Vita Chiesa
«Caro signor Papa….». I bigliettini sulla tomba
di Marco Lapi
«Santo subito». La richiesta avanzata a furor di popolo alla morte di Papa Wojtyla non si è fermata agli striscioni esibiti a San Pietro, ma si è trasformata nella testimonianza offerta dalle migliaia e migliaia di persone che quotidianamente hanno visitato la sua tomba. A questo fenomeno un anno fa, nel quinto anniversario della scomparsa, la giornalista versiliese Elisabetta Lo Iacono già autrice del libro Se mi sbaglio mi corrigerete. La rivoluzione comunicativa di Giovanni Paolo II (Edizioni Ocd, 2008) e docente di giornalismo presso la Pontificia facoltà teologica Seraphicum di Roma ha dedicato la sua nuova opera Caro Signor Papa. Cosa scrivono i fedeli a Giovanni Paolo II (Edizioni Messaggero Padova, euro 15).
Per realizzarla, l’autrice ha avuto la possibilità di consultare gli innumerevoli scritti semplici bigliettini o vere e proprie lettere lasciati dai fedeli, ma anche di osservare con discrezione il loro comportamento durante la visita alle Grotte Vaticane. Un lavoro certosino compiuto con estremo pudore, dovendosi addentrare in vicende e situazioni del tutto personali e talvolta estremamente delicate, ma portato avanti nella consapevolezza di poter così offrire una grande testimonianza del rapporto unico venutosi a creare tra questo Papa e la gente, non interrottosi neppure con la sua morte.
«La lettura dei messaggi indirizzati a Giovanni Paolo II ha scritto la Lo Iacono è una di quelle esperienze che lasciano un segno profondo. Significa da una parte condividere i dubbi, le paure, le speranze e le debolezze dell’uomo moderno, dall’altra partecipare a una vera e propria comunione con papa Wojtyla, andare a fondo del suo particolare essere trinitario di uomo-papa-santo. Una ricerca che vuole, innanzitutto, comprendere e condividere questo dialogo quotidiano di migliaia di fedeli, naturale ed eccezionale risposta alla sua grande carica comunicativa».
E quello che più colpisce, infatti, è proprio la confidenza, decisamente lontana dalla devozione formale, con cui molti «parlano» al Papa, sempre vivo e presente, santo ma anche amico e confidente, come dimostrano alcuni esempi: «Ti porto il mio bambino, quello che abbiamo voluto così tanto e che secondo i dottori non doveva arrivare. Ma grazie a te è arrivato»; «Noi abbiamo deciso di proclamarti santo protettore delle nostre persone e del nostro legame sentimentale»; «Ho trovato la forza di reagire al suicidio di mio figlio dopo averti sognato».
Di uno dei tanti bambini che pure hanno scritto a questo Papa «così simpatico», è l’espressione che dà il titolo al libro, dove sono ospitati anche contributi dei cardinali Angelo Comastri e Zenon Grocholewski, del postulatore monsignor Slawomir Oder; del sociologo Sabino Acquaviva e del vaticanista Giuseppe De Carli, prematuramente scomparso lo scorso luglio.