Vita Chiesa
A Firenze l’assemblea delle Chiese Evangeliche
di Jacopo Masini
Dal 5 all’8 dicembre si è svolta a Firenze l’assemblea nazionale della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (Fcei), che ha avuto come argomento il «Conforto reciproco in tempi difficili». A fare da filo conduttore ai lavori assembleari un versetto tratto da Zaccaria: «Io vi salverò e sarete una benedizione. Non temete! Si fortifichino le vostre mani». I delegati hanno proposto le linee progettuali per il prossimo triennio ed eletto i nuovi organi esecutivi, tra cui il nuovo presidente, il pastore metodista Massimo Aquilante, che nel suo discorso ha parlato della crisi del nostro paese: una crisi che oltre che materiale è anche di «orizzonti culturali e di pensiero politico nel senso più alto del termine».
L’Assemblea si è svolta presso la chiesa valdese di via Micheli a Firenze: ai delegati ha portato il suo saluto l’arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori, sottolineando la «grandissima attualità del tema. Siamo tutti chiamati a dare il nostro contributo alla soluzione delle problematiche del paese, in termini di analisi e di operosa partecipazione», ha proseguito l’arcivescovo che ha anche sottolineato il tema della «ospitalità verso lo straniero» come espressione della «solidarietà e dell’attenzione cristiana verso i deboli».
Nel pomeriggio di sabato ha avuto luogo la tavola rotonda su «Le emergenze dell’Italia nella prospettiva della Riforma protestante». L’idea della conferenza, che ha visto a confronto esponenti del mondo evangelico e politico italiano, è stata quella di offrire un indirizzo di discussione ai 120 delegati delle chiese evangeliche membre della Fcei. La tavola rotonda ha declinato le emergenze dell’Italia in cinque ambiti affidandoli via via a diversi esperti: Oscar Luigi Scalfaro, presidente emerito della Repubblica, è intervenuto in un video-messaggio su: «Emergenza costituzionale»; Massimo Toschi, assessore della Regione Toscana, su «Emergenza egualitaria»; la pastora Letizia Tomassone, vice presidente della Fcei, ha invece parlato di «Emergenza ambientale»; Valdo Spini e i senatori Stefano Ceccanti e Lucio Malan hanno trattato di «Emergenza politica», mentre a discutere su «Emergenza immigrazione» è stata l’onorevole Mercedes Frias. Ha moderato la tavola rotonda il pastore Jürgen Kleemann; le conclusioni dell’incontro sono state affidate a Domenico Maselli, presidente uscente della Federazione delle Chiese evangeliche. È proprio il pastore Maselli a tracciare una linea del dibattito che ha avuto luogo: «Siamo qui a Firenze in omaggio alla storia di una città che tanta parte ha avuto nell’elaborazione di politiche di accoglienza e di riconoscimento delle minoranze – ha dichiarato – e proprio da Firenze vogliamo rilanciare il nostro appello per la libertà religiosa e quindi per i diritti di tutte le minoranze confessionali. Lo facciamo pensando al nucleo storico dell’evangelismo italiano, ma anche alle centinaia di migliaia di evangelici immigrati che ormai costituiscono una componente fondamentale della nostra società. Credo che la questione dell’immigrazione rappresenti una grande urgenza perché l’Italia diventi un luogo di accoglienza e di arricchimento umano».
«L’Assemblea è un momento nel quale l’evangelismo italiano discute le sue strategie di lavoro su temi di grande rilevanza pubblica come la laicità, la libertà religiosa, i diritti, l’immigrazione, l’ambiente – ha affermato la pastora Letizia Tomassone, vice presidente Fcei -. Sono stati pertanto giorni di grande dibattito e partecipazione delle diverse componenti dell’evangelismo italiano, tesi a delineare il programma di lavoro della Federazione delle Chiese evangeliche per il prossimo triennio».
I cento anni del movimento ecumenico, tempo di bilanci
«Avete qui qualcosa da mangiare?». La pedagogia di Gesù nel Vangelo di Luca, nel propostoci da meditare, pregare e mettere in pratica per la prossima Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (gennaio 2010), si spinge fino a chiedere da mangiare agli undici spaventati e incerti dopo la sua morte in croce, ancora poco capaci di credere davvero alla risurrezione. Solo nel momento in cui si aprono all’ospitalità e «aggiungono un posto a tavola» riescono a riconoscere Gesù e per la prima volta assaporano di nuovo la gioia.
Forse è arrivato il momento anche per le chiese cristiane italiane di provare ad aiutarsi a vicenda in questo necessario cambio di mentalità di fronte alle sfide del nostro tempo. Abbiamo delle responsabilità comuni che interpellano la nostra adesione a Cristo prima ancora dell’appartenenza a una determinata chiesa.
Un buon esempio di questo sono le cinque emergenze individuate dall’Assemblea delle chiese evangeliche italiane: costituzionale, egalitaria, ambientale, politica e dell’immigrazione. Problemi e temi ampi, con tante sfaccettature, ma tutti riconducibili a quell’essenziale «I care» di milaniana memoria. L’ecumenismo oggi deve assumersi anche questo compito: scuotere dall’indifferenza.
Fra poco, nel 2010, celebreremo il centenario della nascita del Movimento Ecumenico. Sarà tempo di bilanci e di riletture. Molte cose sono radicalmente cambiate dalla Conferenza missionaria internazionale di Edimburgo che ne segna l’inizio. Allora fu un confronto per rispondere ai gravi problemi causati da un’evangelizzazione fatta in terre lontane, da parte di cristiani divisi in chiese diverse, spesso in lotta tra loro. I missionari partecipanti erano quasi tutti europei e appartenenti al solo Protestantesimo. Oggi l’ecumenismo deve rispondere a interrogativi pressanti e ineludibili qui da noi, scelte di campo che le chiese tutte sono chiamate a fare, pena la credibilità del cristianesimo stesso. Da dopo il Concilio Vaticano II al confronto partecipa anche la Chiesa Cattolica e, dopo il crollo del muro di Berlino, anche tutto il variegato mondo ortodosso che non è più presente nel dialogo ecumenico solo a livello formale o di principio. Al contrario si trova ad affrontare problemi anche molto concreti di tipo sociale o del tutto nuovi come l’organizzazione di chiese «nazionali» allargate però oltre i confini della propria nazione a causa dell’emigrazione. L’ecumenismo oggi deve assumersi anche questo compito: scuotere dall’indifferenza.