“I ritmi e l’immaginario della società in cui viviamo ci espongono al rischio della frammentazione, del pluralismo portato all’estremizzazione del relativismo, in ogni ambito. La società è polverizzata negli individui, che in risposta a questa minaccia rispondono affannosamente cercando di ristabilire connessioni improvvisate, le quali però non soddisfano la domanda insopprimibile di senso, che ci conduce a un’unità originaria”. È contro questo rischio che l’Azione cattolica propone “la provocazione dell’unitarietà”. A ribadirlo è stato il presidente nazionale, Franco Miano, nella relazione tenuta alla XIV assemblea nazionale, che si è aperta oggi a Roma. “Da cristiani ha ribadito Miano vogliamo raccogliere questa sfida, vivendola anche, in certa maniera, come tentativo di resistenza alle logiche disumanizzanti della società postmoderna. In un’epoca senza padri, in una società che sembra non sapere più nemmeno cos’è la famiglia”, “noi ha sottolineato Miano ci proponiamo come un’associazione intergenerazionale. Una scelta che diviene importante in un momento in cui i rapporti tra generazioni sono talvolta inesistenti o inautentici, in cui scarseggia un dialogo profondo e la capacità di rapportarsi e confrontarsi in franchezza”. “È una scommessa, la nostra, che invita a ricercare l’unitarietà del tempo e dello spazio, quell’unitarietà che è diversa dall’uniformità”. “L’impegno educativo ha sempre rappresentato e continua a rappresentare un elemento caratterizzante per l’Azione cattolica”. Nella sua relazione alla XIV assemblea dell’Azione cattolica italiana (Ac) il presidente nazionale, Franco Miano, ha fatto cenno agli Orientamenti pastorali “Educare alla vita buona del Vangelo”, laddove definiscono l’Ac “scuola di formazione cristiana”. “Per noi ha sottolineato Miano l’impegno educativo è impegno di vita e non pura e semplice ricerca di tecniche nuove o di nuovi allettanti metodi”. Il tema dell’assemblea “Vivere la fede, amare la vita. L’impegno educativo dell’Ac” è stato scelto “perché avvertiamo sempre la necessità di vivere fino in fondo la nostra fede, quella fede che è capace di cambiare la vita coinvolgendosi pienamente in essa. Perché o la fede cambia la vita, o la fede genera nuova vita, o la fede ci spinge ad amare pienamente la vita, oppure è sterile”. In secondo luogo, ha aggiunto il presidente, oggi “è tempo di coerenza profonda tra fede e vita”. Ancora, “proprio il nesso indissolubile fede-vita ci spinge ad amare la vita sempre”, “dalla vita nascente alla vita che muore, dalla vita vissuta nelle grandi città del ricco Nord del mondo alla vita di ogni angolo dei tanti Sud della terra”. Infine, l’impegno educativo è un contributo affinché tanti “si appassionino sempre più alla vita buona del Vangelo”.“Siamo preoccupati per la tenuta morale del Paese”. L’allarme è stato lanciato dal presidente dell’Azione cattolica, Franco Miano, nella sua relazione alla XIV assemblea nazionale. “I messaggi che vengono lanciati in Italia e in Europa – alimentano il rancore tra Nord e Sud e indicano un deficit di idee e progetti trasversali a tutte le forze politiche”. Eppure, ha aggiunto, “girando l’Italia ho visto un Paese migliore di quello che i giornali ci descrivono: gente attenta, che s’indigna e propone, che ha voglia di partecipare. Ho visto laboratori, osservatori, centri culturali; ho notato tra i giovani una grande voglia di partecipazione. Ma la politica troppo spesso non è capace di valorizzare queste risorse, sembra anzi non volerlo, per la paura di perdere le posizioni acquisite e tradendo in tal maniera la sua missione”. “L’Ac ha precisato vuole riflettere su alcune questioni, che oggi sclerotizzano la scena politica e la riducono, in certa misura, a mera amministrazione del potere”: “la riforma della legge elettorale, il limite ai mandati parlamentari, la riforma dei partiti e il rapporto tra eletto ed elettore. Bisogna arrivare a un cambio di classe dirigente, per crearne una che porti novità e passione. E bisogna rimettere al centro il cittadino, con i suoi doveri e i suoi diritti, come afferma la Costituzione, che difendiamo con forza, perché abbiamo contribuito a scrivere”. (Sir)