Uno dei compiti più urgenti da intraprendere è quello di far sì che gli zingari, particolarmente vulnerabili, si considerino e siano accettati come membri a pieno titolo della famiglia umana. Per questo è necessario tutelare la dignità della popolazione zingara, rispettandone l’identità collettiva e incoraggiando le iniziative per il suo sviluppo e per la difesa dei diritti, senza dimenticare l’uguale importanza da attribuire all’osservanza dei relativi doveri. Così mons. Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, in un’anticipazione dell’intervento che terrà domani mattina sul tema Zingari: fratelli e sorelle in umanità durante l’incontro Dal Porrajmos all’integrazione a Grottaferrata (Roma). L’appuntamento, che si tiene in memoria dell’Olocausto dimenticato dei Rom e Sinti sotto il nazismo e il fascismo, rientra nell’ambito della prima edizione del Salone editoria dell’impegno. Una sana organizzazione politica prosegue mons. Vegliò – esige che quanto più gli individui sono indifesi in una società, tanto più necessitano dell’interessamento e della cura di tutti e, in particolare, dell’intervento dell’autorità pubblica. Ciò implica da parte degli Stati sottolinea il presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti – il dovere di promuovere forme di apertura che favoriscano l’inserimento positivo degli zingari, come le relazioni basate sul rispetto reciproco, il riconoscimento delle differenze di identità come punto di partenza per la pacifica convivenza sullo stesso territorio come cittadini, l’impegno di tutti a praticare, con piena onestà, le vigenti disposizioni normative. Alla base, secondo mons. Vegliò, vi sta l’apertura dell’intelligenza capace di cogliere il significato vero di accoglienza e di comunione, nel rispetto della legalità e della sicurezza. L’esperienza evidenzia il presule – ci insegna che per favorire il processo d’integrazione degli zingari nella società e nella Chiesa occorre affidarsi a persone cosiddette integranti’, capaci cioè di dialogo e di mediazione, in vista di costruire la reciproca fiducia. La Chiesa può offrire qui un prezioso contributo, individuando e inviando persone in grado di agevolare tale itinerario. Mons. Vegliò indica un altro aspetto importante: la formazione come fattore necessario per i processi di integrazione: L’educazione, la qualificazione professionale e l’acquisizione delle competenze sono requisiti indispensabili per una qualità di vita degna per gli zingari. (Sir)