Vita Chiesa

I commenti al discorso del Papa

“Questa unità è molto importante”, ha sottolineato a braccio, tra gli applausi. Siamo al centro del Convegno e del magistero di Benedetto XVI. Evoca “la forte unità che si è realizzata nella Chiesa dei primi secoli tra una fede amica dell’intelligenza e una prassi di vita caratterizzata dall’amore reciproco e dall’attenzione premurosa ai poveri e ai sofferenti”. È su questa vita che si è resa possibile “la prima grande espansione missionaria del cristianesimo”. E il Papa – come i circa 3mila delegati stretti intorno a lui con uno straordinario affetto – rilancia sempre tra gli applausi: “Questa unità, questa alleanza rimane la strada maestra per l’evangelizzazione”.

Questa idea di unità diventa allora indicazione, programma, con la convinzione che l’Italia ha un ruolo esemplare, non solo in Europa. “Il Signore ci guidi a vivere questa unità tra verità e amore nelle condizioni proprie del nostro tempo, per l’evangelizzazione dell’Italia e del mondo di oggi”.

Fondato su questa unità – che è anche l’unità della Chiesa e dei cattolici spesa a servizio del Paese – ecco il programma, per la “presenza cristiana in Italia”, che percorre tutti i campi delle attese e delle speranze, della vita. Benedetto XVI coglie anche e forse soprattutto in Itala l’ambivalenza dell’oggi, tra le profonde carenze di una cultura che reclama il rifiuto di Dio, e il corrispettivo “bisogno di speranza”, con le relative, nuove opportunità.

Risalta così un dinamismo della libertà, dalla cultura all’educazione, all’impegno caritativo, fino alla politica, su cui il Papa è ancora una volta straordinariamente chiaro. L’azione dalla Chiesa e dei cattolici italiani infatti si sviluppa su un duplice livello, nelle distinzione dei piani che lascia ai fedeli laici il compito immediato di agire in ambito politico e nello stesso tempo si spende con passione tutta quanta sulle grandi scelte, in particolare quelle relative alla vita, alla famiglia e, dunque, essenziali per il futuro della società. C’è qui uno dei molti espliciti riconoscimenti alla “testimonianza aperta e coraggiosa” data negli ultimi anni, “utile e stimolante anche per molte altre nazioni”.

Grande continuità e grande slancio: questa la sintetica indicazione del Papa al Convegno e alla Chiesa italiana per le sfide dei prossimi anni. Grande continuità e grande slancio, per applicare in concreto l’indicazione culturale e spirituale della sintesi tra verità e amore, intelligenza e amore. C’è il progetto culturale, richiamato esplicitamente, c’è il “grande Concilio” con il suo dinamismo da continuare ad attuare, ci sono le scelte pastorali e operative, che saranno declinate nelle conclusioni del Convegno e poi nel documento finale dell’Episcopato. C’è alla base di tutto la realtà “della risurrezione dentro al tempo, la formula della novità cristiana chiamata a trasformare il mondo”.Sir

Sul discorso del Papa al Convegno ecclesiale di Verona, abbiamo raccolto alcuni commenti.

MONS. MANIAGO: «E’ STATO CON NOI COME UN PADRE COI FIGLI»“Papa Benedetto XVI è stato con noi come un padre coi figli, mostrando un atteggiamento di grande amore nei confronti della Chiesa italiana. Un atteggiamento che ha suscitato in tutti noi una forte emozione”. Monsignor Claudio Maniago, vescovo ausiliare di Firenze, intervistato da Radio Toscana Network, ha parlato dell’incontro con il Santo Padre avvenuto stamattina al convegno ecclesiale di Verona.

Monsignor Maniago ha notato un segno particolare per i fedeli fiorentini. “L’incontro di oggi – ha ricordato è caduto a venti anni esatti dalla Santa Messa che Giovanni Paolo II celebrò allo Stadio Comunale di Firenze”.

“Nel lungo discorso che ha rivolto all’assemblea – ha raccontato monsignor Maniago a Radio Toscana Network – il Papa ha fatto chiaramente trapelare quanto si aspetti da questa Chiesa che sente profondamente vicina. Benedetto XVI ha definito più volte la Chiesa italiana ‘ricca’: una ricchezza che si esprime nelle tante forme di santità e di opere che la Chiesa italiana riesce a realizzare concretizzando il Vangelo. Poi punto per punto si è voluto quasi immergere nei lavori dell’assemblea proprio per dare un contributo ad ogni aspetto affrontato dal convegno. Un atteggiamento che ha dimostrato la volontà di consolidare quello che è stato il cammino, di celebrare il convegno, ma al tempo stesso anche di aprire anche i passi futuri”.

“Il discorso del Papa ci ha ricordato che veniamo da una storia intrisa di una fede in grado di plasmare una cultura, quella occidentale, significativa per il mondo intero. Siamo gli eredi di questa fede da vivere concretamente: c’è ancora da camminare, c’è ancora da fare. Dobbiamo procedere senza timori, con grande rispetto di un mondo complesso che chiede ragione della speranza, consapevoli della nostra debolezza, ma anche del fatto che la nostra azione è sostenuta dalla compagnia del Signore. Una vicinanza che non viene mai meno”.

PEZZOTTA: UN INVITO A PRENDERE IN CONSIDERAZIONE I LIMITI DELLA POLITICA “I cristiani devono impegnarsi in politica, ma assumendosi le proprie responsabilità”. A partire dalla coscienza dei “limiti della politica stessa”, in base alla quale “di fronte alla libertà e alla dignità della persona bisogna fermarsi”. È il commento di Savino Pezzotta, presidente della Fondazione “E.Tarantelli” e del Consiglio italiano dei rifugiati, al discorso pronunciato oggi dal Papa durante la quinta giornata del Convegno ecclesiale nazionale di Verona. Secondo Pezzotta, il discorso del Santo Padre “è stato l’espressione di una laicità altissima. In politica, infatti, il Papa non compromette la Chiesa, ma dice ai laici: Tocca a voi, testimoniate in Vangelo là dove andate”. Compito della comunità cristiana è, dunque, quello di “darsi da fare e di rischiare, in piena libertà e dignità, senza lasciarsi condizionare da qualsiasi ideologia politica”. Merito di Benedetto XVI, per Pezzotta, è inoltre l’omaggio tributato al cattolicesimo popolare, tipicamente italiano: “Spesso noi non vediamo – ha concluso Pezzotta – che al di sotto della politica ecclesiale c’è il cattolicesimo popolare, il quale svolge un’operazione civile in modo indiretto, in un Paese spesso lacerato come il nostro”. BIGNARDI: «PIÙ FORMAZIONE PER I LAICI IMPEGNATI IN POLITICA»“L’invito del Papa a un maggior impegno dei laici in politica significa un aumento di responsabilità e di qui la necessità di più formazione”: così commenta Paola Bignardi, coordinatore nazionale di Retinopera, le parole di Benedetto XVI sull’agire politico compito dei laici. “Leggo il discorso del Papa come una fiducia maggiore accordata dalla Chiesa ai laici: a noi spetta essere all’altezza con la qualità della nostra testimonianza e del nostro servizio. Maggiore responsabilità inevitabilmente comporta dei rischi, ma questo è bello perché è segno che siamo trattati da adulti”. Anche “Retinopera” approfondirà percorsi formativi perché “non basta una coscienza retta dal punto di vista personale, ma sono necessarie anche competenze, capacità di valutare ed entrare nel merito delle situazioni”. Bignardi, in generale, del discorso del Papa ha apprezzato “la pedagogia del sì che ha offerto”: “Nasce così l’esigenza di rivedere i percorsi formativi nella comunità cristiana, dove troppo spazio è ancora dato ai no, mentre bisogna liberare le energie”. “Il sì cristiano – aggiunge – è un sì alla vita; anzi la vita cristiana si concretizza in un impegno che realizza la dimensione più profonda di noi”. BIANCHI (BOSE): «PER UNA TESTIMONIANZA CREDIBILE»“Bisogna insistere sulla conversione sia della pastorale sia dell’evangelizzazione. Se non c’è un cambiamento nelle nostre Chiese con una fede che sia responsabile e dunque anche con dei fedeli corresponsabili della Chiesa continueremo sempre ad approfondire ma mancherà il “come possiamo” in modo preciso testimoniare Gesù Cristo nella nostra società”. Padre Enzo Bianchi, priore della Comunità di Bose, accoglie con soddisfazione le parole di Benedetto XVI oggi al Convegno di Verona. “Il Papa – dichiara al SIR – ha richiamato ad una testimonianza credibile. Già il card. Tettamanzi lo aveva detto nella prolusione: i cristiani devono essere credibili non per quel che dicono ma per quel che fanno. Il tema sottolineato dal Papa è chiaro: la differenza cristiana in un mondo indifferente. Se noi mostriamo la differenza smuoviamo l’indifferenza, ma se ci mettiamo sugli assetti di indifferentismo come la società attuale perdiamo tutto il sapore”. L’abate ordinario di Subiaco, dom Mauro Meacci, si dice colpito dal riferimento del Pontefice alla matematica, segno di “un’unica intelligenza originaria che suscita domande importanti per la vita di fede e capovolge la tendenza moderna di dare il primato all’irrazionale per riproporre l’unità di teologia e scienza. Un modo puntuale per ridare alla fede un diritto di cittadinanza che è sempre più minacciato”. MONS. FORTE: “NO A CIÒ CHE RIDUCE E OFFENDE L’UOMO”“La cattedra altissima del successore di Pietro è venuta a risplendere in modo più pieno negli anni della sofferenza di Giovanni Paolo II: questo ha voluto ricordarci, oggi, Benedetto XVI, mettendo in evidenza come è veramente l’opera di Dio che si compie nel ministero papale”: mons. Bruno Forte presidente della Commissione episcopale per la Dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi, commenta così il ricordo di Giovanni Paolo II nelle parole di Benedetto XVI all’assemblea del Convengo di Verona. “Nella fragilità umana di Giovanni Paolo II si è manifestata la potenza della croce e la speranza di risorgere è venuta ad annunciarsi al mondo. E questo è un messaggio di grande attualità per una Chiesa, come quella italiana, che si interroga proprio sulla speranza e sul suo fondamento in Cristo. Non è una speranza a buon mercato, ma a caro prezzo, al prezzo dell’amore”. Un amore, che il Papa ha invitato a vivere in modo autentico e non in “forme deboli e deviate”: “Nel discorso mi sembra prevalente – dice mons. Forte – il grande sì che questo Papa ha voluto dire all’uomo come lo ha detto Dio in Gesù Cristo. È chiaro che questo grande sì comporta i no a ciò che riduce, offende e minimizza l’uomo”. MONS. ANFOSSI: «C’È MOLTO DA LAVORARE» “Mi ha molto colpito l’attenzione che il Papa ha per restituire alla ragione, e io dico anche allo studio, il posto che gli compete nella vita dell’uomo, senza dimenticare il cuore”: lo ha detto al SIR il vescovo di Aosta, mons. Giuseppe Anfossi, che da anni riceve i Papi nelle vacanze estive in montagna. “Un altro aspetto rilevante del discorso di Benedetto XVI – aggiunge il vescovo – è la sua sottolineatura della responsabilità della Chiesa per conservare e annunciare fedelmente il Vangelo. Qui, a mio avviso, ci sono degli spazi da coprire, considerando che tra il pensiero organizzato teorico che il Papa ci ha offerto e il pensiero organizzato per guidare la pratica, in una parola la pastorale, ci vuole un lavoro approfondito”. Secondo Anfossi, “non è immediato il passaggio dai principi alla pratica; ci vuole un approfondimento per poter offrire un servizio all’altezza del pensiero che lo ha generato”. “Tutti questi stimoli di Benedetto XVI – conclude – sono comunque da lavorare per una pastorale praticabile e vicina al cuore della gente”.

MONS. BASSETTI: DAL PAPA PAROLE CHIARE SU CHIESA E POLITICA

Discorso al IV Convegno ecclesiale nazionale (Verona 19 ottobre 2006)