Vita Chiesa

I mondiali, le vittorie e il «peccato originale»

DI DON FRANCESCO SENSINISiamo in clima di «mondiali». Non è una guerra ma esiste una specie di coprifuoco. Quando gioca l’Italia, scatta il senso nazionale, e ci sentiamo in dovere di «sospendere» tutto per poterla seguire. È una bella prova di orgoglio italico, ma la tentazione è di scambiarla per giustizia sportiva. Se l’Italia vince, tutti i peccati legati al mondo del calcio sono perdonati. Insomma le partite stanno divenendo il tempo del catecumenato per poter ricevere il battesimo e la conseguente cancellazione del peccato originale (sistema). Il catecumenato, nei primi tempi della chiesa, era il tempo nel quale uomini e donne che volevano ricevere il battesimo e divenire cristiani, si impegnavano a superare i peccati e gli atteggiamenti sbagliati che non erano conformi alla vita da cristiani. Chiarisco: i calciatori (catecumeni) vengono e vivono in un mondo così definito da moltissimi quotidiani: «Il calcio nella bufera», «Illecito sportivo», «Il pallone avvelenato!», «scudetti rubati», «Calciopoli». Anzi, per alcuni giocatori azzurri, gran parte dell’opinione pubblica, compresi i tifosi, avevano auspicato la non partenza. Poi sono iniziate le partite «mondiali». Ma pare che il vero avversario non sia l’altra squadra in campo ma i giudici che devono giudicare. La vittoria è semplicemente un’arringa del difensore. Vincere significa sempre più diventare puliti, cambiare vita, eliminare il peccato originale: tornare battezzati di nuovo. Ecco come questo stesso pensiero è stato tradotto: «In questo modo si finisce per trasformare lo Stato in uno stato d’animo e dar vita ad una nuova costituzione il cui articolo 1 afferma che l’Italia è una repubblica instabile fondata sull’umore. Se la Ferrari vince il mondiale, condoniamo le multe per eccesso di velocità? E allora perché una tripletta di un azzurro al Brasile dovrebbe avere come effetto la cancellazione di anni di pastette, se queste ultime venissero sanzionate da una sentenza?».

Oggi il calcio italiano presenta al mondo una doppia faccia: quella «umana» della squadra azzurra che deve farsi onore sul campo e quella «diabolica» del sistema-calcio che vive, complice la corruzione, di potere e di denaro, che sta scrivendo una pagina nera nelle aule dei tribunali.

Certo che il premio di 250 mila euro a testa per i giocatori azzurri in caso di vittoria ai Mondiali sembra eccessivo ed è per questo che ancora non si riesce a distinguere bene gli uomini dal sistema. «Uomini veri» : quando un giocatore, che sa di essere indagato, si definisce tale, per il risultato ottenuto sul campo, fa nascere almeno il sospetto che coloro che sono fuori dal campo siano «uomini falsi». Ecco perché, ve lo dico sinceramente, tifo Italia, le auguro la finale, ma rimango con gli occhi aperti.