Vita Chiesa

PAPA IN GERMANIA: AI MUSULMANI, “IL RISPETTO SI BASA SU VALORI INALIENABILI”

“Molti musulmani attribuiscono grande importanza alla dimensione religiosa” e “la Chiesa cattolica si impegna fermamente perché venga dato il giusto riconoscimento alla dimensione pubblica dell’appartenenza religiosa” in una società che, invece, “tende ad emarginare questo aspetto o ad ammetterlo tutt’al più nella sfera delle scelte individuali dei singoli”. Lo ha detto questa mattina Benedetto XVI durante l’incontro con le comunità musulmane alla nunziatura apostolica di Berlino. La dimensione pubblica dell’appartenenza religiosa è “un’esigenza” che non è irrilevante nel contesto di una società maggiormente pluralista, ma va fatta “attenzione che il rispetto verso l’altro sia sempre mantenuto. Il rispetto reciproco cresce solo sulla base dell’intesa su alcuni valori inalienabili, propri della natura umana, soprattutto l’inviolabile dignità di ogni persona”. Tale intesa “non limita l’espressione delle singole religioni; al contrario, permette a ciascuno di testimoniare in modo propositivo ciò in cui crede, non sottraendosi al confronto con l’altro”. In Germania “tale quadro di riferimento comune è rappresentato dalla Costituzione, il cui contenuto giuridico è vincolante per ogni cittadino, che sia appartenente o meno ad una confessione religiosa”. Per il Papa “è significativo il fatto che la legge fondamentale” esprima principi come la libertà di culto pubblico “in un modo ancora oggi valido”, dopo 60 anni: “In essa – ha detto – troviamo espresso prima di tutto quell’ethos comune che è alla base della convivenza civile e che in qualche modo segna anche le regole apparentemente solo formali del funzionamento degli organi istituzionali e della vita democratica”. Quel testo è valido perché “i padri della legge fondamentale ebbero la piena consapevolezza” di “dover cercare un solido terreno, nel quale tutti i cittadini potessero riconoscersi. Nel fare ciò essi non prescindevano dalla propria appartenenza religiosa; per molti di loro, anzi, la visione cristiana dell’uomo era la vera forza ispiratrice”. Tuttavia “sapevano di doversi confrontare con uomini con una base confessionale diversa o addirittura non religiosa: il terreno comune fu trovato nel riconoscimento di alcuni diritti inalienabili, che sono propri della natura umana e che precedono ogni formulazione positiva”. Così “una società sostanzialmente omogenea pose il fondamento che oggi riconosciamo valido per un mondo segnato dal pluralismo. Fondamento che, in realtà, indica anche degli evidenti confini a tale pluralismo: non è pensabile, infatti, che una società possa sostenersi nel lungo termine senza un consenso sui valori etici fondamentali”. Su questa base, secondo Benedetto XVI, è “possibile una collaborazione feconda tra cristiani e musulmani. E in questo modo contribuiamo alla costruzione di una società che, sotto molti aspetti, sarà diversa da ciò che abbiamo portato con noi dal passato”. “In quanto uomini religiosi – ha chiarito il Papa -, a partire dalle rispettive convinzioni possiamo dare una testimonianza importante in molti settori cruciali della vita sociale”. Il Pontefice si è riferito “alla tutela della famiglia fondata sul matrimonio, al rispetto della vita in ogni fase del suo naturale decorso o alla promozione di una più ampia giustizia sociale”. “Anche per questo – ha aggiunto – ritengo importante celebrare una Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia del mondo; e vogliamo fare questo il prossimo 27 ottobre, a 25 anni dallo storico incontro di Assisi guidato dal mio predecessore, il beato Giovanni Paolo II”. “Con tale raduno – ha concluso – vogliamo mostrare, con semplicità, che da uomini religiosi noi offriamo il nostro particolare contributo per la costruzione di un mondo migliore, riconoscendo al tempo stesso la necessità, per l’efficacia della nostra azione, di crescere nel dialogo e nella stima reciproca”.

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