L’uomo è il cammino della Chiesa. Tutta la nostra attenzione è quindi rivolta all’uomo in Europa, alla sua situazione personale, sociale e spirituale. E’ quanto scrive il card. Péter Erdő, Arcivescovo di Esztergom-Budapest ed attuale Presidente del Ccee, in un messaggio scritto per celebrare il 40° anniversario del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa istituito il 25 marzo 1975 come un frutto del Concilio Vaticano II e come risposta all’urgenza e alla difficoltà per i vescovi di tutta l’Europa di incontrarsi in modo regolare e libero. Il cardinale ripercorre la storia di questi 40 anni che hanno lasciato in eredità: 8 simposi, 6 incontri ecumenici, 3 assemblee ecumeniche, 2 fori cattolico-ortodossi; 40 assemblee plenarie.. In tutto scrive l’arcivescovo – centinaia e centinaia di incontri, documenti, comunicati, interviste riguardanti la testimonianza della Chiesa in Europa. Passando quindi in rassegna le sfide di oggi, il cardinale scrive: Pensiamo in particolare alle questioni legate alle migrazioni e ai problemi collegati al crollo demografico: alla famiglia, all’educazione e alla cultura del rispetto per la vita per difenderla in tutte le sue fasi, dal suo concepimento alla morte naturale. Solo la cultura dell’amore e della vita potranno garantire un futuro. Altra sfida a cui è chiamata oggi la Chiesa in Europa è quella di lavorare per delineare nella prassi un principio di sana laicità. Così scrive il card. Erdő: alcuni eventi recenti fanno pensare che non esiste ancora una forma consolidata di laicità capace di valorizzare veramente l’esperienza religiosa. Per questo motivo e per poter evitare che l’Europa diventi un ambiente sociale che non solo non rispetta ma attacca anche la fede ed impedisce la testimonianza dei cristiani, stiamo dando un sostegno all’Osservatorio sull’intolleranza e la discriminazione contro i cristiani in Europa. Siamo contenti con il passo fatto recentemente dalla Grande Camera della Corte europea dei diritti dell’uomo a Strasburgo circa l’esposizione del crocifisso. Questa decisione manifesta il rispetto per la realtà del popolo europeo e per la logica della sussidiarietà senza la quale difficilmente vi potrà essere una vera giustizia. Sappiamo ammette il cardinale – che non tutto quello che è uscito dall’Europa sia stato buono, siamo sicuri che la cultura europea è anche stata in molti casi una sorgente di benedizioni per tutto il mondo. Purtroppo sembra che oggi tanti di questi valori siano dimenticati e che l’Europa sia come il figlio prodigo che ha bisogno di conversione e per questo ogni generazione debba di nuovo scoprire i valori della nostra cultura. Le Chiese che sono in Europa contribuiscono con la fede e la testimonianza a rendere presente l’umanesimo cristiano. Lo scrive il card. Angelo Bagnasco in una riflessione diffusa oggi per il 40° anniversario del Consiglio delle Conferenze episcopali europee. Ai nostri giorni prosegue il presidente della conferenza episcopale italiana -, segnati dal relativismo sul piano teoretico e dal consumismo sul piano pratico, la fede cristiana è sfidata a dare ragione della sua plausibilità e della rispondenza alle domande profonde della gente. L’augurio del cardinale italiano è che il CCEE possa continuare nel solco tracciato in questi anni per approfondire sempre più il legame tra l’evangelizzazione e la cultura del nostro tempo, e per mostrare che il cristianesimo non è soltanto un dono da preservare ma è anche il compito che ci attende per reinterpretare il mondo in cui viviamo. La Chiesa in Europa ricorda Bagnasco non cessa di affermare i valori fondamentali della vita, del matrimonio fra un uomo e una donna, della famiglia, della libertà religiosa e educativa. Ed aggiunge: Senza un reale rispetto di questi valori primi che costituiscono l’etica della vita, è illusorio pensare ad un’etica sociale che vorrebbe promuovere l’uomo ma in realtà lo abbandona nei momenti di maggiore fragilità.Sir