Vita Chiesa
Suor Anna, dai cubi alla danza per Cristo
di Francesca Lippi
Suor Anna è una persona speciale: prima di essere una suora era una ballerina che, oltre alle serate in discoteca come cubista, ha partecipato a programmi in tv con Gigi Sabani, Cristina D’Avena ed altri noti personaggi dello spettacolo. Oggi riflette l’amore di Cristo attraverso la danza e trasmette la sua gioia sul palco dove si muove con sicurezza come qualsiasi ballerina professionista. Al termine dello spettacolo, però, tolto il trucco, indossa l’abito e torna ad essere semplicemente una sorella della Congregazione delle Suore operaie della Santa Casa di Nazareth.
«Facendo un ritiro spirituale per ragazze, durante la meditazione della parola di Dio ho capito che questa era la mia strada. Prima non ci pensavo, ero immersa nel mondo delle grandi luci, come le chiamo io: spettacoli in tv, convention, telefilm, teatro. Dopo la Cresima avevo mollato tutto, a Dio non ci pensavo proprio. Rientravo alle otto di mattina, dopo le serate trascorse in discoteca come cubista, andavo a dormire, la sera mentre ero lì che mi truccavo pronta ad uscire di nuovo, mia madre veniva in camera mia e mi chiedeva di andare a Messa. Io le rispondevo male, mi arrabbiavo e uscivo. E lei per due anni è rimasta in silenzio, ma pregava per me moltissimo. Un giorno, era la vigilia di Natale, mi sono trovata a Messa, dove lei andava di solito e lì mi sono commossa. Poi dopo un po’ di tempo mi sono trovata di nuovo ad una Messa sempre nella stessa chiesa e di nuovo ho pianto. Lì ho capito».
Perché ha scelto di diventare suora operaia?
«È stato il Signore, dopo varie esperienze, dopo che avevo mollato tutto e dopo avergli detto: quando tu vorrai io danzerò di nuovo. Ho incontrato le Suore operaie ed ho capito che quello era il mio Ordine, anche per lo stile di vita che si conduce all’interno della comunità. Ho avuto tante sofferenze nella mia famiglia da piccolina, è stata una vita dura. Il carisma della nostra congregazione è quello di vivere la famiglia. Noi viviamo insieme nella semplicità pregando e lavorando nelle fabbriche, vicine agli operai. Condividiamo il loro lavoro e poi ci occupiamo di aiutare il lavoratore nella parte umana e spirituale. Le mie sorelle lavorano in fabbrica, mentre io mi occupo di danza moderna cristiana, per far riscoprire ai lavoratori che non sono solo un corpo, una macchina che dà una prestazione fisica, ma che hanno dignità, per questo mi è stata offerta la possibilità di aprire una scuola di danza a Palestrina, vicino Roma».
E qual è stata la risposta?
«La risposta è stata davvero grande. Quando le persone si iscrivono spiego loro che i corsi sono di danza moderna cristiana, perciò loro, anche se non vanno a Messa, sanno a che cosa vanno incontro».
In cosa si differenzia la danza moderna cristiana con l’altra?
«Non propongo niente di particolare. Utilizzo tecniche che già si conoscono, usando il mio movimento, il mio corpo. La cosa in più, in questa danza, è Gesù. E non c’è bisogno di nominarlo».
Come viene ideato un suo spettacolo?
«Dipende innanzitutto da chi ci chiama. Lavoro sia da sola che con un gruppo di ragazzi che ho formato. Può capitare che si vada in un carcere o in un teatro di quartiere. Sono situazioni diverse che necessitano di un diverso approccio. Le musiche sono in stile moderno, però con un messaggio cristiano. Uso anche house-music se devo trasmettere ai giovani gli effetti del bullismo, insomma spazio e sono in continua ricerca di musiche diverse».
Le sue consorelle l’hanno aiutata?
«Mio padre che non aveva vissuto l’amore da piccolo e quindi non riusciva a darlo, quando ha saputo della mia decisione di prendere i voti è cambiato ed era felicissimo. E questo è stato motivo di comunione con lui, anche se non andava a Messa. Era orgoglioso di avere una figlia suora e lo diceva a tutti. Anche mia madre era felicissima, mentre i miei fratelli, Marco e Cristiano ancora si chiedono come faccio ».
Cosa le manca del mondo che ha lasciato?
«Niente. Assolutamente. Prima non ero libera. Mi lasciavo vivere e trasportare da ciò che avevo intorno. Anche la danza non bastava, perché non avevo stima di me. Sicuramente ha influito la vita in famiglia, la violenza che ho vissuto. Ma non rimpiango nulla del mio passato, perché è la storia della mia salvezza».
Cosa le ha fatto più male in passato?
«La mancanza d’amore tra i miei genitori».
E il momento più bello dopo la chiamata?
«È avvenuto in questi ultimi due anni quando ho scoperto Dio Padre. Ho avuto una grandissima libertà nel cuore che mi permette di vivere bene tutto il resto».