Vita Chiesa

BENEDETTO XVI AL REGINA CAELI: CREDERE IN GESU’ SIGNIFICA SEGUIRLO NELLE AZIONI QUOTIDIANE

“Credere in Dio e credere in Gesù”. È il “duplice comandamento sulla fede” proposto dal Vangelo della quinta domenica di Pasqua, come ha spiegato, stamattina, Benedetto XVI, guidando la recita del Regina Cæli con i fedeli e i pellegrini convenuti in piazza San Pietro.Il Signore dice ai suoi discepoli: “Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me”. “Non sono due atti separati – ha chiarito il Papa -, ma un unico atto di fede, la piena adesione alla salvezza operata da Dio Padre mediante il suo Figlio Unigenito. Il Nuovo Testamento ha posto fine all’invisibilità del Padre. Dio ha mostrato il suo volto, come conferma la risposta di Gesù all’apostolo Filippo: ‘Chi ha visto me, ha visto il Padre’”. Il Figlio di Dio, con la sua incarnazione, morte e risurrezione, “ci ha liberati dalla schiavitù del peccato per donarci la libertà dei figli di Dio e ci ha fatto conoscere il volto di Dio che è amore: Dio si può vedere, è visibile in Cristo”. Santa Teresa d’Avila, ha ricordato il Pontefice, “scrive che ‘non dobbiamo allontanarci da ciò che costituisce tutto il nostro bene e il nostro rimedio, cioè dalla santissima umanità di nostro Signore Gesù Cristo’”. Quindi, ha evidenziato il Santo Padre, “solo credendo in Cristo, rimanendo uniti a Lui, i discepoli, tra i quali siamo anche noi, possono continuare la sua azione permanente nella storia: ‘In verità, in verità io vi dico – dice il Signore –: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio’”.“La fede in Gesù comporta seguirlo quotidianamente, nelle semplici azioni che compongono la nostra giornata”, ha detto Benedetto XVI, che ha aggiunto, richiamando il suo libro “Gesù di Nazareth II”: “È proprio del mistero di Dio agire in modo sommesso. Solo pian piano Egli costruisce nella grande storia dell’umanità la sua storia. Diventa uomo ma in modo da poter essere ignorato dai contemporanei, dalle forze autorevoli della storia. Patisce e muore e, come Risorto, vuole arrivare all’umanità soltanto attraverso la fede dei suoi ai quali si manifesta. Di continuo Egli bussa sommessamente alle porte dei nostri cuori e, se gli apriamo, lentamente ci rende capaci di ‘vedere’”. Poi ha continuato citando Sant’Agostino: “Era necessario che Gesù dicesse: ‘Io sono la via, la verità e la vita’, perché una volta conosciuta la via, restava da conoscere la meta”, e, ha precisato il Papa, “la meta è il Padre. Per i cristiani, per ciascuno di noi, dunque, la via al Padre è lasciarsi guidare da Gesù, dalla sua parola di verità, e accogliere il dono della sua vita”. Di qui l’invito a fare nostro quanto detto da San Bonaventura: “Apri dunque gli occhi, tendi l’orecchio spirituale, apri le tue labbra e disponi il tuo cuore, perché tu possa in tutte le creature vedere, ascoltare, lodare, amare, venerare, glorificare, onorare il tuo Dio”. “L’impegno di annunciare Gesù Cristo, ‘la via, la verità e la vita’, costituisce il compito principale della Chiesa. Invochiamo la Vergine Maria perché assista sempre i Pastori e quanti nei diversi ministeri annunciano il lieto messaggio di salvezza, affinché la Parola di Dio si diffonda e il numero dei discepoli si moltiplichi”.Dopo il Regina Cæli, il Pontefice si è unito “alla gioia della Chiesa in Portogallo, per la beatificazione di madre Maria Chiara di Gesù Bambino, avvenuta ieri a Lisbona; e a quella in Brasile, dove oggi, a Salvador Bahia, viene proclamata beata suor Dulce Lopes Pontes. Due donne consacrate, in Istituti posti entrambi sotto la protezione di Maria Immacolata”. In portoghese ha ricordato che suor Dulce Pontes Lopes “ha lasciato dietro una scia di carità prodigiosa al servizio degli ultimi, portando tutto il Brasile a fare la ‘madre dei poveri’”. Della beata Maria Chiara di Gesù Bambino, fondatrice della Congregazione delle Suore Francescane Ospedaliere dell’Immacolata Concezione, ha rammentato che ci ha insegnato a dare luce e calore alla moltitudine di poveri e dimenticati della società. Impegno per la pace. In inglese, il Santo Padre ha rivolto un salito in particolare ai partecipanti al corso di formazione alla leadership, offerto dalla Comunità di Sant’Egidio, cui ha assicurato la sua preghiera “per i loro sforzi per annunciare il Vangelo e servire i poveri e i bisognosi nei loro paesi d’origine”. “Anche in questi giorni la Convocazione internazionale ecumenica per la pace, organizzato dal Consiglio mondiale delle Chiese, si sta riunendo a Kingston, Giamaica – ha ricordato -. La convocazione è il culmine di un programma decennale di lotta contro ogni forma di violenza. Uniamoci nella preghiera per questa intenzione nobile, e impegniamo noi stessi per l’eliminazione della violenza nelle famiglie, nella società e nella comunità internazionale”. In polacco Benedetto XVI ha detto di unirsi “spiritualmente ai vescovi, al clero e ai fedeli che oggi ringraziano Dio per gli 850 anni dell’Arcicollegiata della Santissima Maria Vergine Regina e di Sant’Alessio a Tum presso Leczyca”.In italiano, dopo aver salutato i “numerosi cresimandi della diocesi di Genova, guidati dal card. Bagnasco”, ha rivolto “un pensiero” al “folto gruppo del Movimento per la vita”: “Mi congratulo con voi – ha dichiarato -, in particolare per l’impegno con cui aiutate le donne che affrontano gravidanze difficili, i fidanzati e i coniugi che desiderano una procreazione responsabile; così voi operate concretamente per la cultura della vita. Chiedo al Signore che, grazie anche al vostro contributo, il ‘sì alla vita’ sia motivo di unità in Italia e in ogni Paese del mondo”. Una benedizione, poi, per “i bambini accompagnati dall’Unitalsi, i quali superando i disagi della malattia si fanno testimoni di pace” e un incoraggiamento per “i malati e i volontari presenti in occasione della Settimana nazionale della sclerosi multipla”. Un saluto, infine, ai “membri dell’Istituzione Teresiana, nel centenario dell’Associazione”. (Sir)