, riuniti nel cenacolo insieme a Maria, si sentirono riempire di gioia, forza e coraggio. Fu per loro un’esperienza fortissima dell’Amore di Dio che, riversato nei loro cuori, non poteva più restarvi racchiuso. Perciò, partirono ad annunciare a tutti l’amore di Cristo, la sua Parola, il suo messaggio di salvezza rivolto a ogni uomo. In quel giorno, lo Spirito li ricolmò di carismi.

Esiste ancora la Chiesa dei carismi? Non sarebbe Chiesa, senza i doni dello Spirito. Forse, spesso, non ne siamo consapevoli, non prendiamo coscienza di quanto abbiamo avuto in dono e non lo spendiamo per il Regno. Ciò che a volte crea divisione, fra noi cristiani, è l’incapacità di vedere i propri personali, specifici doni: è così che si diventa invidiosi dell’altro; è così che il fratello diventa un nemico ed è così che si fa fatica a comprendere la sua esperienza, che non per forza deve essere uguale alla mia, anzi, spesso è proprio diversa. Così, i doni, invece che mezzo di comunione, diventano causa di divisione; le esperienze personali, invece che fonte di arricchimento reciproco, diventano motivo di scontro, perché tu hai avuto una vita diversa e io faccio fatica a capire che Dio è veramente libero di agire come crede, con chi crede, quando crede. Ecco che ciò che dovrebbe costituire una ricchezza, diventa povertà: mestieri, capacità, età, modi di pensare diversi. Ma come può essere attraente una Chiesa che non valorizza i doni della persona? Non così l’ha voluta il Signore. Cristo ha chiamato ogni uomo per nome. Se noi, Chiesa, non accogliamo la persona, non potremmo mai avere il fedele. Perché Dio ha cercato l’uomo, ha amato l’uomo, ha valorizzato l’uomo e gli ha chiesto di mettere i suoi doni al servizio del Suo amore. È troppo importante, perciò, prendere coscienza, come cristiani, dei doni ricevuti, e lasciare che qualcuno ci aiuti a scoprirli, se non li vediamo.

È importante che i pastori della Chiesa abbiano uno sguardo attento ai doni dei battezzati, perché l’esperienza carismatica dei primi cristiani possa essere anche la nostra, nel nostro tempo. Lo Spirito si serve, allo stesso modo, di te e di me, così diversi, ma così complementari. Con la guida di colui che Cristo ha voluto come suo vicario in terra, il Papa, e con i doni di ognuno, le Comunità cristiane potranno essere davvero testimonianza di unità nella diversità. Se, infine, imparassimo a fissare meno lo sguardo sui difetti altrui (cosa che ci riesce tanto bene!) e a guardare i doni dell’altro, avremmo ogni giorno innumerevoli motivi per gioire. In questa Pentecoste, godiamo dei doni dell’altro e lodiamo Dio per le meraviglie che compie nel fratello. Scopriremo che, davvero, siamo membra di un unico corpo, estremamente ricchi, proprio perché diversi, ma solo se uniti, in Cristo, nel vincolo dello Spirito.Suor Mirella Caterinadelle contemplative domenicane di Pratovecchio