«Gesù che nel momento estremo della morte si affida totalmente nelle mani di Dio Padre, ci comunica la certezza che, per quanto dure siano le prove, difficili i problemi, pesante la sofferenza, non cadremo mai fuori delle mani di Dio». Quelle mani che «ci hanno creato, ci sostengono e ci accompagnano nel cammino dell’esistenza, perché guidate da un amore infinito e fedele». Con queste parole il Papa ha concluso la catechesi dell’udienza generale di oggi, dedicata alle tre parole di Gesù sulla croce citate dal Vangelo di Luca: le prime due sono preghiere rivolte esplicitamente al Padre, mentre la seconda è la promessa fatta al buon ladrone, crocifisso con lui: In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso. Le parole di Gesù sulla croce negli ultimi istanti della sua vita terrena ha detto Benedetto XVI offrono indicazioni impegnative alla nostra preghiera, ma la aprono anche ad una serena fiducia e ad una ferma speranza. Gesù che chiede al Padre di perdonare coloro che lo stanno crocifiggendo ha proseguito ci invita al difficile gesto di pregare anche per coloro che ci fanno torto, ci hanno danneggiato, sapendo perdonare sempre, affinché la luce di Dio possa illuminare il loro cuore; ci invita, cioè, a vivere, nella nostra preghiera, lo stesso atteggiamento di misericordia e di amore che Dio ha nei nostri confronti, come ripetiamo nel Padre nostro.La riposta di Gesù al buon ladrone, ha spiegato il Papa, va ben oltre la richiesta, perché vuole riaprire all’uomo la via per il paradiso di Dio. La risposta di Gesù, così, dona la ferma speranza che la bontà di Dio può toccarci anche nell’ultimo istante della vita e la preghiera sincera, anche dopo una vita sbagliata, incontra le braccia aperte del Padre buono che attende il ritorno del figlio. Soffermandosi sulle ultime parole di Gesù morente Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito Benedetto XVI ha fatto notare che la preghiera di Gesù di fronte alla morte è drammatica come lo è per ogni uomo, ma, allo stesso tempo, è pervasa da quella calma profonda che nasce dalla fiducia nel Padre e dalla volontà di consegnarsi totalmente a Lui. Adesso, che la vita sta per lasciarlo, ha proseguito il Papa, Gesù sigilla nella preghiera la sua ultima decisione: Gesù si è lasciato consegnare nelle mani degli uomini, ma è nelle mani del Padre che Egli pone il suo spirito. Così come afferma l’Evangelista Giovanni tutto è compiuto, il supremo atto di amore è portato sino alla fine, al limite e al di là del limite, ha concluso il Santo Padre. Senza figli non c’è futuro. Questo l’appello lanciato dal Papa che, al termine dell’udienza generale, salutando i fedeli di lingua italiana, ha rivolto un saluto speciale alle famiglie numerose. Nell’odierno contesto sociale – le parole di Benedetto XVI – i nuclei familiari con tanti figli costituiscono una testimonianza di fede, di coraggio e di ottimismo, perché senza figli non c’è futuro!. Auspico che vengano ulteriormente promossi adeguati interventi sociali e legislativi a tutela e a sostegno delle famiglie più numerose, che costituiscono una ricchezza e una speranza per l’intero Paese, l’appello di Benedetto XVI. (Sir)