Vita Chiesa
Il saluto di Firenze al card. Antonelli
Quattromila fiorentini hanno gremito stamani la Cattedrale di Santa Maria del Fiore, nel giorno del patrono San Giovanni Battista, per la Messa e il saluto ufficiale alla diocesi di Firenze da parte del cardinale Ennio Antonelli, chiamato dal Papa a presiedere il Pontificio Consiglio per la famiglia. «Vado a Roma ha detto Antonelli (testo integrale omelia) portando nel mio cuore e nella mia preghiera questo popolo e questa Chiesa fiorentina. Avverto un’enorme sproporzione tra le mie forze e il compito affidatomi. Non ho fatto studi speciali sulla famiglia e non ho un’esperienza internazionale. Eppure vado con fiducia. So che per molti aspetti la famiglia è in crisi, ma so anche che essa costituisce a tutt’oggi un ideale molto sentito tra gli stessi giovani».
In precedenza il cardinale aveva ringraziato i vescovi della Toscana (quasi tutti presenti alla Messa, a partire dal predecessore, il cardinale Silvano Piovanelli, e dall’ausiliare monsignor Claudio Maniago), i fratelli delle altre confessioni religiose, le autorità, i presbiteri e i religiosi, i diaconi e le suore, i laici impegnati della diocesi, ma soprattutto «la gente, le tante persone che ho incontrato nelle celebrazioni, nelle assemblee, nella visita pastorale: bambini, spontanei, festosi, sempre pronti a fare domande; ragazzi e giovani, aperti alla fede e ai valori umani, a volte incerti e disorientati; sposi, desiderosi di costruire reti di amicizia e solidarietà con altre famiglie e di essere aiutati nell’educazione dei figli; anziani pieni di fede e di saggezza; malati duramente provati, eppure sereni e in pace con se stessi e con Dio; protagonisti nascosti di testimonianze ed esperienze commoventi di carità verso il prossimo; operatori di iniziative di volontariato e di solidarietà anche a livello internazionale; popolazioni affezionate ai loro sacerdoti; folle felici di incontrare il loro vescovo, di incrociare con lui lo sguardo e il sorriso».
Saranno questi i tratti che disegneranno nella memoria del cardinale Antonelli l’immagine che porterà con sé della diocesi di Firenze, «immagine bella, nonostante le ombre che non mancano mai nelle cose umane, immagine in sintonia con le bellezze artistiche della città e del territorio».
Antonelli lascia la diocesi dopo sette anni di ministero episcopale in cui la Chiesa fiorentina si è arricchita di 35 nuovi sacerdoti, 29 seminaristi e 27 nuovi diaconi. «In ordine all’evangelizzazione sul territorio, ho cercato ha detto il cardinale di concentrare l’attenzione sui rapporti tra parrocchia e famiglia, con l’indicazione di obiettivi, piste pastorali, iniziative e suggerimenti concreti, secondo due dinamiche: convocare le famiglie a andare alle famiglie».
«In ordine all’evangelizzazione in un orizzonte universale, ho cercato ha aggiunto Antonelli di tenere desta la responsabilità della nostra diocesi, accogliendo seminaristi e sacerdoti studenti dai paesi poveri, sostenendo le nostre missioni in America Latina e in Africa, inviando in missione i sacerdoti disponibili, incoraggiando gemellaggi e visite di cooperazione tra le Chiese e compiendo io stesso vari viaggi». E nella consapevolezza «che la promozione umana è parte integrante dell’evangelizzazione non solo nei paesi poveri ma ovunque», Antonelli ha «incoraggiato la crescita delle Caritas parrocchiali e anche la nascita di laboratori di impegno socioculturale, per trattare i problemi concreti del territorio alla luce della dottrina sociale della Chiesa».
In qualche passaggio dell’omelia, il cardinale ha anche tratteggiato alcuni elementi del suo carattere e del suo stile: «Non indulgo alle discussioni sterili e fine a se stesse. La Chiesa, come affermava Paolo VI, esiste per evangelizzare, cioè per ascoltare e vivere la parola di Dio e per trasmetterla a tutti». E ancora: «Nella pastorale non do importanza alle parole e ai gesti che servono ad avere risonanza mediatica, e neppure ai cosiddetti grandi eventi, pur utili e opportuni qualche volta». Infine, «un piccolo segreto»: «Vi confesso che ogni giorno nella preghiera ho chiesto e continuerò per Firenze due cose: persone consacrate e persone sante, perché una Chiesa che ha persone consacrate e persone sante è lievito per tutta la città».
E a proposito di persone consacrate, sono stati festeggiati ieri, secondo la tradizione fiorentina, i «giubilei» sacerdotali: 25 anni di sacerdozio per don Roberto Berti, il canonico Gianni Cioli, il canonico Stefano Jafrancesco, don John Bosco Mendonca, don Luca Pagliai e don Alessandro Tucci. Cinquantesimo anniversario invece per don Giovanni Baldi, don Guelfo Falsini, don Paolo Giannoni, don Enio Lombardini, don Pierluigi Ongaro, don Alessandro Pacchia, don Giacomo Stinghi e don Giorgio Tarocchi. Insieme a loro anche padre Mario Conti e padre Mario Gerali, scolopi, e padre Emanuele Mezzina, domenicano. Sessant’anni anni di sacerdozio per il canonico Armando Corsi, il canonico Averardo Dini, don Danilo Franceschi, monsignor Elio Pierattoni, don Silvano Puccini, don Renzo Rossi, don Raffaello Rugiadi e monsignor Mino Tagliaferri. A quota 65 il canonico Guido Barchielli, monsignor Guido Ugo Barducci, don Guido Cosi e monsignor Bruno Fuccini. Infine, a festeggiare il ragguardevole traguardo dei 70 anni di sacerdozio sono stati don Furno Checchi, monsignor Ferradino Fiorini e don Giulio Cesare Staccioli.
Alla processione offertoriale hanno partecipate tutte le persone che in questi sette anni sono stati vicini ad Antonelli e alla sua famiglia, in particolare agli anziani genitori, mentre alla fine il responsabile del Centro famiglia ha annunciato il «regalo» della diocesi al cardinale: un progetto di sostegno a famiglie bisognose con il contributo offerto da tutte le realtà della diocesi.
Il saluto del Consiglio pastorale
Pubblichiamo il testo integrale della lettera di saluto inviata al cardinale Antonelli dal Direttore del Consiglio pastorale diocesano uscente, Leonardo Bianchi.
Insieme all’apprezzamento ed alla riconoscenza per la sua ampia ed impegnativa azione pastorale, anche nei momenti meno facili della nostra vita ecclesiale diocesana, che chiamano la nostra Chiesa ad un cammino umile ma determinato a favorire l’unità, la comunione e la conversione per una rinnovata crescita, desideriamo adesso assicurarLe e confermarLe che continuiamo a sentirci pienamente impegnati a raccogliere e seguire l’afflato della Sua passione esortativa, da buon Pastore, nella nostra vita comunitaria e personale, mettendo davvero al centro sempre più pienamente la persona, la famiglia, le comunità intermedie e tutta quanta la nostra comunità, sia ecclesiale, sia civile, ciascuna nel proprio ordine, per cercare, nonostante i nostri limiti, di rendere vera testimonianza della speranza che ci deriva dalla Resurrezione.
Ampia e profonda è la lezione riconducibile al Suo magistero che ci chiama a renderci responsabilmente disponibili gli uni gli altri, ma Lei l’ha esemplarmente sintetizzata facendo riferimento, tra le qualità del popolo fiorentino, al cuore, oltre che all’intelligenza. Ed è proprio a partire dal cuore, illuminato dalla parola di Dio, di Firenze e dei fiorentini (da dovunque provengano) che noi muoviamo per raccogliere sempre, adesso più che mai, la Sua esortazione a lavorare per il bene comune, cercando di innalzare sempre più la città dell’uomo, e di far diventare Firenze ciò che è, la città sul monte, e di farci carico in maniera sempre più piena e responsabile delle riflessioni e sollecitazioni da Lei indirizzateci sempre, ma in particolare ci consenta di ricordare le Omelie pronunciate per le Festività del Santo Patrono (particolarmente quella del 2006 sulla Verità) e per il 40° Anniversario dell’Alluvione, vero appello alla ricostituzione di quel tessuto connettivo civile, sociale e culturale, spesso oggi languente, ed alla riscossa dello spirito e dell’opera al servizio alto di questa nostra comunità. E’ nostra responsabilità, di tutti e, per gli aspetti che più direttamente li chiamano in causa, in particolare dei laici, renderci testimoni di Speranza, e questo Lei non ha mai cessato di ricordarcelo.
Sulla nostra Chiesa, così vivace e plurale, ed anche proprio per questo singolarmente bella nel suo presbiterio, nelle sue famiglie religiose, nel diaconato e nel laicato, traiamo dal Suo Episcopato piena fiducia nell’avvenire, perché, protetta e guidata dall’esempio di San Giovanni Battista, insieme a San Zanobi e Sant’Antonino, sappia vincere le ombre e farsi sempre più comunità evangelizzatrice.