Vita Chiesa

Il Papa e l’Islam: un invito al dialogo

DI DON FRANCESCO SENSININon ho dubbi sulla buona fede del papa. Ma le reazioni e le manifestazioni del mondo islamico e le domande di alcuni colleghi mi hanno fatto venire il sospetto che il pontefice sia stato poco prudente o poco attento. Sono dunque stato «costretto» a rileggermi il testo integrale del discorso al mondo della scienza della Università di Ratisbona. Solo una sottolineatura. Il papa cita le parole di un testo del professor Khoury, nel quale si riporta il dialogo, avvenuto nel 1391, tra l’imperatore bizantino Manuele II Paleologo e un dotto persiano su cristianesimo e islam e sulla verità di ambedue. Si parla di Maometto. Il papa, sempre citando il testo, riferisce che nel periodo iniziale in cui ancora lo stesso Maometto, non aveva potere ed era minacciato, nel Corano (sura 2,256) si trovavano queste parole: «Nessuna costrizione nelle cose di fede». Ma successivamente si svilupparono e furono fissate nel Corano altre disposizioni circa la guerra santa. Questo conferma una realtà: all’intero dell’Islam ci sono diverse posizioni o interpretazioni sul rapporto violenza e religione.Ma il papa, (e questo è il punto incriminato!) riferisce una domanda-risposta dell’imperatore al persiano: «Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che predicava».

Sono parole che confermano quello che già il papa aveva affermato: che cioè nell’ Islam si trovano posizioni diverse sull’uso violento della religione. Ma è proprio questo «giudizio» su Maometto, e inevitabilmente sull’Islam (stesso rapporto: Gesù Cristo e chiesa cattolica) che ha scatenato le reazioni «diverse» nel mondo islamico. C’è chi lo ha letto nel contesto ed ha avuto una reazione moderata e c’è invece che lo ha letto «isolato» ed ha avuto una reazione violenta. Ritengo invece decisamente fuori luogo qualsiasi presa di posizione da parte di uomini politici. Per quanto mi riguarda, vi confesso, avrei preferito non leggerlo.

Tutto il discorso poi si incanala sulla strada della ragione che è l’unica che consenta un dialogo. L’affermazione decisiva contro l’uso della violenza per la conversione degli uomini (ciò vale sia per i cattolici che per gli islamici) è questa: non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio.

«Se il tuo Signore volesse, tutti coloro che sono sulla terra crederebbero. Sta a te costringerli ad essere credenti? Nessuno può credere se Allah non lo permette. Egli destina all’abominio coloro che non ragionano» (Corano sura 10). «Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia… Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto» (Vangelo di Matteo 7,24)

Domenica 17 Angelus da Castelgandolfo. Il papa si dichiara «vivamente rammaricato» del fatto che sia stato ritenuto offensivo un breve passo del suo discorso a Ratisbona. «La citazione del testo medievale non esprime il mio pensiero sull’Islam», ha ribadito il pontefice. «La totalità del mio discorso è un invito al dialogo nell’ascolto e nella verità».

Visita in Germania (9-14 settembre 2006): tutti i discorsi del Papa