Quattro cantieri per la città di Milano: per studiare il buono che esiste, per intervenire su quello che non va, per lavorare sull’educazione e per combattere l’esclusione sociale. Si intitola Milano, una città da terreno buono il discorso alla città che il card. cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, ha pronunciato come da tradizione durante i primi vespri della solennità di Sant’Ambrogio. Parte dalla parabola del seminatore la riflessione odierna del card. Tettamanzi perché, come ha ricordato in un toccante passaggio sul suo predecessore Carlo Maria Martini, nient’altro che la Parola guida il cristiano nella disamina dei problemi della città. Solo chi coltiva la coerenza nell’ambito della propria esistenza può mettersi alla ricerca della verità e, ha aggiunto il cardinale, riflettendo sulla vita quotidiana, vogliamo interrogarci sulle condizioni che rendono possibile vivere in pienezza la nostra umanità e guardare insieme al futuro della Città. L’arcivescovo ha fatto anche un accenno ai tragici fatti di attualità di queste ore, in particolare alla tragedia di Brembate e al destino della piccola Yara, di fronte ai quali si resta profondamente addolorati, anzi sconcertati: Prego per le vittime di queste e di tutte le violenze, per i loro familiari. Prego inoltre perché non si sovrapponga genericamente a tutti gli immigrati la categoria della delinquenza. La fertilità della città, ha precisato il card. Tettamanzi, sta dove prevalgono il desiderio e l’impegno per meglio servire gli altri perché importante è la dedizione di tanti imprenditori che, nonostante la crisi, innovano, danno lavoro, costruiscono sviluppo, contribuiscono al benessere dell’intera Città. Inoltre, laboriosa e silenziosa ma preziosa è l’opera dei numerosi ricercatori che nelle nostre Università, negli Ospedali e Centri di ricerca affrontano e risolvono i problemi che gravano sulla vita umana mentre preziosissimi poi sono coloro che educano le nuove generazioni. Nel Discorso alla città del 2010 sono presenti tutti i temi cari al card. Tettamanzi, che ha chiesto agli amministratori di rigenerare il terreno fertile della città e sollecita un sostegno necessario alle famiglie che avrebbero bisogno di un vicinato attento e generoso, di una rete parentale per gestire lo svolgersi della vita quotidiana. Perché l’esperienza del Fondo famiglia lavoro dimostra che l’aiuto è efficace laddove l’intervento è responsabile, sinergico e rispettoso delle persone in quanto non sempre chi perde l’occupazione sente come primaria necessità il sostegno economico: a mancare, a volte, è il sostegno umano in un momento difficile. Ma è necessario anche il sostegno alle imprese, affinché non chiudano, spingerle a modernizzarsi, a fare sistema. E dunque è solo il lavoro che può far ripartire Milano: Sia preoccupazione condivisa rispettarlo, tutelarlo, promuoverlo. Il lavoro ha proseguito il card. Tettamanzi – è sempre stato la risorsa caratteristica della nostra Città. E proprio il lavoro può far ripartire e rivivere Milano, togliendola dalle secche in cui il suo autentico splendore si è offuscato. Anche per questo occorre che le istituzioni sostengano il volontariato: Cooperative e associazioni possono arrivare laddove il settore pubblico non riesce a intervenire per dare opportunità a chi da solo mai potrebbe affrontare un’esperienza lavorativa. Ma una minore distribuzione di finanziamenti pubblici, la distorsione di alcuni intelligenti strumenti quali il 5 x 1000, stanno penalizzando queste realtà di aiuto, fino a metterne a rischio l’esistenza. Queste difficoltà devono stimolare il terzo settore a divenire più impresa’ e sollecitare gli amministratori a prestare maggiore attenzione a realtà che, se dovessero venir meno, porterebbero alla paralisi i servizi sociali dei Comuni. Altra urgenza sono i giovani molti dei quali, ha sostenuto il cardinale, crescono senza costruire un serio progetto di vita, senza dare un senso all’esistenza in una situazione frutto di un clima culturale complessivo che pare voler rimuovere la questione della responsabilità e del significato dell’esistenza. Complice alle volte la difficoltà della famiglia, per la quale serve un piano adeguato di sostegno. Dalla disamina di questa situazione, dunque, la proposta dei 4 cantieri per costruire la coesione sociale: Un primo cantiere per studiare, evidenziare e condividere il segreto della Milano che funziona quella produttiva e generativa in ambito sia sociale che economico per monitorare i bisogni che presenta anche questa componente della Città. Il secondo cantiere, ha sottolineato il cardinale, dovrà essere a sostegno delle persone non autosufficienti per comprendere in rapidità i cambiamenti delle forme di povertà, per spingere il volontariato e il terzo settore ad adeguarsi ai bisogni guadagnando sempre più autonomia imprenditoriale. Ancora l’educazione al centro del terzo cantiere: Vorrei mettere a disposizione quanto recentemente ho promosso come presidente dell’Istituto Toniolo dell’Università Cattolica ha ribadito il card. Tettamanzi – periodiche analisi e riflessioni sulla percezione che i giovani hanno della Chiesa italiana e del suo rapporto con la società civile. Nel quarto cantiere, infine, occorrerà lavorare per combattere l’esclusione sociale.Sir