(Pesaro) – La formazione permanente degli adulti e delle famiglie è “un’urgenza pastorale”, per cui è fondamentale “un progetto, articolato e condiviso, di pastorale integrata”. Sono queste le indicazioni più importanti emerse oggi a Pesaro dall’intervento di mons. Marcello Semeraro, vescovo di Albano e presidente della Commissione episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi, che ha presentato nel pomeriggio gli Orientamenti pastorali per il decennio al convegno nazionale dei direttori degli Uffici catechistici diocesani. Mons. Semeraro ha sottolineato che negli Orientamenti c’è “un passaggio illuminante: esiste un nesso stretto tra educare e generare”; inoltre, “educare non è aggiungere dall’esterno, o travasare da uno spirito in un altro” ma “si tratta, piuttosto, fare nascere l’uomo dall’uomo, aiutare l’uomo a far venire fuori, a fare nascere la sua verità, la verità di se stesso, chi egli è”. In questo senso “l’incontro con Cristo, dunque, è davvero l’inizio e il fondamento di tutto ciò che segue, ciò che prestabilisce la validità di ogni successiva azione” e “all’educazione alla fede, una comunità ecclesiale deve anche necessariamente unire l’educazione della fede con tutti coloro che sono in cammino di maturazione”. Mons. Semeraro si è chiesto “come parlare di educazione senza parlare di educatori’, adulti per definizione?”. Per il vescovo c’è “bisogno di avere credenti adulti’, testimoni e maestri, che nella fede trovano il fondamento della propria vita e la chiamata a mettersi a servizio delle nuove generazioni”. Ma le figure educative “non possono essere senza un appropriato contesto, entro cui vivere e agire, cioè la vita della comunità cristiana, con i grandi gesti che la esprimono, la costruiscono e ne rimangono il grande canale comunicativo per la trasmissione della fede”. Per questo le parrocchie devono essere “case aperte alla speranza” e quindi mostrarsi come “comunità ospitali”, “attraenti” e “trasparenti”: “Se il Medioevo seppe creare la Biblia pauperum’ per la sua gente semplice e analfabeta ha affermato – oggi, per la nostra gente che, per ogni altro verso legge di tutto, occorre una nuova Biblia pauperum’. Potrà e saprà esserlo la vita delle nostre comunità?”.“Con un sincero mea culpa ha aggiunto – dobbiamo ammettere che l’applicazione dei testi ufficiali è stata, in buona parte, disattesa a livello locale e territoriale, nelle Regioni ecclesiastiche e nelle Diocesi”. Per mons. Semeraro qualsiasi esperienza pastorale con adulti “ha a che fare con l’identità, la capacità di accoglienza e di camminare insieme di una comunità concreta. Dobbiamo, perciò, domandarci se le nostre comunità sono disposte, prima ancora che preparate, ad aderire e fare proprie loro, con creatività e capacità di adattamento, le scelte pastorali maturate in questi anni e ri‐proposte dai vescovi italiani negli odierni Orientamenti pastorali”. Il vescovo ha quindi precisato che è necessario coinvolgere gli organismi di partecipazione, gli operatori pastorali, la comunità eucaristica domenicale e devono essere incoraggiati “itinerari formativi più adatti, sia per i nostri operatori pastorali, sia per il nostro clero”. Per quanto riguarda il progetto di “pastorale integrata”, è importante che “le scelte nel campo della catechesi degli adulti siano concepite entro un’azione originale, capace di assumere il volto della comunità inserita in uno specifico territorio”.Sir