Vita Chiesa

Mons. Castellani: «L’Anno delle fede ci aiuterà a riscoprire le cose essenziali»

di Lorenzo Maffei

«E’ un ritrovarci insieme, presbiteri e fedeli laici, non tanto per  ripartire quanto per confermarci nell’adesione al Signore Gesù e custodire insieme il dono prezioso della fede vissuto in una Comunità di discepoli». È con queste parole che l’arcivescovo di Lucca, Italo Castellani, descrive la convocazione diocesana che si è svolta il 2 settembre scorso nella cattedrale di S. Martino. È in partenza per Milano, quando lo incontriamo, per partecipare alle esequie del Cardinal Martini, ma risponde volentieri alle nostre domande.

Nella sua diocesi, ogni anno nella prima domenica di settembre, lei convoca tutta la comunità cristiana per un incontro che apre l’anno pastorale. Anche quest’anno ha consegnato una lettera che sarà strumento di lavoro per tutte le parrocchie e associazioni. Perché ogni anno questo appuntamento? Quali i temi e le indicazioni di questa nuova lettera?«Ormai è divenuto un appuntamento significativo. È un ritrovarci insieme, appunto come Comunità di discepoli convocata per un incontro. Ed è proprio il sentirci convocati che aggiunge valore e intensità a questo momento. Le lettera, consegnata “ai cristiani dell’arcidiocesi di Lucca”, parte dai due anniversari che ricorderemo con l’Anno della Fede (50 anni dall’inizio del Concilio e 20 anni del Catechismo della Chiesa cattolica, ndr), e vuole porre alla nostra Chiesa locale una domanda: “cos’è oggi essenziale per la vita delle nostre comunità cristiane?”. E per chiarire questa domanda ho ripreso i tre interrogativi che già Paolo VI poneva alla Chiesa all’indomani della conclusione del Concilio: “Chiesa di Dio: Chi sei? Da dove vieni? Dove vai?”. Tre interrogativi che ci aiuteranno a proseguire nel percorso di “ascolto di Dio e dell’uomo” già intrapreso da qualche tempo, per diventare sempre più assidui discepoli della Parola e attenti, con scelte concrete, alle necessità e ai cambiamenti del mondo intorno a noi».

I contenuti della lettera emergono anche dal lavoro degli organi pastorali e dai temi dei convegni diocesani. Quest’anno, nel giugno scorso, è stato affrontato il tema della crisi della società che è anche crisi dei cristiani. Con un occhio alla sua realtà diocesana, ma guardando un po’ al contesto della Chiesa in Italia, quali sono per lei le fonti maggiori di preoccupazione e di speranza in un contesto in continuo stravolgimento?

«È impossibile fare una graduatoria delle preoccupazioni e delle speranze. Un po’ in tutti c’è disorientamento e ansia e gli aspetti di crisi e difficoltà alla fine sono collegati tra loro, minando quello che è il sentire profondo del cristiano: la fiducia e la speranza. Se dovessi dire quella che è la preoccupazione più avvertita è proprio il diffuso senso di sfiducia in se stessi,  negli altri e quindi anche in Dio. E la cosa rimarchevole è che di questo diffuso senso di sfiducia e nella reazione, spesso “non reazione”, che ne deriva, purtroppo non appare grande differenza tra il credente e il non credente. Di questa preoccupazione diventano punti nodali i giovani e le famiglie. Certo ci sono pure segni che orientano verso la possibilità di superare questo momento critico: li leggo nella buona volontà espressa da molti, sia singoli che istituzioni, di trovare momenti proficui di confronto e dialogo, per superare steccati e fare il bene della gente».

Sta per aprirsi l’Anno della Fede proclamato da Benedetto XVI, e la lettera pastorale che ha consegnato alla sua diocesi rientra nel solco di questo grande appuntamento. Lei tra l’altro fa parte di un gruppo di lavoro ristretto che sta preparando alcune iniziative internazionali che avverranno a Roma nel 2013. Può spiegarci cos’è l’Anno della Fede? Lei, di cosa si sta occupando?

«L’Anno della fede è un invito a un’autentica e rinnovata conversione al Signore, unico Salvatore del mondo; secondo l’intenzione di papa Benedetto XVI quest’Anno che si apre deve suscitare in ogni credente l’aspirazione “a confessare la fede in pienezza e con rinnovata convinzione, con fiducia e speranza”.  In occasione dei cinquanta anni dell’inizio del Concilio e dei vent’anni dalla pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica viene offerto questo sapiente e prezioso approfondimento, che ho ripreso nella lettera pastorale alla mia diocesi, per mettere in luce con sempre maggiore evidenza la gioia e il rinnovato entusiasmo dell’incontro con Cristo. Il mio compito, con altri, nelle istituzioni che hanno l’incarico di seguire questo evento, è di aiutare a sottolineare e approfondire gli obbiettivi dell’Anno della Fede in chiave vocazionale così come indicato dal Santo Padre. Tra l’altro in questo contesto verrà anche proposto nel 2013, a livello mondiale, un pellegrinaggio alla Sede di Pietro per seminaristi, novizie, novizi e quanti sono in cammino vocazionale».

Benotto contro i rischi del relativismo:  «Credere è diventato una faccenda privata»

«Sta crescendo una notevole e diffusa ignoranza circa i contenuti della fede, spesso recepiti attraverso i canali deformanti della comunicazione sociale, non dimenticando che gli stessi contenuti della teologia della fede, in quanto tali, vengono filtrati dal sentire soggettivo di ciascuno, per cui se ne accettano alcuni elementi, mentre se ne rifiutano altri». Lo scrive l’arcivescovo di Pisa Giovanni Paolo Benotto in una lettera alla Chiesa pisana che propone, in vista dell’inizio dell’ Anno della Fede, «una serie di riflessioni e di proposte che vogliono attualizzare per la nostra Diocesi l’iniziativa che il Papa ha proposto alla Chiesa universale».

«Il soggettivismo e l’individualismo – scrive Benotto – sono spesso all’origine della perdita di valore del patrimonio di fede che la Chiesa è chiamata a trasmettere e che il singolo si sente in diritto di valutare se e in quale misura accettare per sé e la propria esistenza. La conseguenza è che il potere decisionale e discrezionale della singola persona e dello stesso singolo fedele circa la propria adesione ai contenuti della fede, è spesso determinato dall’ignoranza e dalla perdita del senso della oggettività della fede stessa, che rimane in balia del sentire soggettivo di ciascuno».

L’Arcivescovo denuncia, nella sua Lettera, anche «una grave carenza del “senso di Chiesa”. Se il patrimonio della fede è affidato alla custodia e all’annuncio da parte della Chiesa, ma la Chiesa non è percepita nella sua vera identità, è ovvio che alla fine, rifiutando la mediazione della Chiesa, si finisce per rifiutare anche la fede; oppure, sia per l’una che per l’altra si accoglie solo una valenza sociologica e la capacità di fornire e di definire un’area di appartenenza e di identità comune, ma assai superficiale ed esteriore».Nasce così, prosegue l’Arcivescovo di Pisa, «una specie di schizofrenia tra i principi che si dice di credere e le azioni che si compiono ogni giorno; la vita vissuta quotidianamente diventa altra cosa rispetto alla fede e la testimonianza cessa di essere credibile anche quando non si dimenticasse il dovere di trasmettere agli altri quanto ricevuto da chi ci ha preceduto nella professione di fede».

La lettera si sofferma anche sui motivi di questa crisi della fede: «Un ambito in cui la fede fa fatica ad essere trasmessa da una generazione all’altra è proprio lo spazio naturale nel quale invece la fede è sempre stata trasmessa: la famiglia. Ci troviamo attualmente ad uno snodo epocale con tutte le contraddizioni del caso: si chiedono ancora i sacramenti per sé e per i figli, ma, dato che la fede è diventata una “faccenda privata”, ci si preoccupa assai poco della sua trasmissione anche là dove invece tutto chiede condivisione e sostegno reciproco».

Benotto indica quindi una priorità che emerge da queste riflessioni: «quella della formazione di laici adulti che siano consapevoli della propria nativa vocazione di evangelizzatori in stretto e necessario rapporto con i ministri ordinati. Altra urgenza è una forte attenzione a coniugare ogni attività ecclesiale con un forte e perseverante impegno educativo a tutto campo e specialmente nei percorsi della iniziazione cristiana dei fanciulli, dei ragazzi e dei giovani, come nella preparazione degli adulti al sacramento della cresima e del matrimonio, e alla celebrazione dei sacramenti della Iniziazione Cristiana dei figli».

Le indicazioni pastorali che concludono la lettera sono quindi per una «fede vissuta», anche attraverso esperienze di servizio e di carità; una «fede studiata», con la lettura dei documenti del Concilio e del Catechismo; una «fede pregata», con l’intensificazione delle occasioni di preghiera comunitaria; una «fede annunciata e proclamata», in intima relazione con il tema della «nuova evangelizzazione».In diocesi di Pisa, l’anno della fede inizierà ufficialmente il 25 ottobre prossimo con una solenne celebrazione Eucaristica in Cattedrale, alle ore 18,  nella festa della Madonna di Sotto gli Organi a cui l’anno sarà affidato.

Convegni, celebrazioni, dibattiti: così le diocesi si preparano all’appuntamento

L’Anno della Fede è al centro delle riflessioni di tutte le diocesi toscane, che proprio in questi giorni riprendono le loro attività guardando al nuovo anno pastorale.

La Diocesi di Grosseto si prepara all’apertura dell’Anno della fede con un incontro, presso il Centro di Spiritualità «Sestinga» di Vetulonia (Gr), dove il Vescovo ha convocato, per sabato 8 settembre, tutti i responsabili, sacerdoti e laici, degli Uffici e delle Commissioni Diocesane. Seguirà poi, il 22 settembre, il Convegno Pastorale Diocesano, dove verrà discusso il Piano Pastorale 2012-2013, impostato alla le e secondo le linee generali della Lettera Apostolica di Benedetto XVI.

«Custodire e testimoniare la fede trasmessa dagli apostoli» è stato anche il tema del Convegno catechistico che nei giorni scorsi ha riunito i catechisti della diocesi di San Miniato. I relatori del convegno sono stati il vescovo di Fiesole Mario Meini e il vescovo di San Miniato Fausto Tardelli. Nella prima serata il vescovo Meini ha esortato i presenti a guardare con fiducia a quella fede trasmessa da Cristo e custodita e diffusa dagli apostoli ed al magistero della Chiesa come riferimento fondamentale per la nostra fede. Nella serata conclusiva mons. Tardelli ha approfondito il Motu Proprio del Santo Padre, intitolato La Porta della Fede. Il documento indice l’anno della fede, che prenderà il via il prossimo 11 ottobre, in occasione del cinquantesimo anniversario del Concilio Vaticano II. Il vescovo di San Miniato ha inoltre anticipato gli argomenti della sua lettera alla diocesi, che verrà consegnata ai fedeli il prossimo 14 ottobre, data d’inizio dell’anno pastorale in Diocesi di San Miniato. Le indicazioni principali di mons. Tardelli contenute nella  lettera riguardano la necessità della riscoperta della fede attraverso un’attenzione particolare al “Credo” cristiano. Inoltre il vescovo invita la diocesi a concentrarsi nell’azione pastorale nei confronti di giovani famiglie e adolescenti.

Per la diocesi di Siena Colle Val d’Elsa Montalcino, le iniziative diocesane già programmate per l’Anno della Fede prevedono la celebrazione di apertura (presieduta dall’Arcivescovo Antonio Buoncristiani e concelebrata da tutto il Clero diocesano domenica 14 ottobre in Cattedrale; la consegna del Credo ai cresimandi, il 17 febbraio in Cattedrale; il pellegrinaggio diocesano alla Sede dei santi Apostoli Pietro e Paolo, domenica 21 aprile. 

La celebrazione dell’Anno della fede, nel suo significato per la Chiesa universale e nelle sue «applicazioni» a livello locale, sarà il tema della relazione che monsignor Giuseppe Bussani terrà martedì 11 settembre all’eremo di Lecceto, a Firenze, dove il clero si riunirà per la consueta «tre giorni» che segna l’inizio dell’anno pastorale per la Chiesa fiorentina.

La Diocesi di Fiesole aprirà l’Anno della Fede con una celebrazione diocesana in cattedrale presieduta dal vescovo Mario Meini giovedì 11 ottobre alle ore 20.30. Sarà l’occasione anche per ricordare il 50° anniversario dall’apertura del Concilio Vaticano II.