Vita Chiesa
Con i giovani toscani alla Gmg di Madrid
Circa 1500 i giovani toscani presenti a Madrid per la XXVI Giornata mondiale della gioventù. Tra questi una delle delegazioni più numerose era quella della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, che, come troupe televisiva dell’emittente Telesandomenico, abbiamo seguito passo passo durante la settimana vissuta a Madrid (Guarda i video di Telesandomenico).
La nostra attenzione comunque si è rivolta anche ai giovani provenienti da altre diocesi toscane come Lucca, Prato, Fiesole e Firenze. Sette giorni intensi in cui abbiamo raccolto testimonianze, racconti, storie di vita personale, vere e proprie conversioni. Fin dal nostro arrivo in Spagna, ci ha sorpreso la voglia di raccontarsi di questi ragazzi, il loro entusiasmo, il loro essere un’unica comunità, avendo già condiviso l’esperienza delle giornate delle diocesi a Valencia.
Ma ad aprirsi ai nostri microfoni sono stati anche parroci, vescovi, animatori e volontari dell’organizzazione di questo immenso evento. Attraverso i loro occhi siamo riusciti a cogliere le suggestioni dei momenti formativi, come le catechesi tenute per tre giorni in parrocchie diverse della città da illustri oratori, la commozione di una cristianità autentica vissuta nella semplicità e nella quotidianità durante le preghiere e le riflessioni, ma anche lo scoraggiamento dovuto al grande caldo e agli alloggi precari, spesso dormendo all’aperto su materassini e tende o sotto tettoie di palestre e scuole, con docce improvvisate sprovviste di acqua calda e lunghe file per usufruire dei pochi servizi igienici disponibili.
Monsignor Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, ci ha svelato il suo stupore di fronte a questi giovani toscani sereni e coraggiosi, pur in mezzo a mille difficoltà da superare. «Hanno dimostrato sempre grande attenzione e vitalità. Sono stati partecipi nei momenti di dialogo che ho avuto la possibilità di condividere con loro, esprimendo la loro voglia di crescere, con tante domande e l’entusiasmo tipico di chi sa apprezzare le cose belle anche quando costano tanta fatica». In particolare Betori è stato colpito dallo spirito di fratellanza che animava i giovani provenienti dai luoghi più remoti del nostro pianeta. «Ho scelto di parlare a questi ragazzi ci ha spiegato dell’importanza per noi cristiani di essere cittadini del mondo ma nello stesso tempo stranieri in ogni luogo, non assimilati al mondo, ma anima, spirito che dà consistenza e significato al mondo stesso».
«Ho partecipato a tante giornate mondiali della gioventù ma il momento d’incontro con il pontefice ha affermato don Danilo Costantino, responsabile della pastorale giovanile della Toscana è ogni volta un’emozione unica. La cosa più bella è stata vedere la commozione dei ragazzi che vivevano per la prima volta questa esperienza, letteralmente rapiti dalle parole del Santo Padre, in religioso silenzio anche durante il violento temporale scoppiato durante la Veglia, mettendo tutti in seria difficoltà. Hanno tutti dimostrato davvero la voglia di aderire all’invito del Papa di essere «radicati in Cristo e saldi nella fede», continuando a pregare e poi a esultare al grido Esta es la juventud del Papa. Un’esperienza che sarà difficile da dimenticare». La condivisione di questi forti momenti spirituali, ma anche di divertimento e svago, potendo conoscere ragazzi di altre nazionalità, scambiandosi bandiere, oggetti tipici della propria nazione, intrecciando conoscenze e nuove relazioni è stata davvero una palestra di inter-cultura per tutti.
Il vescovo di Prato Gastone Simoni, riprendendo le parole della catechesi del card. Tettamanzi, ha dichiarato: «Vedo in loro quel ramoscello di mandorlo fiorito che vedeva Geremia. Un segno di speranza per il mondo intero, perché quando si sta alla scuola di Gesù e si impara che è Dio il Padre, come si fa a non sentirsi fratelli anche se distanti per cultura e origini? Queste giornate hanno insegnato ai nostri giovani che prima di tutto ci sono le persone umane, non le razze nei confronti delle quali dobbiamo aprirci con spirito d’amore. Una lezione di vita che sicuramente riporteranno anche nella nostra diocesi dove il problema dell’integrazione è avvertito in maniera forte».
L’arcivescovo Riccardo Fontana, che ci ha dato la possibilità di essere presenti come giornalisti e reporter, ha palesato il suo interesse e le sue grandi aspettative per i frutti che porterà questa Gmg investendo in essa da mesi, durante la preparazione, anche con dirette televisive che hanno seguito i momenti di avvicinamento all’evento, partecipando in prima persona accolto con grande entusiasmo da una nutrita delegazione diocesana al suo arrivo all’aeroporto di Barajas, tenendo una serie di incontri, progettando il futuro della Pastorale giovanile. E adesso siamo pronti a raccogliere i resoconti di questa esperienza di pellegrinaggio, e lo faremo anche con altri appuntamenti televisivi.
Michele Francalanci e Maria Grazia Profeta
L’intervista: «Esperienza che trasforma. Ma ora viene il bello…»
di Andrea Bernardini
L’entusiasmo dei giovani ha contagiato la Spagna e, in particolare Madrid. Ma ha anche messo in difficoltà gli organizzatori che non si aspettavano un’adesione così massiccia all’evento». Giuseppe Colombino, 36 anni, originario della Sardegna, laureato in Informatica, di professione fa il programmatore. È impegnato nel Servizio diocesano di pastorale giovanile della diocesi di Pisa dal 1999. Ha vissuto le Gmg europee degli ultimi dodici anni: era a Roma nel 2000, a Colonia nel 2005, e questa estate è partito per Madrid, dopo aver raccolto le iscrizioni e consegnato i kit del pellegrino ai 253 giovani pisani che, con lui, hanno partecipato quest’anno al grande happenning con Benedetto XVI.
Stanchi ma felici
«È stata una esperienza molto significativa. Anche chi si era iscritto alla Gmg più per obbedienza verso il proprio parroco che per convinzione personale, è tornato a casa trasformato. Mi sto riferendo soprattutto agli adolescenti, alla loro prima Giornata mondiale: ho ancora nella mente i volti di tanti giovanissimi che non si sono persi una celebrazione o una catechesi e che anzi vi hanno partecipato attivamente, ponendo domande al vescovo relatore; ragazzi che hanno utilizzato queste settimane per mettere ordine nella propria vita: confessandosi o chiedendo direzione spirituale ai diversi sacerdoti che ci hanno accompagnato. Visibilmente colpiti dalle parole pronunciate a Madrid in piazza Cibeles o durante la celebrazione alla spianata di Cuatro Vientos – da Benedetto XVI, che ci invitava a farci riflesso per gli altri, a non scoraggiarci di fronte ad un mondo che sembra voler fare a meno di Dio. Quasi choccati, sicuramente contagiati dall’entusiasmo di centinaia di migliaia di coetanei provenienti da ogni angolo del mondo e a noi uniti nella fede».
E adesso?
«Adesso viene il bello. Dovremo lavorare sugli stimoli ricevuti in queste settimane. Cercando di capire come tradurre nella vita di tutti i giorni, in casa, a scuola, a lavoro, in parrocchia quello che abbiamo vissuto in questo evento straordinario».
Un giudizio sull’organizzazione
«La Gmg non è un evento facile da gestire. Soprattutto quando il numero dei giovani per i quali è stata predisposta l’accoglienza cresce a dismisura negli ultimi giorni. Forse proprio questa adesione massiccia’ ha messo un po’ in crisi gli organizzatori. Un esempio su tutti: a Tres Cantos abbiamo dormito in una grande palestra attrezzata per seicento giovani, dove però gli under 30 erano almeno 1.200. Qualcuno ha potuto usufruire dei bagni o delle docce alle tre di notte Per la verità, prima di partire, i nostri ragazzi erano stati avvertiti che partecipare alla Gmg non era esattamente la stessa cosa che trascorrere una o due settimane di relax in un centro benessere ».
Poi ci si è messo anche il clima…
«Ai deficit organizzativi dobbiamo associare anche le bizze’ di madre natura . Il mare forza otto che ha ostacolato la navigazione di andata verso Barcellona, il sole a picco e poi il violento acquazzone che ha accompagnato la veglia dei giovani con il Papa. Devo dare atto che, nella gestione delle difficoltà, non siamo mai stati lasciati soli: l’organizzazione ci aveva messo a disposizione numerosi giovani volontari spagnoli. A casa ci siamo portati i loro sorrisi e la loro disponibilità più che i deficit organizzativi. Al resto ha pensato la Provvidenza».