L’arte è come una porta aperta verso l’infinito, verso una bellezza e una verità che vanno al di là del quotidiano. E un’opera d’arte può aprire gli occhi della mente e del cuore, sospingendoci verso l’alto. Lo ha detto il Papa, che nell’udienza di oggi da Castelgandolfo è tornato sul tema della via pulchritudinis (via della bellezza), di cui ha parlato più volte, e che l’uomo di oggi dovrebbe recuperare nel suo significato più profondo, in modo ottemperare alla necessità per ogni cristiano di trovare tempo per Dio, per la preghiera, in mezzo alle tante occupazioni delle nostre giornate. Un’opera d’arte ha spiegato Benedetto XVI – è il frutto della capacità creativa dell’essere umano, che si interroga davanti alla realtà visibile, cerca di scoprirne il senso profondo e di comunicarlo attraverso il linguaggio delle forme, dei colori, dei suoni. Nella catechesi, il Papa ha fatto riferimento alla concreta esperienza estetica: Forse ha detto evocandola – vi è capitato qualche volta davanti ad una scultura, ad un quadro, ad alcuni versi di una poesia, o ad un brano musicale, di provare nell’intimo un’intima emozione, un senso di gioia, di percepire, cioè, chiaramente che di fronte a voi non c’era soltanto materia, ma qualcosa di più grande, qualcosa che parla’, capace di toccare il cuore, di comunicare un messaggio, di elevare l’animo. Ma ci sono espressioni artistiche che sono vere strade verso Dio, Bellezza suprema, anzi sono un aiuto a crescere nel rapporto con Lui, nella preghiera, ha proseguito Benedetto XVI soffermandosi sulle opere che nascono dalla fede e che esprimono la fede. Tra gli esempi, il Papa ha citato la cattedrale gotica o la chiesa romanica, splendidi edifici entrando nei quali percepiamo che è come racchiusa la fede di generazioni. Secondo il Papa, anche quando ascoltiamo un brano di musica sacra che fa vibrare le corde del nostro cuore, il nostro animo viene come dilatato ed è aiutato a rivolgersi a Dio. Qui il Santo Padre ha fatto un riferimento autobiografico: Mi torna ancora alla mente le sue parole un concerto di musiche di Johan Sebastian Bach, a Monaco di Baviera, diretto da Leonard Bernstein. Al termine dell’ultimo brano, una delle Cantate, sentii, non per ragionamento, ma nel profondo del cuore, che ciò che avevo ascoltato mi aveva trasmesso qualcosa della verità, della fede del sommo compositore e mi spingeva a lodare e ringraziare il Signore. Sentendo questo, si sa che è vero ha aggiunto il Papa a braccio è vera la fede che si sente così forte, la fede che esprime così irresistibilmente la forza della verità di Dio.Ma quante volte quadri o affreschi, frutto della fede dell’artista, ci spingono a rivolgere il pensiero a Dio e fanno crescere in noi il desiderio di attingere alla sorgente di ogni bellezza, ha esclamato il Papa, secondo cui rimane profondamente vero quanto ha scritto un grande artista, Marc Chagall, che i pittori per secoli hanno intinto il loro pennello in quell’alfabeto colorato che è la Bibbia. In questa prospettiva, le espressioni artistiche possono essere occasioni per ricordarci di Dio, per aiutare la nostra preghiera o per la conversione del cuore. Come è successo a Paul Claudel, che proprio ascoltando il canto del Magnificat durante la Messa di Natale, avvertì la presenza di Dio. Non era entrato in chiesa per motivi di fede, ma per cercare argomenti contro i cristiani, e invece la grazia di Dio operò nel suo cuore. Le città e i paesi in tutto il mondo racchiudono tesori d’arte che esprimono la fede e ci richiamano al rapporto con Dio, ha ricordato il Papa: La visita ai luoghi d’arte ha ammonito – non sia solo occasione di arricchimento culturale, ma possa anche diventare un momento di grazia, di stimolo per rafforzare il nostro legame e il nostro dialogo con il Signore. Che il Signore ci aiuti a contemplare le cose belle, sia nella natura sia nelle opere d’arte l’augurio finale di Benedetto XVI pronunciato a braccio, e rivolto ai circa 3 mila fedeli. (Sir)