Vita Chiesa
Riscoprire la Parola di Dio. Ecco l’Esortazione postsinodale
L’Esortazione apostolica post-sinodale “Verbum Domini” accoglie “tutte le 55 proposizioni approvate dai padri sinodali e sottomesse alla considerazione” del Papa, e sviluppa “una visione dinamica e dialogica della rivelazione, nella linea della costituzione conciliare Dei Verbum”. Lo ha detto il card. Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi, presentando l’11 novembre in sala stampa vaticana il documento di Benedetto XVI che raccoglie le riflessioni e le proposte emerse dal Sinodo dei vescovi “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”, tenutosi dal 5 al 26 ottobre 2008 in Vaticano.
Un deficit da colmare. Secondo il card. Ouellet, la “Verbum Domini” risponde “a ciò di cui ha bisogno la Chiesa in questo inizio di millennio”. Infatti, “seppure nel secolo scorso la conoscenza della Parola di Dio sia progredita in maniera notevole”, rimane ancora “un deficit da colmare in ciò che riguarda la vita spirituale del popolo di Dio” che ha il diritto “d’esser maggiormente ispirato e nutrito da un approccio più orante e più ecclesiale alle Sacre Scritture”. Tra le questioni da “approfondire ulteriormente” il porporato indica “i temi dell’ispirazione e della verità delle Scritture”. Quanto all’auspicio dei padri sinodali che “il ministero del lettorato sia aperto anche alle donne”, il card. Ouellet assicura che esso “è stato preso in considerazione e il Santo Padre sta studiando attentamente la questione”.
Il “Papa della Parola di Dio”. “Domenica scorsa il Papa ha consacrato a Barcellona la chiesa della ‘Sagrada Familia’; la pubblicazione della ‘Verbum Domini’ potrebbe essere considerata una bellissima basilica della teologia e della Parola di Dio”, costruita per “nutrire il popolo cristiano nel suo cammino alla ricerca della bellezza e della verità”. Mons. Nikola Eterovic, segretario generale del Sinodo dei vescovi, definisce in questi termini l’Esortazione apostolica e ne spiega gli obiettivi: “Comunicare i risultati dell’Assemblea sinodale”, riscoprire la Parola di Dio “fonte di costante rinnovamento ecclesiale”, “promuovere l’animazione biblica della pastorale”, essere “testimoni della Parola” e amarla, intraprendere “una nuova evangelizzazione”, “favorire il dialogo ecumenico”. Nel rilevare il “grande contributo” di Benedetto XVI all’Esortazione, mons. Eterovic sottolinea che “in essa è raccolto il suo ricco magistero sulla Parola di Dio, espresso anche durante la XII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi”. Il documento, pertanto, “evidenzia ancora una volta la priorità della Parola” nel pontificato di Benedetto XVI. Per questo, conclude, “il Santo Padre può essere definito il Papa della Parola di Dio”.
Una “stringente reciprocità”. “Occorre comprendere e vivere il valore essenziale dell’azione liturgica per la comprensione della Parola di Dio”: questa affermazione di Benedetto XVI contenuta nella “Verbum Domini” non è “una semplice raccomandazione”, bensì “una vera e propria dichiarazione programmatica”; un principio “che governa non solo la comprensione come esclusiva attività intellettiva, ma soprattutto il ‘comprendere e vivere’ la liturgia in vista della comprensione della Parola di Dio”. Ne è convinto mons. Fortunato Frezza, sottosegretario del Sinodo dei vescovi, che ha sottolineato la “stringente reciprocità” di liturgia e Parola. Soffermandosi su questo legame ha quindi evidenziato l’attenzione del Papa per la celebrazione eucaristica, l’amministrazione dei sacramenti e la liturgia delle ore. Diversi i suggerimenti e le proposte concrete dell’Esortazione per l’animazione liturgica. Tra questi la valorizzazione del silenzio dopo la proclamazione della Parola, “in quanto permette la migliore attitudine per un profondo ascolto del cuore”, e la necessità di un’adeguata “diffusione acustica delle letture bibliche” per renderne accessibile l’ascolto anche ai non vedenti e ai non udenti.
La “stella polare”. Di “trattato” costruito “come un trittico” sul “filo conduttore” di “quel capolavoro teologico e letterario che è il Prologo di san Giovanni”, ha parlato il presidente del Pontificio consiglio della cultura, mons. Gianfranco Ravasi. Sono infatti versetti del prologo giovanneo, “testo che offre una sintesi di tutta la fede cristiana”, ad introdurre ognuna delle tre sezioni che compongono il documento. “Tre orizzonti – ha spiegato mons. Ravasi – nei quali fiorisce la Parola di Dio: Cristo, la Chiesa, la missione nel mondo”. Secondo il presidente del dicastero vaticano, “la questione dominante” nel documento “è l’ermeneutica”, ossia “la corretta interpretazione del testo sacro” di fronte ai rischi di “vago allegorismo” o di “fondamentalismo” di chi riduce la Bibbia ad “un’espressione letteraria del Vicino Oriente” o di chi al contrario ne fa “una lettura esclusivamente spiritualista o, peggio, distorta”. La Bibbia è “simile” a Cristo: “Come il Lògos in Lui diventa carne” così nella Scrittura “la Parola diventa parole”. Molto importanti – a giudizio dell’arcivescovo – le pagine che rilanciano la concezione di Bibbia “come grande codice per la cultura dell’Occidente, un’autentica stella polare senza la quale non siamo in grado di comprendere la nostra letteratura, la nostra arte e neppure il nostro ethos”.