Vita Chiesa

BENEDETTO XVI, MESSAGGIO GIORNATA MISSIONARIA: ATTENTI VERSO I LONTANI

“Anche oggi la missione ad gentes deve essere il costante orizzonte e il paradigma di ogni attività ecclesiale, perché l’identità stessa della Chiesa è costituita dalla fede nel Mistero di Dio, che si è rivelato in Cristo per portarci la salvezza, e dalla missione di testimoniarlo e annunciarlo al mondo, fino al suo ritorno”. Lo scrive Benedetto XVI nel messaggio diffuso oggi per la Giornata missionaria mondiale 2012, “Chiamati a far risplendere la Parola di verità” (testo integrale). La 86ª Giornata missionaria mondiale si celebrerà il 21 ottobre. “Come san Paolo – prosegue -, dobbiamo essere attenti verso i lontani, quelli che non conoscono ancora Cristo e non hanno sperimentato la paternità di Dio”. La celebrazione dell’Anno della fede e del Sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione saranno, perciò, “occasioni propizie per un rilancio della cooperazione missionaria”. In realtà, “l’ansia di annunciare Cristo ci spinge anche a leggere la storia per scorgervi i problemi, le aspirazioni e le speranze dell’umanità, che Cristo deve sanare, purificare e riempire della sua presenza. Il suo messaggio, infatti, è sempre attuale, si cala nel cuore stesso della storia ed è capace di dare risposta alle inquietudini più profonde di ogni uomo”. Non mancano, però, le difficoltà. “Uno degli ostacoli allo slancio dell’evangelizzazione, infatti – afferma il Papa -, è la crisi di fede, non solo del mondo occidentale, ma di gran parte dell’umanità, che pure ha fame e sete di Dio e deve essere invitata e condotta al pane di vita e all’acqua viva”. A giudizio del Pontefice, “l’incontro con Cristo come Persona viva che colma la sete del cuore non può che portare al desiderio di condividere con altri la gioia di questa presenza e di farlo conoscere perché tutti la possano sperimentare”. Occorre “rinnovare l’entusiasmo di comunicare la fede per promuovere una nuova evangelizzazione delle comunità e dei Paesi di antica tradizione cristiana, che stanno perdendo il riferimento a Dio, in modo da riscoprire la gioia del credere”. Pertanto, “la preoccupazione di evangelizzare non deve mai rimanere ai margini dell’attività ecclesiale e della vita personale del cristiano, ma caratterizzarla fortemente, nella consapevolezza di essere destinatari e, al tempo stesso, missionari del Vangelo”. La fede, infatti, “è un dono che ci è dato perché sia condiviso; è un talento ricevuto perché porti frutto; è una luce che non deve rimanere nascosta, ma illuminare tutta la casa. È il dono più importate che ci è stato fatto nella nostra esistenza e che non possiamo tenere per noi stessi”. (Sir)