Vita Chiesa
Benedetto XVI, udienza: Concilio «bussola» che permette alla Chiesa di procedere in mare aperto; primo saluto in arabo
In un tempo, come quello in cui viviamo, che continua «ad essere segnato da una dimenticanza e sordità nei confronti di Dio», il Concilio è «una bussola che permette alla nave della Chiesa di procedere in mare aperto, in mezzo a tempeste o ad onde calme e tranquille, per navigare sicura e arrivare alla meta». Lo ha detto il Papa, che ha dedicato la catechesi dell’udienza generale di oggi al Concilio ecumenico Vaticano II, alla vigilia del 50° anniversario dell’apertura. «Un grande evento di Chiesa, di cui sono tato testimone diretto», un «grande affresco», un «momento di grazia» di cui «continuiamo anche oggi a coglierne la straordinaria ricchezza»: così Benedetto XVI ha definito il Concilio. «Dobbiamo imparare – ha aggiunto attualizzandone il messaggio – la lezione più semplice e più fondamentale del Concilio e cioè che il cristianesimo nella sua essenza consiste nella fede in Dio, che è Amore trinitario, e nell’incontro, personale e comunitario, con Cristo che orienta e guida la vita: tutto il resto ne consegue».
Per il Papa, infatti, «la cosa importante oggi, proprio come era nel desiderio dei Padri conciliari, è che si veda – di nuovo, con chiarezza – che Dio è presente, ci riguarda, ci risponde. E che, invece, quando manca la fede in Dio, crolla ciò che è essenziale, perché l’uomo perde la sua dignità profonda e ciò che rende grande la sua umanità, contro ogni riduzionismo». Il Concilio, in altre parole, «ci ricorda che la Chiesa, in tutte le sue componenti, ha il compito, il mandato di trasmettere la parola dell’amore di Dio che salva, perché sia ascoltata e accolta quella chiamata divina che contiene in sé la nostra beatitudine eterna». In questa prospettiva, il Concilio «è per noi un forte appello a riscoprire ogni giorno la bellezza della nostra fede, a conoscerla in modo profondo per un più intenso rapporto con il Signore, a vivere fino in fondo la nostra vocazione cristiana». «Ricordo bene quel periodo», ha testimoniato il Papa: «Dopo tutto il fervore e l’entusiasmo della preparazione, ho potuto vedere una Chiesa viva che si mette alla scuola dello Spirito Santo, il vero motore del Concilio». «Rare volte nella storia – ha aggiunto – si è potuto, come allora, quasi toccare’ concretamente l’universalità della Chiesa in un momento di grande realizzazione della sua missione di portare il Vangelo in ogni tempo e fino ai confini della terra».