(Macerata) Nell’approfondire i diversi aspetti critici che accompagnano la diffusione della nuova cultura digitale la Chiesa sta solo facendo quanto il Signore le ha chiesto: portare l’annuncio del Vangelo agli uomini del nostro tempo. È quanto ha affermato questo pomeriggio mons. Claudio Giuliodori, vescovo di Macerata – Tolentino – Recanti – Cingoli – Treia e presidente della Commissione episcopale per la Cultura e le comunicazioni sociali, aprendo il convegno nazionale Abitanti digitali. L’evento, in svolgimento proprio a Macerata fino a sabato, è organizzato dall’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali e dal Servizio informatico della Cei, ed è diretto in particolar modo ai direttori degli uffici diocesani per le comunicazioni sociali, ai responsabili informatici diocesani e ai web master diocesani; più di 250 gli iscritti al convegno. Mons. Giuliodori ha sottolineato che il convegno fa parte del cammino della Chiesa italiana per rilanciare e sviluppare, nel decennio dedicato all’educazione, una nuova intelligenza della fede e ha ricordato che nel decennio pastorale appena concluso e incentrato sul tema Comunicare il Vangelo in un modo che cambia, abbiamo vissuto una stagione molto intensa di studio, confronto, sperimentazioni e scelte pastorali. Tra le tappe più importanti di questo cammino, il prelato ha ricordato la pubblicazione del Direttorio Comunicazione e Missione, un documento di ampio respiro, una specie di bussola per l’evangelizzazione del mondo contemporaneo e i convegni Parabole mediatiche nel 2002, Testimoni digitali nel 2010. Oggi questo impegno prosegue ha affermato – nell’orizzonte dell’educazione su cui si orienta l’azione pastorale della Chiesa italiana per l’attuale decennio. Ci interroghiamo su come sia possibile da cristiani educare alla piena cittadinanza in questo nuovo mondo digitale, conservando le prerogative della dignità umana e sviluppando una più intensa esperienza spirituale. Per mons. Giuliodori il mondo dei media non ha cancellato le domande fondamentali, ma le ha rese, per molti versi, più acute e per questo la Chiesa, attenta a ciò che l’uomo vive, cerca di capire i cambiamenti in atto e di abitarli. Dunque, per i credenti, ci sono due compiti fondamentali: il primo è l’approfondimento di tutti gli aspetti antropologici, sociali e culturali che delineano il volto di questo nuovo ambiente e il secondo verificare in che modo la fede si cala in questo ambiente. Infatti non basta essere nel web o usare i nuovi strumenti di comunicazione digitali. Per il cristiano è fondamentale, anche in questo nuovo ambiente, verificare se e come cresce il rapporto con Dio e l’amore tra le persone e nella società.Secondo mons. Giuliodori la rete è oggi il nuovo areopago dove incontrarsi e confrontarsi ed è sulle nuove frontiere digitali che si gioca la capacità della Chiesa di essere un segno di contraddizione e di speranza, una porta aperta per far conoscere quella verità su Dio e sull’uomo che ci è stata donata da Gesù Cristo. Per la Chiesa italiana è davvero urgente conoscere e abitare in modo consapevole questo nuovo ambiente e alcune esperienze come quella degli animatori della comunicazione e della cultura lasciano ben sperare. Mons. Giuliori ha richiamato anche alla necessità di rendere sistematico, da parte di tutti e in tutte le realtà, un approccio al mondo dei media fatto con competenza e saggezza e per questo hanno una grande importanza le scuole, i corsi, gli incontri e l’elaborazione di strumenti per tutti coloro che vogliono imparare ad interagire positivamente con la nuova cultura digitale all’interno dei processi educativi. Sono cero ha concluso che queste giornate di convegno ci aiuteranno ad abitare meglio questo nuovo mondo digitale e ad avere un maggiore slancio per incarnare, anche in questa nuova realtà, la ricchezza e la bellezza della fede perché, come dice Benedetto XVI vogliamo contribuire a costruire un mondo in cui un di più di tecnologia significhi non meno ma più umanizzazione.Sir