Vita Chiesa
BENEDETTO XVI, EDUCARE I GIOVANI AL VALORE DELLA PACE IN UN MONDO SEMPRE PIU’ INTOLLERANTE
Per essere benedetti bisogna stare alla presenza di Dio, ricevere su di sé il suo Nome e rimanere nel cono di luce che parte dal suo Volto, nello spazio illuminato dal suo sguardo, che diffonde grazia e pace. Lo ha ricordato, stamattina, Benedetto XVI nella santa messa, nella basilica vaticana, per la solennità di Maria SS.ma Madre di Dio. Alle 12, da piazza San Pietro, ha guidato la recita dell’Angelus.
Madre e modello. La prima ad essere ricolmata di questa benedizione ha sottolineato il Papa – è stata Maria, la vergine, sposa di Giuseppe, che Dio ha prescelto dal primo istante della sua esistenza per essere la madre del suo Figlio fatto uomo. Il mistero della sua divina maternità, che oggi celebriamo ha aggiunto -, contiene in misura sovrabbondante quel dono di grazia che ogni maternità umana porta con sé, tanto che la fecondità del grembo è sempre stata associata alla benedizione di Dio. La Madre di Dio è la prima benedetta ed è Colei che porta la benedizione; è la donna che ha accolto Gesù in sé e lo ha dato alla luce per tutta la famiglia umana. Maria è madre e modello della Chiesa, che a sua volta partecipa al mistero della divina maternità, mediante la predicazione, che sparge nel mondo il seme del Vangelo, e mediante i sacramenti, che comunicano agli uomini la grazia e la vita divina.
Compito di tutti. La pace, nel suo senso più pieno e più alto ha osservato il Pontefice -, è la somma e la sintesi di tutte le benedizioni. Per questo quando due persone amiche si incontrano si salutano augurandosi vicendevolmente la pace. Anche la Chiesa, nel primo giorno dell’anno, invoca in modo speciale questo bene sommo, e lo fa, come la Vergine Maria, mostrando a tutti Gesù, perché Egli è la nostra pace e al tempo stesso è la via attraverso la quale gli uomini e i popoli possono raggiungere questa meta, a cui tutti aspiriamo. Ricordando che oggi si celebra la XLV Giornata mondiale della pace, il Santo Padre ha evidenziato che educare i giovani alla giustizia e alla pace è compito che riguarda ogni generazione, e, grazie a Dio, la famiglia umana, dopo le tragedie delle due grandi guerre mondiali, ha mostrato di esserne sempre più consapevole, come attestano, da una parte, dichiarazioni e iniziative internazionali e, dall’altra, l’affermarsi tra i giovani stessi, negli ultimi decenni, di tante e diverse forme di impegno sociale in questo campo.
Educare alla pace. Per la comunità ecclesiale educare alla pace rientra nella missione ricevuta da Cristo, fa parte integrante dell’evangelizzazione, perché il Vangelo di Cristo è anche il Vangelo della giustizia e della pace. Ma la Chiesa, negli ultimi tempi, si è fatta interprete di una esigenza che coinvolge tutte le coscienze più sensibili e responsabili per le sorti dell’umanità: l’esigenza di rispondere ad una sfida decisiva che è appunto quella educativa. Di fronte alle ombre che oggi oscurano l’orizzonte del mondo ha spiegato Benedetto XVI -, assumersi la responsabilità di educare i giovani alla conoscenza della verità, ai valori fondamentali dell’esistenza, alle virtù intellettuali, teologali e morali, significa guardare al futuro con speranza. E in questo impegno per un’educazione integrale, entra anche la formazione alla giustizia e alla pace. I ragazzi e le ragazze di oggi crescono in un mondo che è diventato, per così dire, più piccolo, dove i contatti tra le differenti culture e tradizioni, anche se non sempre diretti, sono costanti. Per loro, oggi più che mai, è indispensabile imparare il valore e il metodo della convivenza pacifica, del rispetto reciproco, del dialogo e della comprensione. I giovani sono per loro natura aperti a questi atteggiamenti, ma proprio la realtà sociale in cui crescono può portarli a pensare e ad agire in modo opposto, persino intollerante e violento. Secondo il Papa, solo una solida educazione della loro coscienza può metterli al riparo da questi rischi e renderli capaci di lottare sempre e soltanto contando sulla forza della verità e del bene. Questa educazione parte dalla famiglia e si sviluppa nella scuola e nelle altre esperienze formative. Si tratta essenzialmente di aiutare i bambini, i ragazzi, gli adolescenti, a sviluppare una personalità che unisca un profondo senso della giustizia con il rispetto dell’altro, con la capacità di affrontare i conflitti senza prepotenza, con la forza interiore di testimoniare il bene anche quando costa sacrificio, con il perdono e la riconciliazione. Così potranno diventare uomini e donne veramente pacifici e costruttori di pace.
Via aperta. In quest’opera educativa verso le nuove generazioni, una responsabilità particolare spetta anche alle comunità religiose. Ogni itinerario di autentica formazione religiosa accompagna la persona, fin dalla più tenera età, a conoscere Dio, ad amarlo e a fare la sua volontà. Dio è amore, è giusto e pacifico, e chi vuole onorarlo deve anzitutto comportarsi come un figlio che segue l’esempio del padre. In Dio giustizia e misericordia convivono perfettamente. In questi giorni la Chiesa celebra il grande mistero dell’Incarnazione: la verità di Dio è germogliata dalla terra e la giustizia si è affacciata dal cielo, la terra ha dato il suo frutto. Dio ci ha parlato nel suo Figlio Gesù. Ascoltiamo che cosa dice Dio: egli annuncia la pace’. Gesù è una via praticabile, aperta a tutti. È la via della pace, ha detto.