Vita Chiesa
La Chiesa di Volterra accoglie il vescovo Alberto Silvani
di Riccardo Bigi
Nel suo stemma vescovile ha voluto unire presente e passato, la Chiesa da cui proviene e quella a cui è stato destinato. Ci sono una luna, simbolo mariano (un omaggio all’Assunta cui sono dedicate le cattedrali di Volterra e di Pontremoli) ma anche richiamo della sua terra, la lunigiana; un libro aperto, ricordo dei 32 anni spesi nell’insegnamento; un boschetto di castagni, che ricorda il suo cognome (Silvani) ma che rappresenta anche un albero molto diffuso nella nostra regione, che con i suoi frutti ha sempre rappresentato una preziosa risorsa per le popolazioni rurali. E poi, le chiavi papali: un omaggio alla diocesi di Volterra da cui proviene papa San Lino, primo successore di Pietro, ma anche per ricordare la data della sua ordinazione episcopale, il 29 giugno. Il motto, semplice e significativo, è preso dal profeta Neemia: «Gaudium Domini fortitudo nostra», la gioia del Signore è la nostra forza.
Monsignor Alberto Silvani inizia questa domenica il suo ministero episcopale nella diocesi di Volterra, a cui il Papa lo ha assegnato lo scorso 8 maggio: gli abbiamo chiesto qual è lo stato d’animo con cui vive questo momento, le sue attese, i suoi progetti. «Non si scandalizzi – esordisce sorridendo – se le dico che conosco molto poco della Chiesa volterrana, e che al momento non ho progetti particolari, se non l’idea di lavorare per la nuova evangelizzazione: non ho piani pastorali in tasca. Nella lettera con cui mi presentavo alla diocesi ho chiesto di essere accettato come un compagno di viaggio: per questo voglio prima di tutto ascoltare, conoscere le persone. Una cosa che mi sta molto a cuore è il contatto con i preti: sono loro, più del vescovo, che vivono il rapporto diretto con i fedeli, che portano la Chiesa in mezzo alla gente».
Nei suoi ringraziamenti dopo l’ordinazione episcopale, nel duomo di Pontremoli, ha espresso il dispiacere. Cosa le mancherà di più?
«Quando si va via c’è sempre un dispiacere, ci sono tanti legami affettivi, tanti ricordi… Ci sono i miei 32 anni da insegnante di liceo, il servizio alla diocesi di Massa Carrara Pontremoli di cui sono stato vicario generale per 18 anni e poi, ultima in ordine di tempo, la parrocchia di Avenza dove pensavo di restare a lungo e invece sono rimasto solo 20 mesi, lasciando tanti progetti in sospeso, tante iniziative avviate».
Adesso però inizia un cammino nuovo…
«La nomina è stata una sorpresa: sicuramente non ci pensavo, avevo fatto anche il cambio di residenza tanto ero sicuro di rimanere qui a lungo. Mi conforta e mi incoraggia l’accoglienza calorosa ricevuta fin dal primo giorno, sia da parte del clero di Volterra, sia da parte dei confratelli vescovi. La vita dei cristiani è basata sulla fiducia in Dio, che se dà un compito dà anche le forze per portarlo avanti. La paura di fronte alle difficoltà è sempre in agguato, ma si vince guardando in alto e fidandoci del Signore».
Come è nata la sua vocazione sacerdotale?
«È nata a scuola, come quella di tanti preti della mia età. Finite le elementari una suora del mio paese, che era la mia maestra, mi propose di entrare in Seminario: avevo il desiderio di diventare prete ma non posso dire che in quel momento avessi ben chiaro cosa volesse dire. Ho fatto le medie e il ginnasio a Pontremoli, poi ho completato gli studi a Parma, quindi la licenza in teologia alla Gregoriana. Poi ho cominciato a fare il parroco di campagna, e a insegnare latino e greco: ho continuato l’insegnamento, che è stata una grande ricchezza, anche dopo essere stato nominato vicario. Adesso, tornato in parrocchia, pensavo proprio di fermarmi ad Avenza… E invece il viaggio continua»
Mons. Alberto Silvani, originario di Virgoletta (Villafranca in Lunigiana) è divenuto presbitero nel 1970, dopo aver frequentato il Seminario vescovile di Parma. Al momento della nomina episcopale, ricopriva la carica di parroco nella parrocchia di S.Pietro ad Avenza (Carrara). Mons. Silvani succede a Mons. Mansueto Bianchi, che aveva lasciato la diocesi di Volterra per quella di Pistoia il 5 novembre 2006.