Vita Chiesa

BENEDETTO XVI: DARE NUOVA INCISIVITÀ AI DIALOGHI ECUMENICI

“Oggi alcuni pensano” che il cammino dei cristiani verso l’unità “specie in Occidente, abbia perso il suo slancio; si avverte, allora, l’urgenza di ravvivare l’interesse ecumenico e di dare una nuova incisività ai dialoghi”. E’ questa la principale indicazione data oggi da Benedetto XVI ai membri della plenaria del Pontificio Consiglio per la promozione dell’Unità dei cristiani che in questi gironi hanno riflettuto sul tema “Verso una nuova tappa del dialogo ecumenico” e che ieri hanno celebrato con un solenne atto commemorativo il 50° anniversario dell’istituzione del dicastero (5 giugno 1960). Il Papa ha manifestato tutta la sua “viva gratitudine” a quanti hanno lavorato per l’unità dei cristiani, a cominciare dai presidenti che si sono succeduti alla guida del dicastero vaticano: i cardinali Augustin Bea, Johannes Willebrands, Edward Idris Cassidy e Walter Kasper. “Nel corso di cinquant’anni – ha detto il Papa – è stata percorsa molta strada”. Il papa ha quindi ringraziato tutti coloro che “hanno contribuito a realizzare i dialoghi teologici e gli incontri ecumenici e quanti hanno pregato il Signore per il dono dell’unità visibile tra i cristiani”. Ed ha aggiunto: “si è acquisita una conoscenza più vera e una stima più grande con le Chiese e le Comunità ecclesiali, superando pregiudizi sedimentati dalla storia; si è cresciuti nel dialogo teologico, ma anche in quello della carità”. Il Papa ha passato in rassegna le “varie forme di collaborazione” per la difesa della vita, la salvaguardia del creato e “per combattere l’ingiustizia” nonché l’ “importante e fruttuosa” collaborazione messa in campo per “le traduzioni ecumeniche della Sacra Scrittura”. Ora l’indicazione di Benedetto XVI è di “tracciare un primo bilancio dei traguardi conseguiti nei dialoghi teologici con le principali Comunità ecclesiali dal Vaticano II”. “Si tratta – ha detto il Papa – di un prezioso lavoro” che consente di mettere “in evidenza sia le aree di convergenza, sia quelle in cui è necessario continuare ad approfondire la riflessione”. A questo proposito il Papa ha parlato di “sfide inedite” elencandole: “le nuove interpretazioni antropologiche ed etiche, la formazione ecumenica delle nuove generazioni, l’ulteriore frammentazione dello scenario ecumenico”. Ed ha detto: “È essenziale prendere coscienza di tali cambiamenti e individuare le vie per procedere in maniera efficace alla luce della volontà del Signore: “che siano tutti una sola cosa”. Il Papa ha quindi espresso il suo apprezzamento anche per lo stato del dialogo con le Chiese Ortodosse, con le quali – ha detto – “si è giunti a toccare un punto cruciale di confronto e di riflessione: il ruolo del Vescovo di Roma nella comunione della Chiesa”. Nel concludere il suo discorso il papa ha ricordato che il dialogo non “un impegno secondo categorie, per così dire, politiche, in cui entrano in gioco l’abilità di negoziare o la maggiore capacità di trovare compromessi”. Non si tratta pertanto di essere “buoni mediatori”, capaci di arrivare “ad accordi accettabili da tutti”. L’azione ecumenica richiede “ricerca convinta, appassionata e tenace”. E’ dono che “viene dall’alto”. Ma “questo – ha concluso Benedetto XVI – non deve far diminuire il nostro impegno, anzi, deve renderci sempre più attenti a cogliere i segni e i tempi del Signore, sapendo riconoscere con gratitudine quello che già ci unisce e lavorando perché si consolidi e cresca”.Sir