«Abbiamo distrutto la nostra vita di coppia. Il paradiso è diventato un inferno». Louisette, francese di Rennes, insegnante, racconta la sua storia di donna divorziata e di madre che ha visto vanificati i sogni della propria vita. Durante l’incontro su «Separati, divorziati, risposati civilmente tra lavoro e festa», al Family 2012, porta, davanti a 400 persone, la sua vicenda personale e familiare, «dolorosa» ma «vera». «Come avevamo potuto lasciar sprofondare la nostra relazione? Cosa avevamo fatto della nostra promessa del primo giorno? Quale il peso delle nostre scelte sui figli?». Fatti e domande, che si incrociano in una testimonianza che giunge a ricordare: «La posta in gioco è fondamentale: occorre ritrovare la pace dentro di sé e intorno a sé», per «tornare a vivere». Si susseguono le testimonianze: André è originario dell’isola di Mauritius. Giunto da emigrato in Italia nel 1990 con la moglie, ha la gioia di un lavoro e dei figli. Poi la moglie lo abbandona, senza fornirgli spiegazioni, né tanto meno risposte. «Ho avuto la tentazione di non credere più nell’amore. Ma poi ho trovato, anche grazie alla fede, la gioia del perdono, e oggi porto ancora la fede al dito; i figli sono stati lo stimolo a non lasciarmi andare». Non tutto si chiarisce nella vita di André, ma è «tornato a vivere»: il datore di lavoro e altre famiglie lo hanno aiutato. «Ho scoperto – afferma – che cosa sia concretamente la provvidenza».Le testimonianze all’incontro su «Separati, divorziati, risposati civilmente», svoltosi all’Università Statale nell’ambito del Family 2012, prosegue con varie testimonianze. Vittorio, marito e padre di due figli, dopo 15 anni viene lasciato dalla moglie: «Da allora in poi è stato tutto un andare e venire per Tribunali, i figli ne hanno sofferto moltissimo. È difficile vivere e svolgere il ruolo di genitori» in questo contesto, ammette. Giorgio ha vissuto una storia simile, una vicenda di «mutilazione negli affetti». Piange mentre spiega quanto gli è accaduto; si riprende però nel momento in cui il racconto passa dal passato al presente, a un nuovo amore che è nato, accompagnato da una unione civile e da altri tre figli. «Ora mia moglie e io abbiamo cinque figli, due del precedente matrimonio e tre insieme. Organizziamo pranzi insieme, insieme cerchiamo di vere le feste e i due maggiori sono orgogliosi dei tre fratelli minori». Un’esperienza diversa è quella che raccontano Clive e Kathy Jones, giunti a Milano dall’Irlanda: spiegano che anche una unione può entrare in crisi dopo 30 anni quando «ciascuno vive per sé e percorre la propria strada». Don Eugenio Zanetti, della diocesi di Bergamo, indica alcuni possibili impegni per la pastorale ordinaria delle parrocchie per «rimanere accanto a chi vive situazioni difficili. E segnala l’importanza del «lavoro per continuare ad amare» e della «festa per continuare a sperare». (Sir)