Vita Chiesa

Rinnovare la catechesi, un percorso verso il 2015

di Chiara Domenici

Nell’approssimarsi dell’anno della fede indetto dal Santo Padre a partire dal prossimo ottobre, i vescovi toscani hanno preso in esame nell’ultima assemblea un elaborato prodotto dalla Commissione regionale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi. Nel documento si parla dell’Iniziazione Cristiana, vista in prospettiva educativa. I Vescovi toscani lo hanno ritenuto «uno strumento valido per lo studio e l’approfondimento del tema a livello dei vari uffici catechistici diocesani, in vista di quanto verrà suggerito in proposito a livello nazionale».

Ma come nasce questo elaborato e quali saranno i suoi sviluppi, lo abbiamo chiesto a monsignor Simone Giusti (nella foto), vescovo di Livorno e responsabile della Commissione regionale per la catechesi.

«Nel 2015 la Conferenza Episcopale Italiana – spiega monsignor Giusti – affronterà una rivisitazione globale dell’ambito riguardante l’Iniziazione Cristiana. In vista di questo appuntamento, a livello regionale e diocesano stiamo cercando di approfondire e sviscerare questo tema sotto i diversi punti di vista. Nel 2013 infatti come commissioni regionali dovremo stilare un documento propositivo da consegnare alla CEI. Il testo che abbiamo elaborato come Commissione per la dottrina della fede è un documento provvisorio, che sarà proposto all’attenzione degli uffici catechistici regionali e dalla Conferenza Episcopale Toscana nella prossima sessione di giugno. Il documento nella sua versione definitiva sarà diffuso a settembre proprio attraverso un inserto di Toscana oggi».

Nell’elaborato si mette in evidenza soprattutto un aspetto: l’iniziazione cristiana deve avvenire alla luce di una formazione educativa più ampia. «Già nei documenti post conciliari del 1973 – rivela il Vescovo Simone -  mi riferisco ad esempio al testo Evangelizzazione e sacramenti, si affrontava questa questione: l’iniziazione cristiana è  un processo educativo basato su esperienze di fede per generare cristiani, dunque essa non può prescindere da una formazione più ampia dei ragazzi. Non si possono vivere i Sacramenti e la loro preparazione in maniera episodica, occorre inquadrare questa educazione alla fede in un’educazione generale che riguardi integralmente la persona. Purtroppo, spesso legati a vecchie tradizioni, non siamo ancora stati capaci di attuare i documenti del Concilio».

In pratica, come si dice anche nella bozza del documento, non è in crisi l’iniziazione cristiana in quanto tale, ma la sua pedagogia: «La considerazione da cui muovere per ripensare un modello di iniziazione cristiana dei ragazzi adatto al nostro contesto è di natura psicosociale e più esattamente riguarda la risposta da dare al cambio culturale e dei processi di socializzazione, che sembrano non favorire il tradizionale modo di realizzare l’iniziazione ecclesiale».

Per ovviare a questa carenza di modello, continua il testo: «Occorre mettere in stretta unione il rapporto tra passaggi della fede, passaggi della vita e condizioni di apprendimento, trasformazione ed elaborazione del personale progetto di vita. Per superare la crisi occorre, infatti, un modello di itinerario olististico, capace, cioè, di includere le dimensioni della vita: conoscenza, adesione della volontà, abilitazione a realizzare».

Naturalmente questa proposta stilata dalla Commissione regionale per la Dottrina della Fede dovrà trovare le sue applicazioni in contesti diversi a livello diocesano e parrocchiale, ma una novità suggerita nel documento è il cambiamento di prospettiva nel dopo Cresima, che poi è anche il periodo più critico, legato all’abbandono della frequenza da parte dei ragazzi.

Si parla infatti di un «orizzonte plenario» dell’Iniziazione cristiana, che non si conclude con il Sacramento della Confermazione, ma procede oltre, fino alla «Professione di fede», espressa pubblicamente dai ragazzi, nell’ambito della celebrazione per la Pentecoste. Intorno ai 18 anni, nell’età in cui si prendono le prime grandi decisioni, in cui si diventa maggiorenni nella vita e quindi anche nella fede, si esprime la propria opzione fondamentale per Cristo: «È questo – si dice nel Documento – il tempo che riteniamo propriamente iniziatico in quanto i ragazzi sono stati condotti a prendere coscienza delle diverse possibilità di vita e possono decidere di seguire la proposta evangelica. Poiché riteniamo ancora molto utile collegare a tale momento la celebrazione del sacramento della cresima, l’intero momento formativo potrà assumere il carattere di vero e proprio catecumenato crismale a partire e in vista della celebrazione della confermazione per condurre sino alla Professione di Fede nella Solenne Eucarestia in una domenica del Tempo Pasquale (preferibilmente la domenica di Pentecoste); questa solenne eucarestia sarà l’atto sacramentale finale del cammino dell’Iniziazione Cristiana».