Vita Chiesa

Il romanzo inedito del vescovo Agresti

di Carmelo Mezzasalma

Il prossimo 12 novembre, all’Istituto degli Innocenti di Firenze, verrà presentato il romanzo «Il Nomade» di Giuliano Agresti (nella foto con Giovanni Paolo II). Rimasto inedito, viene pubblicato dalle Edizioni Feeria – Comunità di San Leolino con prefazione di Domenico Maselli e una postfazione che ne inquadra l’alto significato letterario oltre che spirituale. Di fatto, il racconto non solo è costruito secondo le regole della «fabula», ma proprio nella scrittura rivela quella mano felice di sintesi e di calda espressività che ha sempre distinto la scrittura di Giuliano Agresti.

Come recita il titolo, «Il nomade» racconta di un ex impiegato di banca che, in un anno imprecisato, abbandona la sua casa per scegliere la vita del nomade a cavallo di una vecchia bicicletta, attrezzata per il lavoro di arrotino. Questo antico lavoro permetterà al protagonista di sopravvivere lungo l’insolito vagabondaggio. Così, tutto il racconto respira nella dimensione di un viaggio esteriore e interiore, mentre cogliamo, in tale condizione del viaggiatore, la grande metafora biblica della vita come esperienza di pellegrinaggio carico di scoperte e in cui la presenza silenziosa di Dio si salda continuamente alla dimensione umana e storica. Il viaggio, infatti, è testimoniato dalle figure di Abramo, di Mosè e di Elia e, per ultima, dalla figura di Gesù, «l’uomo-Dio che cammina» e mette in cammino.

Con un’abilità, degna del vero narratore, Giuliano Agresti fa compiere questo pellegrinaggio anche al lettore dal momento che è proprio la scrittura il luogo per eccellenza del viaggio. Insieme al protagonista, in questo intreccio di fatti e di memoria, scopriamo la bellezza dei paesaggi e, al contempo, di personaggi umani che rimandano ad uno sfondo storico-sociale che è, si direbbe, un altro e prezioso testimone del vagare del «nomade». Il narratore crea, così, dei singolari e accattivanti flash-back tra i personaggi incontrati e la sua memoria, a cominciare dal ricordo struggente della ragazza amata fin dall’adolescenza, sposata e morta con il bambino che portava in grembo durante un bombardamento. Tuttavia, la memoria del protagonista non è solo personale: ai ricordi si contrappongono, in effetti, quelli drammatici della guerra e delle sue sciagure, ma anche la situazione italiana contemporanea, caratterizzata dalla violenze terroristiche e dall’incertezza politica, saldando nel racconto il passato al presente, la civiltà contadina al disagio della vita metropolitana.

Ci si potrebbe chiedere, a questo punto, come mai Giuliano Agresti, anche nella operosità dell’attività pastorale, abbia quasi sentito l’esigenza insopprimibile di dedicarsi ad un romanzo. Certo, dal punto della scrittura letteraria, non è possibile dimenticare quel bellissimo libro che è Le fragole sull’asfalto (Edizioni Paoline 1987) ove questa scrittura, come ricorda Nazareno Fabbretti nella Prefazione, è «teologia dello sguardo». Sguardo di speranza e di pietà, di fantasia e di bellezza, al modo di Francesco d’Assisi. Ma nel «Nomade» c’è qualcosa di più: la letteratura come interpretazione della vita e delle sue tensioni storico-sociali, ma per proiettarla verso un al di là, verso un al di dentro, verso un altrove. È un viaggio, allora, che resiste al senso comune, che supera il grido inarticolato del dramma, che scava nelle profondità dell’anima alla ricerca – silenziosa e al di là di ogni linguaggio religioso di comodo – di Dio che cammina in mezzo agli uomini.

Vengono in mente, in questo caso, le espressioni, bellissime e vere, con cui Giuliano Agresti chiude una pagina di Le fragole sull’asfalto: «Ho una foglia in mano e, fuori di ogni follia, conosco la sapida certezza di un salmo omnicomprensivo di lode, mentre viene la notte, sulla strada sterrata e deserta, affollata nell’anima di tutte le presenze» (p. 52). Il nomade, tutto sommato, è colui che fa esperienza dell’unica e irripetibile presenza di Dio nella vita e nella storia.

LA SCHEDATra Firenze e Lucca, una vita dedicata all’evangelizzazione e alla formazione dei laiciNato a Barberino di Mugello nel 1921, monsignor Giuliano  Agresti fu ordinato sacerdote nel 1945. A Firenze è stato rettore del Seminario, assistente dei Maestri cattolici e poi dei Laureati Cattolici, delegato arcivescovile per l’Azione Cattolica, coordinatore dell’apostolato dei laici e poi vicario episcopale per i laici. Fu membro della Commissione per l’educazione cattolica della Cei, e manifestò sempre grande attenzione ai problemi dell’educazione, della scuola cattolica e della stampa. Nominato vescovo di Spoleto (1969) e poi anche di Norcia (1972), fu trasferito a Lucca nel 1973 dopo la morte, nello stesso anno, di monsignor Antonio Torrini e dopo la rinuncia di mons. Enrico Bartoletti, che già ricopriva l’incarico di Segretario generale della Cei. A Lucca rivolse la sua attenzione pastorale non solo ai cattolici praticanti ma anche ai cosiddetti «lontani»  invitando, con precise direttive pastorali, le comunità parrocchiali a preparare l’amministrazione dei Sacramenti mediante un adeguato annuncio della fede e della novità cristiana. Promosse una pastorale d’insieme, fondata sulla collaborazione tra clero, laici e religiosi, che dovevano dialogare tra loro nell’ambito dei Consigli pastorali. Promosse inoltre la costituzione di gruppi vocazionali zonali e di comunità familiari di riflessione evangelica che ricreassero il senso della comunità a partire dal basso, intorno alle case ed alle corti, anche valorizzando il catechismo degli adulti; cercò di ricondurre le devozioni in un contesto liturgico e di arricchirle di contenuti biblici.Il primato dell’evangelizzazione non doveva però tradursi in un disimpegno dei cristiani dalla vita sociale: Agresti valorizzò il lavoro della Caritas, impegnata sul fronte dei nuovi bisogni sociali e delle nuove povertà. In quegli anni sorsero il Centro di Solidarietà, impegnato nel recupero dei tossicodipendenti; la Commissione «Giustizia e pace» della Caritas; la casa-famiglia S. Margherita, per l’accoglienza delle ragazze madri in difficoltà; il consultorio familiare d’ispirazione cristiana; il gruppo volontari del carcere e la Casa S. Francesco per l’avviamento al lavoro degli ex carcerati. Dotato di una profonda spiritualità, egli predicò parecchi corsi di Esercizi spirituali e fu sempre molto attento alla formazione dell’interiorità cristiana ed al mondo della mistica. Rivelò anche notevoli doti artistiche e letterarie, pubblicando parecchi libri.Durante l’episcopato lucchese ricoprì anche nell’ambito della Cei importanti funzioni nei settori dell’ecumenismo e della catechesi, come presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e come membro della Commissione per la dottrina della fede e la catechesi; fu anche membro del Segretariato per i non credenti. Le iniziative per ricordarlo a vent’anni dalla morteMonsignor Giuliano Agresti, arcivescovo di Lucca per diciassette anni, moriva il 18 settembre 1990. In questi giorni quindi sono molte le iniziative organizzate per ricordarlo, nel ventennale della scomparsa. A Barberino di Mugello, la cittadina dove era nato nel 1921, sabato 18 settembre alle 18 sarà celebrata una Messa, presieduta dall’Arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori.

A Lucca venerdì 17 settembre, durante l’assemblea delle Aggregazioni Laicali (presso il Seminario a Monte S. Quirico a partire dalle ore 18.30) ci sarà un intervento di mons. Alberto Brugioni segretario dell’Agresti dal 1979 al 1985. A questo incontro parteciperà anche Paola Bignardi come relatrice sul tema «Laici cristiani, per una comunità adulta nella fede». Sabato 18 settembre, anniversario della morte, presso la Cattedrale di Lucca sarà celebrata una messa alle 9 del mattino presieduta dall’arcivescovo emerito di Lucca mons. Bruno Tommasi, che fu successore di Agresti. Domenica 19 settembre sempre in Cattedrale concerto alle 21 del coro «Costanzo Porta» di Cremona con corali e mottetti di Bach. Infine lunedì 20 settembre alle ore 17, dopo un’introduzione di mons. Italo Castellani, si terrà un dialogo nel salone dell’arcivescovado tra don Giuseppe Bellia che porterà una sua testimonianza intitolata «Un Pastore avanti con i tempi» e don Piero Ciardella che presenterà la ristampa del libro «Elogio della gratuità» di cui Agresti fu autore (ristampa disponibile già in quella sede). Dopo questo incontro alle 18.30 presso la Cattedrale di Lucca si terrà una solenne concelebrazione, per l’occasione presieduta dall’arcivescovo di Perugia e vice presidente della Cei mons. Gualtiero Bassetti.

A Firenze poi, il 12 novembre alle 17 all’Istituto degli Innocenti, si svolgerà la presentazione del libro «Il Nomade», romanzo di monsignor Agresti che, nel ventennale della morte, viene per la prima volta pubblicato dalle edizioni Feeria a cura della Comunità di Gesù e della Comunità di San Leolino. Alla serata interverrà il pastore evangelico Domenico Maselli, che ha scritto anche la prefazione del volume; seguiranno relazioni e testimonianze.