Le nostre città sempre più plurietniche, interculturali e multi religiose ben riflettono le grandi e rapide trasformazioni che caratterizzano la fase storica che stiamo vivendo e la stessa condizione di pluralità nella quale siamo immersi e con la quale siamo chiamati a interagire: pluralità di soggetti; molteplicità dei riferimenti valoriali; pluralismo delle culture; vasti flussi migratori di persone e famiglie; globalizzazione che ormai non riguarda più soltanto la dimensione economico-finanziaria e quella delle comunicazioni, ma avvolge ogni ambito del vivere. Lo ha detto, stasera, mons. Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, intervenendo all’incontro La città plurale. Le sfide per un nuovo umanesimo, organizzato dall’Ufficio diocesano per la pastorale sociale e del lavoro alla Fondazione Spazio Reale di San Donnino (Fi). Una pluralità che ci pone davanti nuovi scenari e ci presenta sfide inedite, che ormai riguardano l’intera famiglia umana ha aggiunto -. E per disegnare un nuovo cammino per lo sviluppo integrale della persona umana in un contesto planetario dalle intersecazioni crescenti, ci ricorda Benedetto XVI, è necessario un nuovo slancio del pensiero per comprendere meglio le implicazioni del nostro essere famiglia umana’.Quel nuovo pensiero necessario per un nuovo umanesimo, ha osservato mons. Betori, esige una nuova sintesi culturale nella quale i diversi apporti dell’esperienza umana trovino spazio nella varietà del loro coordinarsi gli uni con gli altri e siano aperta alla trascendenza. Per orientare a favore dell’uomo la fase storica che stiamo vivendo è, anzitutto, necessario riflettere seriamente sul senso che diamo alla parola uomo’, al valore che gli attribuiamo. Secondo l’arcivescovo di Firenze, il nuovo umanesimo domanda nuova cultura. Una cultura che ponga al centro la questione antropologica, come cifra di tutte le altre, compresa quella educativa, quella culturale e quella politica. Per mons. Betori, la questione antropologica costituisce l’elemento chiave per il corso effettivo della globalizzazione e quindi per il futuro concreto dell’uomo. Porre al centro la questione antropologica, di fatto significa anche porre la questione della verità. In realtà, la domanda sull’uomo, e con essa la questione della verità, conduce inevitabilmente alla domanda su Dio. Come il cristianesimo ha dato un contributo fondamentale a plasmare l’identità europea e, quindi, la sua cultura, così il nuovo umanesimo, se vuole servire l’uomo e la sua dignità e trovare il suo giusto orizzonte, non può fare a meno dell’apporto essenziale del cristianesimo, ha concluso. (Sir)