Le vacanze sono vissute da molte persone come un tempo di assopimento o, viceversa, di stordimento. Un modo eccellente, però, di non sciupare il nostro tempo di ferie, è ricordarci che esso ci offre l’occasione di non evadere, come forse a volte facciamo, da noi stessi e dalle domande più profonde della nostra esistenza, ma di aprire il cuore per un’attenzione più vigile a ciò che succede in noi e attorno a noi, per recuperare una capacità di stupirci forse perduta. Per imparare a vivere in pienezza.Questa attenzione potrebbe aiutarci a non sciupare le ferie, ma a creare, in pochi giorni, le condizioni di un benessere interiore e fisico che sia duraturo. Allora, può bastare avvertire il sole sulla pelle, col suo calore che asciuga, scalda, porta colore e vita, per ricordarci del Sole della nostra esistenza, Cristo, e per lodarlo. Sentire, poi, la sabbia sotto i piedi, calda e soffice, può farci venire in mente alcune parole del Vangelo: «L’uomo stolto costruisce sulla sabbia l’uomo saggio, invece, sulla roccia». E mentre passeggiamo sugli scogli, ci rendiamo conto dell’idea di stabilità che può dare una roccia, e capiamo meglio cosa significa edificare la propria vita su Cristo, roccia della nostra esistenza. Nel tuffarci nell’acqua fresca e limpida, poi, si avverte cosa possa essere quel tuffo nell’abisso dell’amore divino di cui ci parlano i mistici: buttarsi, senza più appoggi, senza sicurezze; lanciarsi dentro, immergersi, sentire un brivido gelido e poi, subito, il piacere del fresco. Avvertire il silenzio profondo del mondo sottomarino ci richiama alla pace immensa di chi vive in Cristo, immerso nel suo amore. «Mare profondo» e «Abisso di carità» lo chiama S. Caterina. Ascoltiamo, poi, il canto degli uccelli del cielo, e nel cuore risuonano le parole del libro del profeta Daniele: «Benedite, uccelli tutti dell’aria, il Signore» (Dn 3,80). Volgiamo lo sguardo attorno e, mentre godiamo di tanta bellezza, ricordiamo come Dio se ne sia compiaciuto, dicendo: «È cosa molto buona» (Gn 1,31). In queste vacanze, allora, ascoltiamo ciò che Dio ci dirà attraverso ciò che i nostri occhi contempleranno. «I cieli narrano la gloria di Dio, e l’opera delle sue mani annunzia il firmamento» (Sal 19): il creato è la prima Parola di Dio, accessibile a tutti. Osserviamo, poi, le persone che ci stanno attorno, amiche o sconosciute. Guardiamo la gente, i loro volti, e poi guardiamo noi stessi, la nostra faccia, la nostra vita, e ricordiamo le parole di Dio: «La vigna deliziosa: cantate di lei! Io, il Signore, ne sono il guardiano, a ogni istante la irrigo; per timore che venga danneggiata, io ne ho cura notte e giorno» (Is 27,2-3). E poi: «E voi sarete raccolti uno a uno» (Is 27,12). Prendiamo coscienza che se anche noi ci dimenticheremo di Dio, Egli mai si scorderà di noi: in ogni istante della nostra esistenza, ha cura di noi. In vacanza, riscopriamo la gioia di ricevere da Lui, momento per momento, la vita e ogni altra cosa. Riscopriamo la gioia di essere amati.Suor Mirella Caterinadelle contemplative domenicane di Pratovecchio