Il futuro della vita consacrata ha il nome della carità e la sollecitudine pastorale di san Carlo Borromeo. Lo ha sottolineato l’arcivescovo Joseph William Tobin, segretario della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, nell’omelia della messa celebrata ieri sera a conclusione della terza giornata dei lavori dell’assemblea nazionale della Conferenza italiana superiori maggiori (Cism) in corso fino a domani a Segrate (Milano?, nel 50° di fondazione. La Chiesa ha detto si attende dai religiosi un grande esempio di carità pastorale verso gli uomini di questo periodo storico. E richiamando la figura di Carlo Borromeo, di cui proprio ieri ricorreva la memoria liturgica, mons. Tobin ha ricordato che anche il consacrato è chiamato a donare tutta la propria esistenza per l’umanità che ha vicino, perché senza questa carità pastorale, la consacrazione, che ha compiuto nel giorno della professione dei voti, si riduce a un cercare di compiere carriera all’interno della Chiesa oppure a considerarla come un hobby da applicare solo quando vi è del tempo libero. Per questo è importante che gli istituti religiosi non cerchino soltanto la professionalità dei propri membri o strategia e programmi con cui voler determinare il proprio futuro, ma lasciare che Cristo abiti, con la sua carità, la vita di ogni comunità di vita consacrata. Al contributo dato dai religiosi alla costruzione della società italiana fanno riferimento, nei loro messaggi, Benedetto XVI e il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. In particolare, il Papa, attraverso il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, sottolinea la straordinaria rilevanza che la vita consacrata ha avuto nella Penisola, segnandone in profondità la storia e le tradizioni, così come lo spirito e il carattere. Partendo da questa consapevolezza, il presidente della Cism, don Alberto Lorenzelli, ha sottolineato che il compito dei religiosi è quello di narrare e testimoniare in modo semplice e popolarmente comprensibile, che è possibile conoscere, amare e sentire Dio e che questo è alla portata di tutti. Sulla stessa linea la riflessione proposta mercoledì sera dal nunzio apostolico in Italia, l’arcivescovo Giuseppe Bertello, secondo il quale il futuro della vita consacrata sta nello scoprire la radicalità del Vangelo e riproporla nella società odierna. Tuttavia, si è interrogato Enzo Bianchi, priore della comunità di Bose, saprà la vita consacrata, nel clima secolarista odierno, comunicare nuovamente al mondo la verità del Vangelo senza secolarizzarsi anch’essa?. Per superare questo rischio ha detto Bianchi è necessario che la vita religiosa viva una conversione continua e quotidiana.Sir