Una mattina per me molto significativa, un incontro con uomini che lavorano in un ambiente che dovrebbe riabilitare uomini che hanno sbagliato. Così Mansueto Bianchi, vescovo di Pistoia, commenta le ore trascorse in Santa Caterina in Brana (carcere della città) su invito della Polizia Penitenziaria in occasione di San Basilide, ricorrenza del santo patrono (un soldato romano che accompagnava a morte i condannati e venne ucciso per non aver voluto rinnegare la sua fede in Cristo). Il vescovo Bianchi ha celebrato la Santa Messa per gli agenti del corpo di Polizia e per i volontari impegnati nella struttura (Una partecipazione davvero bella) ed ha poi visitato i reparti dove, in situazione di sovraffollamento come nel resto delle carceri italiane, sono chiusi molti detenuti. L’incontro con i detenuti è stato necessariamente rapido commenta mons. Bianchi ma ho molto gradito il loro invito a tornare in carcere per celebrare un’altra Messa. Direttore del carcere e cappellano (il padre Alfredo Maria Paladini, religioso nei Cappuccini) stabiliranno, in comune accordo, la data e quindi il vescovo tornerà presto dentro la struttura dove opera una preziosa presenza del volontariato (con l’associazione Il Delfino e con la cooperativa sociale In cammino).Non è la prima volta che il vescovo Bianchi entra in Santa Caterina (Da quando sono a Pistoia dice tutti gli anni ho accolto molto volentieri l’invito degli Agenti di Custodia, e del loro comandante, per una celebrazione nel giorno del Patrono). Ha ritrovato, il vescovo, una situazione di profondo e convergente disagio: da una parte il sovraffollamento dei detenuti (molti in più rispetto ai circa 80 di capienza ufficiale. A volte perfino il doppio) e dall’altro lato il sotto-organico degli agenti (fra i 50 e i 60). Buona parte dei detenuti, circa la metà, non è di origine italiana e moltissimi sono in attesa di giudizio. Le permanenze dei detenuti, nel carcere di Pistoia, in genere non sono mai molto lunghe e questo determina una situazione a elevato tasso di fluidità con frequenti spostamenti di persone. Difficile, in queste condizioni, anche il lavoro degli agenti, i cui problemi oltretutto non sempre sono evidenziati nella opinione pubblica come meriterebbero.Nonostante questi limiti prosegue Bianchi ho trovato una apprezzabile sensibilità, anche se il profondo disagio che si vive in quest’ambiente è di ostacolo a un autentico progetto di recupero e reinserimento dei detenuti.In attesa di tornare un’altra volta, stavolta più a lungo con i detenuti, mons. Bianchi invita la comunità ecclesiale pistoiese, e quella civile, a non dimenticare l’esistenza, in città, di una struttura carceraria. Uno dei modi possibili per visitare i carcerati evidenzia mons. Bianchi è anche quello di mettersi in contatto con il volontariato aiutando un lavoro davvero prezioso.