Vita Chiesa

BENEDETTO XVI, UDIENZA: «ABBIAMO BISOGNO DI FERMARCI»

«A noi, spesso preoccupati dell’efficacia operativa e dei risultati che conseguiamo, la preghiera di Gesù indica che abbiamo bisogno di fermarci, di vivere momenti di intimità con Dio, staccandoci dal frastuono di ogni giorno, per ascoltare, per andare alla radice che sostiene e alimenta la vita». Lo ha detto il Papa, che all’udienza generale di oggi ha concluso il ciclo di catechesi dedicate alla preghiera di Gesù soffermandosi sulla dimensione del silenzio, “così importante nel rapporto con Dio”. “La nostra – l’analisi di Benedetto XVI – è un’epoca in cui non si favorisce il raccoglimento; anzi a volte si ha l’impressione che ci sia paura a staccarsi, anche per un istante, dal fiume di parole e di immagini che segnano e riempiono le giornate”. Da qui la necessità di “educarci al valore del silenzio” e di “riscoprire il senso del raccoglimento e della quiete interiore”. “Il silenzio – ha spiegato infatti il Papa – è capace di scavare uno spazio interiore nel profondo di noi stessi, per farvi abitare Dio, perché la sua Parola rimanga in noi, perché l’amore per Lui si radichi nella nostra mente e nel nostro cuore, e animi la nostra vita”.“Spesso, nella nostra preghiera, ci troviamo di fronte al silenzio di Dio, proviamo quasi un senso di abbandono, ci sembra che Lui non ascolti e non risponda”, ha osservato il Papa. “Ma questo silenzio, come è avvenuto per Gesù, non segna l’assenza”, ha puntualizzato, perché “il cristiano sa bene che il Signore è presente e ascolta, anche nel buio del dolore, del rifiuto e della solitudine. Gesù rassicura i discepoli e ciascuno di noi che Dio conosce bene le nostre necessità in qualunque momento della nostra vita”. Come Gesù insegna ai suoi discepoli, “Dio ci conosce nell’intimo, più di noi stessi, e ci ama: questo deve essere sufficiente”. Nella Bibbia l’esperienza di Giobbe è per il Papa “particolarmente significativa”: “Quest’uomo lentamente perde tutto: familiari, beni, amici, salute; sembra proprio che l’atteggiamento di Dio verso di lui sia quello dell’abbandono, del silenzio. Eppure Giobbe, nel suo rapporto con Dio, nella sua preghiera, nonostante tutto, conserva intatta la sua fede e scopre il valore della sua esperienza e del silenzio di Dio”. Da Gesù, ha proseguito il Papa, “impariamo come la preghiera costante ci aiuti a interpretare la nostra vita, a operare le nostre scelte, a riconoscere e ad accogliere la nostra vocazione, a scoprire i talenti che Dio ci ha dato, a compiere quotidianamente la sua volontà, unica via per realizzare la nostra esistenza”. (Sir)