La perfezione del cristiano è vivere come figli di Dio, compiendo la sua volontà. Lo ha detto, stamattina, Benedetto XVI, in occasione della recita dell’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in piazza San Pietro. “In questa settima domenica del Tempo ordinario ha dichiarato il Papa -, le letture bibliche ci parlano della volontà di Dio di rendere partecipi gli uomini della sua vita: Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo’ – si legge nel Libro del Levitico. Con queste parole, e i precetti che ne conseguono, il Signore invitava il popolo che si era scelto ad essere fedele all’alleanza con Lui camminando sulle sue vie e fondava la legislazione sociale sul comandamento amerai il tuo prossimo come te stesso'”. “Se ascoltiamo, poi, Gesù, nel quale Dio ha assunto un corpo mortale per farsi prossimo di ogni uomo e rivelare il suo amore infinito per noi ha aggiunto -, ritroviamo quella stessa chiamata, quello stesso audace obiettivo. Dice, infatti, il Signore: Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste'”. Ma, si è chiesto il Santo Padre, “chi potrebbe diventare perfetto? La nostra perfezione è vivere come figli di Dio compiendo concretamente la sua volontà. San Cipriano scriveva che alla paternità di Dio deve corrispondere un comportamento da figli di Dio, perché Dio sia glorificato e lodato dalla buona condotta dell’uomo'”.In che modo possiamo imitare Gesù? Egli ci invita ad amare i nemici e a pregare per quelli che ci perseguitano. “Chi accoglie il Signore nella propria vita e lo ama con tutto il cuore ha chiarito il Pontefice – è capace di un nuovo inizio. Riesce a compiere la volontà di Dio: realizzare una nuova forma di esistenza animata dall’amore e destinata all’eternità”. Se siamo “consapevoli” di essere tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in noi, e “la nostra vita ne viene profondamente plasmata”, allora “la nostra testimonianza diventa chiara, eloquente ed efficace. Un autore medievale ha scritto: Quando l’intero essere dell’uomo si è, per così dire, mescolato all’amore di Dio, allora lo splendore della sua anima si riflette anche nell’aspetto esteriore’, nella totalità della vita”. “Grande cosa è l’amore ha aggiunto facendo riferimento al libro dell’Imitazione di Cristo , un bene che rende leggera ogni cosa pesante e sopporta tranquillamente ogni cosa difficile. L’amore aspira a salire in alto, senza essere trattenuto da alcunché di terreno. Nasce da Dio e soltanto in Dio può trovare riposo”.Benedetto XVI ha ricordato anche che dopodomani, 22 febbraio, si celebrerà la festa della Cattedra di San Pietro: “A lui, primo degli Apostoli, Cristo ha affidato il compito di Maestro e di Pastore per la guida spirituale del Popolo di Dio, affinché esso possa innalzarsi fino al Cielo. Esorto, pertanto, tutti i Pastori ad assimilare quel nuovo stile di vita che è stato inaugurato dal Signore Gesù ed è stato fatto proprio dagli Apostoli'”, come si legge nella lettera di indizione dell’Anno sacerdotale.Nei saluti in varie lingue, in francese il Papa ha osservato: “Il Signore ci invita a porre risolutamente atti concreti di perdono: questo amore effettivo per il prossimo è in grado di cambiare l’ordine del mondo” rifiutando “la sua falsa saggezza e gli idoli che ci propone. Che lo Spirito Santo che abita in noi sia fonte di discernimento, di forza e generosità per rendere testimonianza alla verità del Vangelo nella vita quotidiana”. In inglese ha salutato in particolare i giovani cantanti della “Cardinal Vaughan Memorial School” di Londra. Il motto del cardinale “Amare et Servire”, ha affermato il Santo Padre, “è una bella espressione del modo di vivere cristiano. Noi siamo chiamati ad amare incondizionatamente, come oggi ci ricorda il Vangelo, e a metterci generosamente al servizio del prossimo”. In spagnolo il Pontefice ha evidenziato: “La liturgia oggi ci invita alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità, mediante il perdono dei nemici e la preghiera per i persecutori, fonte di riconciliazione duratura”. “Un messaggio ha sottolineato Benedetto XVI anche per il popolo colombiano, al quale desidero far arrivare la mia vicinanza e affetto in occasione delle diverse iniziative, che si stanno portando a termine per commemorare che, 25 anni fa, il mio venerato predecessore, il Papa Giovanni Paolo II, si mise in marcia con la pace di Cristo, per le strade della Colombia’. Che la Santa Vergine Maria, Madre del bell’Amore, accompagni gli sforzi che in quella amata nazione latinoamericana, e in altre parti del mondo, si realizzano per promuovere la fraternità e la concordia tra tutte le persone senza eccezione alcuna”. Rivolgendosi ai pellegrini polacchi, ha affermato: “Quando si soffre per il male, la persecuzione, l’ingiustizia, evitiamo la rivincita, la vendetta e l’odio, e preghiamo per i persecutori. Vinciamo il male col bene’. Affidiamo a Dio tutte queste avversità per raggiungere la libertà e la pace spirituale”. (Sir)