Vita Chiesa

Il papa operaio e la coincidenza del 1° maggio

Ufficialmente la data è stata scelta perché la prima domenica dopo Pasqua, detta domenica in albis, è per la Chiesa la festa della Divina Misericordia, devozione a cui papa Wojtyla era particolarmente caro tanto da aver canonizzato la sua promotrice, suor Faustina Kowalska. Ma che la beatificazione di Giovanni Paolo II coincida con il primo maggio, la festa dei lavoratori, è un dato che non stona con la vita di Karol Wojtyla, il «papa operaio» che è stato mediatore tra l’etica e il lavoro e grande promotore della Dottrina sociale della Chiesa.

Quando le forze di occupazione naziste chiusero l’università della sua Cracovia, il giovane Karol entrò nella Solvay polacca, lavorando per quattro anni nelle cave di pietra di Zakrzowek, poi alle caldaie di Borek Falecki e Nowa Huta. Successivamente, il «papa operaio» avrebbe offerto tanto al mondo cattolico quanto a quello laico ben tre encicliche sul lavoro, la “Laborem exercens”, la “Sollecitudo Rei Socialis” e la “Centesimus Annus” (Le 14 encicliche). Già nella sua prima omelia da papa aveva invitato ad aprire a Cristo le porte non solo dei cuori ma anche dei “confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo”, riproponendo quindi con forza il ruolo pubblico della fede cristiana in tutti gli ambiti della vita.

Con l’avvicinarsi del 2000, nella Lettera apostolica “Tertio millennio adveniente” Giovanni Paolo II chiese a tutti i cattolici di fare un esame di coscienza sull’applicazione della Dottrina sociale della Chiesa e quindi concepì il progetto di un “Catechismo sociale” che riassumesse l’intero corpus della Dottrina sociale della Chiesa: fu così che nacque il Compendio della Dottrina sociale della Chiesa.

Anche per questo, quindi, la coincidenza tra il primo maggio e la beatificazione è un fatto “eccezionale e inusuale”, come ha osservato anche l’ex presidente della Camera e leader di Rifondazione Comunista, Fausto Bertinotti. Da papa, Giovanni Paolo II rese più volte visita alle fabbriche, ai cantieri e alle imprese. “Il dato essenziale nel suo rapporto con il mondo del lavoro – ha osservato il segretario della Cisl Raffaele Bonanni – è stato quello di aver speso per il sindacato parole in piena controtendenza, in un momento in cui molti e agguerriti erano i detrattori del sindacato. Giovanni Paolo II disse una cosa che ci squarciò il cuore, e cioé che il sindacato è connaturato alla natura dell’uomo che questi ha bisogno di difendersi dallo sfruttamento”.  (Asca)