Vita Chiesa
Fidanzamento: un tempo per imparare la tenerezza
di Fabio Barni
Fidanzati siate teneri. Il che non vuol dire sdolcinati e un po’ molli. Anzi. La tenerezza è il desiderio di amare e di essere amati, è uno stato dell’anima ed è l’unico antidoto alla collera, alla paura e alla tristezza. Tutte parole di monsignor Carlo Rocchetta, teologo pratese, insegnante, già consulente nazionale della Coldiretti e fondatore, a Perugia, della Casa della Tenerezza. Una comunità che cerca di contribuire al progetto di Dio sulla coppia e sulla famiglia, dove si accolgono quelle in crisi e si propone una spiritualità della tenerezza. E se non addirittura il mondo, quest’ultima, salverà le coppie che sapranno sceglierla.
Il sacerdote ha proposto la tenerezza ai fidanzati (tanti) riuniti venerdì sera nel Duomo di Prato, introdotto dal vescovo Gastone Simoni e accompagnato da una coppia di giovani testimoni, Giada e Simone. Coppie sulla via del matrimonio, per lo più giovani, ma anche qualche persona più avanti negli anni hanno ascoltato senza accennare a smanie per il tempo che passava e che, a dirla tutta, è volato via.
Tenerezza come stile di vita, insomma, e come adesione profonda al disegno di Dio. Con una premessa. Monsignor Rocchetta ha iniziato la sua relazione suggerendo alle coppie presenti in cattedrale di «recuperare la parola fidanzati al posto di stare insieme». Insieme, del resto, si sta anche al bar, mentre una coppia che nasce e che si mette in cammino è qualcosa di più di una bibita ghiacciata. «I fidanzati sanno che deve avvenire qualcosa di grande – ha spiegato il sacerdote – e quello del fidanzamento è un tempo di maturazione» durante il quale chiedersi e chiedere “chi sono io, chi sei tu, chi siamo noi per Dio». Senza contare, appunto, che «il matrimonio si costruisce prima del matrimonio», perché se è vero che «la grazia suppone la natura» per dirla con Tommaso D’Aquino, il sacramento «opera su ciò che trova».
Tenerezza, dunque, prima di presentarsi insieme all’altare (e anche da sposati, s’intende) perché il solo desiderio non basta e, per giunta, la «tenerezza sta alla sessualità come l’anima sta al corpo». Invece, di questi tempi, «genitalità e sessualità sono confuse. La sessualità – avverte il sacerdote – è dimensione costitutiva di ogni persona, creata a immagine e somiglianza di Dio, e non un fatto puramente fisico».
Ciò per dire, riassumendo per sommi capi, che «fare del sesso», espressione brutta quasi come la morte, non esaurisce il discorso. L’insieme degli stessi gesti sessuali è ben più ampio e, nel contesto di una crescita all’insegna della tenerezza, il rapporto completo prematrimoniale viene bocciato perché quanto meno insufficiente e addirittura dannoso. Alimentata dai due poli di «desiderio» e «tenerezza», l’energia vitale che deriva dalla sessualità umana può trasoformarsi, secondo monsignor Rocchetta, in «energia di morte« se perde appunto di vista la tenerezza.
Siate teneri, allora. È il miglior modo per non divenire collerici, paurosi e tristi. Con tutti i rischi, per la salute mentale e anche fisica, che ne derivano.