La collaborazione tra la Chiesa e gli Stati in materia di sanità, il problema della diminuzione dei religiosi e religiose nelle strutture sanitarie di ispirazione cristiana e la riflessione sull’ ideologia del gender: sono i tre principali argomenti dei quali si occupano un centinaio di delegati, tra vescovi, esperti e responsabili della pastorale sanitaria di 39 paesi, riuniti in Vaticano con il Pontificio Consiglio di Pastorale Sanitaria. L’incontro odierno, guidato da mons. Zygmunt Zimowski, presidente dello stesso Pontificio Consiglio, precede il più vasto appuntamento che si aprirà domani della 26ª Conferenza internazionale sul tema La pastorale sanitaria a servizio della vita alla luce del magistero del Beato Giovanni Paolo II, per il quale invece interverranno da ogni parte del mondo oltre 700 delegati di un centinaio di paesi. Parlando di collaborazione tra Chiesa e Stati in materia sanitaria, mons. Zimowski ha richiamato le stupende e illuminanti pagine del Concilio Vaticano II nella Gaudium et Spes’, ove, dopo aver ricordato il principio della legittima autonomia delle realtà terrene, i Padri conciliari hanno affermato di pari passo la necessità della mutua collaborazione tra Chiesa e società, nelle materie che in qualche modo sono comuni al mondo e alla Chiesa’, per il bene dell’uomo e dell’umanità. Dopo aver ricordato che proprio Giovanni Paolo II aveva indicato l’importanza del comune impegno di Chiesa e Stati in favore della salute, mons. Zimowski ha affermato: È indispensabile che ci sia uno Stato il quale generosamente riconosca e sostenga, nella linea del principio di sussidiarietà, le iniziative che sorgono dalle diverse forze sociali e uniscono spontaneità e vicinanza agli uomini bisognosi di aiuto’. Tra queste forze vive c’è anche la Chiesa con una pulsione dinamica dell’amore suscitato dallo Spirito di Cristo, mentre questo amore non offre agli uomini solamente un aiuto materiale, ma anche ristoro e cura dell’anima, un aiuto spesso più necessario del sostegno materiale’. Il presidente del Pontificio Consiglio ha anche ricordato che l’enciclica Caritas in Veritate di Benedetto XVI si colloca in questa tradizione e precisamente nel quadro del duplice insegnamento della Populorum progressio’: la missione della Chiesa include come sua implicazione necessaria lo sviluppo integrale dell’uomo; l’autentico sviluppo rimanda alla totalità della persona in ogni sua dimensione. Il Papa ha poi aggiunto – ci richiama, come già nelle sue precedenti encicliche, a quell’amore, da cui procede l’autentico sviluppo, lo stesso amore, che può e deve ispirare il dono e il contratto, la famiglia e l’impresa, il mercato e la politica.Illustrando il concetto di sviluppo integrale dell’uomo, mons. Zimowski ha precisato che deve essere perseguito sulla base della carità intesa come solidarietà e addirittura come carità politica. Pertanto occorre lavorare, in questo campo, con comportamenti responsabili che guardino alla giustizia globale a lungo termine e non già ad allontanare da sé nell’immediato i rischi e le povertà, scaricandoli sugli altri popoli o sulle generazioni future. La redistribuzione della ricchezza non deve trasformarsi in una redistribuzione della povertà. Tra i principi di fondo della giustizia ha citato quello secondo cui una società più umana e giusta non è solo quella dove ci sono accordi più equilibrati e rispettati tra interessi, ma dove ci si riconosce come prossimi o fratelli, e questo non può non fare appello alla coscienza morale. Durante i lavori della giornata, diversi vescovi hanno presentato esperienze di collaborazione tra la Chiesa e gli Stati in materia di sanità in Africa, in America, in Europa e nel mondo. Sono anche stati affrontate le problematiche riguardanti gli aspetti organizzativi della pastorale della salute nella Chiesa. In tema di ideologia del gender mons. Zimowski ha ricordato che è un tema assai complesso che mette profondamente in discussione le fondamenta antropologiche delle nostre società. (Sir)