Vita Chiesa
PAPA IN LIBANO, INCONTRO CON AUTORITA’, CAPI RELIGIOSI E MONDO CULTURA: PACE BASATA SU RISPETTO DIGNITA’ UMANA
«Al fine di assicurare il dinamismo necessario per costruire e consolidare la pace, occorre instancabilmente tornare ai fondamenti dell’essere umano. La dignità dell’uomo è inseparabile dal carattere sacro della vita donata dal Creatore. Lo ha detto stamattina Benedetto XVI, nell’incontro con i membri del Governo, delle istituzioni della Repubblica, con il corpo diplomatico, i capi religiosi e rappresentanti del mondo della cultura nel Salone 25 maggio del Palazzo presidenziale di Baabda, in Libano (testo integrale).
Se vogliamo la pace – ha affermato il Papa -, difendiamo la vita! Questa logica squalifica non solo la guerra e gli atti terroristici, ma anche ogni attentato alla vita dell’essere umano, creatura voluta da Dio. Di qui l’invito a unire i nostri sforzi per sviluppare una sana antropologia che comprenda l’unità della persona. Ma, benché siano più evidenti nei Paesi che conoscono conflitti armati, gli attentati all’integrità e alla vita delle persone esistono anche in altri Paesi, ha ricordato il Pontefice. Infatti, la disoccupazione, la povertà, la corruzione, le diverse dipendenze, lo sfruttamento, i traffici di ogni sorta e il terrorismo implicano, assieme alla sofferenza inaccettabile di quanti ne sono vittime, un indebolimento del potenziale umano. La logica economica e finanziaria vuole continuamente imporci il suo giogo e far primeggiare l’avere sull’essere, ma la perdita di ogni vita umana è una perdita per l’umanità intera.
Certe ideologie – ha evidenziato il Santo Padre -, mettendo in causa in modo diretto o indiretto, o persino legale, il valore inalienabile di ogni persona e il fondamento naturale della famiglia, minano le basi della società. Solo una solidarietà effettiva costituisce l’antidoto a tutto questo. Una migliore qualità di vita e di sviluppo integrale – ha aggiunto – non è possibile che nella condivisione delle ricchezze e delle competenze, rispettando la dignità di ciascuno. Ma un tale stile di vita conviviale, sereno e dinamico non può esistere senza la fiducia nell’altro, chiunque sia. Oggi, le differenze culturali, sociali, religiose, devono approdare a vivere un nuovo tipo di fraternità, dove appunto ciò che unisce è il senso comune della grandezza di ogni persona, e il dono che essa è per se stessa, per gli altri e per l’umanità. Qui si trova la via della pace!.
Per aprire alle generazioni di domani un futuro di pace, il primo compito è educare alla pace per costruire una cultura di pace. L’educazione, nella famiglia o a scuola, dev’essere anzitutto educazione ai valori spirituali che conferiscono alla trasmissione del sapere e delle tradizioni di una cultura il loro senso e la loro forza. Ma è solo nella libertà che l’uomo può volgersi verso il bene. Il compito dell’educazione è di accompagnare la maturazione della capacità di fare scelte libere e giuste, che possano andare contro-corrente rispetto alle opinioni diffuse, alle mode, alle ideologie politiche e religiose. D’altronde, valorizzando le opere pacifiche e il loro influsso per il bene comune, si crea anche l’interesse per la pace. L’educazione alla pace formerà uomini e donne generosi e retti, attenti a tutti, e particolarmente alle persone più deboli. Pensieri di pace, parole di pace e gesti di pace creano un’atmosfera di rispetto, di onestà e di cordialità, dove gli sbagli e le offese possono essere riconosciuti in verità per avanzare insieme verso la riconciliazione. Che gli uomini di Stato e i responsabili religiosi vi riflettano!, è stato il monito.
Dobbiamo essere ben coscienti – ha avvertito Benedetto XVI – che il male non è una forza anonima, ma passa attraverso la libertà umana, attraverso l’uso della nostra libertà. Cerca un alleato, l’uomo. Eppure è possibile vincere il male con il bene. È a questa conversione del cuore che siamo chiamati. Senza di essa, le liberazioni’ umane tanto desiderate deludono. Questa conversione richiesta è esaltante perché apre delle possibilità facendo appello alle innumerevoli risorse che abitano il cuore di tanti uomini e donne desiderosi di vivere in pace e pronti ad impegnarsi per la pace. Si tratta di dire no alla vendetta, di riconoscere i propri torti, di accettare le scuse senza cercarle, e infine di perdonare. Solo allora può crescere la buona intesa tra le culture e le religioni, la stima delle une per le altre senza sensi di superiorità e nel rispetto dei diritti di ciascuna. Il dialogo è possibile solamente nella consapevolezza che esistono valori comuni a tutte le grandi culture, perché sono radicate nella natura della persona umana. Nell’affermazione della loro esistenza, le diverse religioni recano un contributo decisivo. Non dimentichiamo che la libertà religiosa è il diritto fondamentale da cui molti altri dipendono. Professare e vivere liberamente la propria religione senza mettere in pericolo la propria vita e la propria libertà deve essere possibile a chiunque. La libertà religiosa, ha sottolineato il Papa, ha una dimensione sociale e politica indispensabile alla pace, perché la fede vissuta conduce inevitabilmente all’amore. I credenti hanno dunque oggi un ruolo essenziale, quello di testimoniare la pace che viene da Dio e che è un dono fatto a tutti nella vita personale, familiare, sociale, politica ed economica. L’inoperosità degli uomini dabbene non deve permettere al male di trionfare. E il non far nulla è ancora peggio. (Sir)